Mercoledì, il presidente Trump ha mostrato più coraggio e integrità di Bill Clinton, George W. Bush e Barack Obama, mettendo fine a ventidue anni di proroghe della decisione di trasferire l’ambasciata americana a Gerusalemme, dichiarando che gli Stati Uniti riconoscono Gerusalemme come capitale di Israele e annunciando che i preparativi per il trasferimento dell’ambasciata inizieranno seduta stante. E il mondo ha reagito con… islamofobia.
“Oggi”, ha dichiarato Trump, “finalmente riconosciamo l’ovvio: che Gerusalemme è la capitale di Israele. Questo non è altro che il riconoscimento della realtà. È anche la cosa giusta da fare. È qualcosa che deve essere fatto”. Ha aggiunto: “Questa decisione non intende in alcun modo riflettere un allontanamento dal nostro forte impegno per facilitare un accordo di pace duraturo. Vogliamo un accordo che sia un grande accordo per gli israeliani e i palestinesi. (…) Gli Stati Uniti rimangono impegnati fortemente per facilitare un accordo di pace che sia accettabile per entrambe le parti. Intendo fare tutto ciò che è in mio potere per aiutare a trovare tale accordo”.
Eppure, la reazione era prevedibile. Papa Francesco ha indirettamente condannato l’iniziativa, dicendo di voler rivolgere “un accorato appello affinché sia impegno di tutti rispettare lo status quo della città, in conformità con le pertinenti Risoluzioni delle Nazioni Unite”. Un portavoce della cancelliera tedesca Angela Merkel ha affermato: “Noi non appoggiamo il presidente Trump”. Il presidente francese Emmanuel Macron parla di decisione “deplorevole”. Secondo la premier britannica Theresa May, la decisione “non aiuta le prospettive di pace”.
Perché tutti questi leader, e anche molti altri, si sono schierati contro la decisione? Perché il presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas “ha avvertito delle pericolose conseguenze che una simile decisione potrebbe avere sul processo di pace e sulla sicurezza e stabilità della regione e del mondo”. E re Abdullah di Giordania ha affermato che tale passo “minerebbe gli sforzi volti a rilanciare il processo di pace”.
Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha esortato Trump a “non complicare la situazione nella regione”. Re Salman dell’Arabia Saudita ha puntualizzato la questione quando ha detto che la decisione “rappresenterebbe una flagrante provocazione per i musulmani in tutto il mondo”. Il vicepremier turco Bekir Bozdag ha avvertito su Twitter: “Dichiarare Gerusalemme capitale significa ignorare la storia e le verità nella regione, è una grande ingiustizia/crudeltà, miopia, stupidità/follia, significa far precipitare la regione e il mondo in uno scontro senza fine”.
Queste e altre minacce hanno indotto allo sgomento gente come la Merkel, Macron, la May e Papa Francesco. Essi temono che adesso che Trump ha dichiarato Gerusalemme capitale di Israele, i musulmani di tutto il mondo risponderanno sollevando disordini e uccidendo gente innocente. Questo è dopo tutto ciò che Abbas intende per “conseguenze pericolose” e Bozdag per “uno scontro senza fine”.
Ma è islamofobia! La Merkel, Macron, la May e Papa Francesco di fatto pensano che dobbiamo agire con grande cautela nei confronti dei musulmani, per paura che essi reagiscano con violenza alle minime “provocazioni” e che persone innocenti vengano uccise? Tutti e quattro fanno a gara per essere i primi a ribadire che l’Islam è una religione di pace e tolleranza. Quindi, come possono pensare che i musulmani non reagiranno all’annuncio di Trump in modo pacato ed equanime e con rinnovata determinazione a tornare a sedersi al tavolo dei negoziati?
Se fosse stato qualcun altro a ipotizzare che i musulmani insorgeranno e uccideranno in seguito all’annuncio di Trump, la May, la Merkel, Macron e il Pontefice sarebbero stati i primi a denunciarlo per “islamofobia”. Ma dal momento che sono loro i responsabili, dovrò farlo io. Pertanto, punterò il dito accusatore contro tutti e quattro e contro qualsiasi altro leader non musulmano che avverte oggi dell’imminente pericolo rappresentato da questa “provocazione”, e dico loro: state mostrando la vostra “islamofobia” e disattendendo i vostri principi.
Inoltre, state ammettendo, inavvertitamente, di conoscere la verità: che i numerosi incitamenti alla violenza e all’odio nel Corano e nella Sunnah tendono a indurre i musulmani a comportarsi in modo violento al minimo segnale o al trasferimento di un’ambasciata. Se per “islamofobia” si intende puntualizzare e opporsi, allora ogni persona sana di mente dovrebbe essere considerata “islamofoba”. È ciò che faccio nel mio nuovo libro Confessions of an Islamophobe (Confessioni di un islamofobo) in cui dimostro che chiunque si preoccupi per i diritti umani e le società libere dovrebbe essere considerato un “islamofobo”.
Traduzione in italiano di Angelita La Spada
Qui l’articolo originale in lingua inglese