La comodità dell’ISIS come unico riassunto, urtext, dell’Islam “degenerato” e in quanto tale non musulmano, non solo è rassicurante ma ha una precisa funzione. Fornire all’Islam l’alibi per non interrogarsi su se stesso e invece di farlo colpevolizzare l’occidente.
L’Isis offre del nemico un volto perfettamente identificabile e lo circoscrive come ogni identikit. Offre anche un magnifico finale anticipato. Una volta sconfitto, se sarà sconfitto, si potrà tornare finalmente a quello che l’Islam è, alla sua vera essenza, una religione pacifica, ai dialoghi interreligiosi, all’integrazione armoniosa, alla comunanza di vedute.
Questa patente falsità propagata ad usum delphini, serve molto bene l’interesse di chi non desidera minimamente affrontare la gravità del problema, ovvero identificare l’origine del terrorismo islamico, che non si trova in cause esterne e accidentali, ma dentro la stessa religione nel cui nome, nelle sue varie declinazioni, assai precedenti il sorgere dell’ISIS, esso colpisce da decenni l’occidente. Tralasciando qui il Medioriente, l’Asia e l’Africa dove non ha mai smesso di manifestarsi.
Nulla di nuovo. E’ il costante rifiuto di chiamare le cose con il proprio nome e avere chiaro nella mente il punto principale, che la causa fondante della violenza prodotta dall’integralismo islamico è il Corano stesso, in modo specifico la parte redatta a Medina. Cosa perfettamente evidente a un pensatore riformista come Mahmmoud Mohamed Taha , il quale ebbe il coraggio, pagato con la vita, di dichiarare che buona parte delle sure medinesi andassero rigettate in quanto del tutto incompatibili non solo con l’assetto del mondo contemporaneo, ma con la più fondamentale morale umana.
Mohamed Taha è solo uno dei non numerosi intellettuali musulmani i quali hanno saputo mettere il dito nella piaga, come ha recentemente fatto al Cairo, in un discorso emblematico, il presidente egiziano Al Sisi, davanti alla platea degli ulema riuniti ad ascoltarlo all’università di Al Azhar, il principale centro dottrinario dell’Islam sunnita.
Ciò nonostante la versione che prevale in occidente riguardo all’Islam è quella di una religione che, alla pari dell’altra grande religione mondiale, il cristianesimo, ha esercitato la violenza in nome di Dio, e dunque non ha da essere colpevolizzata per averlo fatto più di quanto possa o debba essere colpevolizzato quest’ultimo.
Questa equiparazione secondo la quale i propri panni sporchi non sarebbero più sporchi di quelli altrui è, non solo di una superficialità sconcertante, non tendendo conto delle profonde differenze tra Islam e cristianesimo riguardo alla natura prescrittiva della violenza all’interno del Corano e alla totale assenza di questa legittimazione nei Vangeli, ma disconosce completamente il fatto evidente che non esiste un integralismo cristiano che si esprime attraverso il terrorismo, come non esiste un pari fenomeno in nessuna altra religione.
Difronte a questa schiacciante evidenza, la maggioranza del mondo musulmano e una buona parte di quello occidentale, per discolpare l’Islam, hanno scelto di identificare le cause del terrorismo islamico in ragioni ad esso completamente estrinseche, tutte riconducibili a colpe occidentali. Questo meccanismo elementare di proiezione sull’altro delle proprie colpe e responsabilità, funziona da anni. L’islam, nella sua malafede può contare sulla narrazione proposta a sinistra secondo cui il terrorismo islamico sarebbe il prodotto del colonialismo, e dell’imperialismo, epifenomeni del principale responsabile di tutto il male mondiale, il capitalismo.
La lentissima decomposizione del cadavere del comunismo ha prodotto diversi parassiti tra i quali spiccano il terzomondismo, l’antiglobalismo, il palestinismo, l’antiamericanismo e l’antisionismo. Essi, in forme diverse, sono solidali nel proporre dell’Islam una visione romantica e abbellente, presentandolo al medesimo tempo come vittima della rapacità dell’uomo bianco.
La parallela mitizzazione dell’ISIS, la sua elevazione a male assoluto, infondo confezionato da quello stesso occidente che lo combatte, (senza la guerra voluta in Iraq dall’Amministrazione Bush, la formazione integralista non sarebbe sorta), serve perfettamente alla bisogna, colpevolizzare l’occidente discolpando l’Islam.
Il fatto che Al Baghdadi attinga al Corano e a una interpretazione rigorosamente purista in linea con il dettato salafita e wahabita, e dunque sia all’interno di una lunga tradizione, invece di essere visto come il motore della Weltanschaaung che lo ispira, viene propagandato come qualcosa di secondario se non del tutto estraneo rispetto alla finzione musulmana e di sinistra di un Islam pacifico e bonario che non è mai esistito.
Questa grande mistificazione consiste in una immane rimozione della realtà. Di realtà purtroppo sempre più si muore.