Israele e Medio Oriente

Perché la guerra a Gaza è differente?

L’attuale operazione israeliana a Gaza ha suscitato nelle capitali occidentali un’ondata di furia senza precedenti contro lo Stato ebraico. Manifestazioni di massa hanno portato centinaia di migliaia di persone nelle strade di Washington, Londra, Parigi e altrove. I residenti musulmani di queste città sono chiaramente in sovrannumero tra i manifestanti, ma non sono stati gli unici partecipanti.

Gli slogan ufficiali di queste proteste hanno teso a concentrarsi sull’appello per un cessate il fuoco immediato a Gaza. Molti degli striscioni e degli slogan esposti, tuttavia, hanno sostenuto inequivocabilmente Hamas, il movimento islamico che governa Gaza e che ha compiuto i massacri del 7 ottobre che hanno condotto alla guerra in corso.

L’ampiezza di queste proteste non ha precedenti. La stessa guerra di Gaza, tuttavia, e l’eccidio che l’ha preceduta, non sono né unici né privi di paralleli molto recenti. Ciò solleva una questione interessante sulle ragioni della particolare virulenza e furia attualmente rivolte contro lo sforzo bellico israeliano.

Il parallelo recente più vicino all’attuale guerra a Gaza, sia nei termini delle azioni che l’hanno scatenata sia per quanto riguarda il modo in cui viene condotta da un punto di vista militare, è la guerra della coalizione guidata dagli Stati Uniti contro lo Stato Islamico nel periodo 2014-2019. Questa guerra, infatti, esibiva una serie di episodi di combattimenti urbani che ricordano direttamente l’attuale azione intrapresa dalle forze di difesa israeliane nella Striscia di Gaza.

Mosul e Gaza

Appartengo al gruppo piuttosto ristretto di giornalisti che hanno seguito da vicino la guerra contro l’Isis e che sono attualmente impegnati a riferire sulla guerra a Gaza. Sia le somiglianze tra le guerre che l’enorme differenza nella loro percezione da parte occidentale sono sorprendenti.

Per quanto riguarda le azioni che hanno scatenato i conflitti, le somiglianze sono inequivocabili. In entrambi i casi, un movimento arabo dell’Islam politico sunnita ha dato vita nel Levante a una campagna di massacri contro una popolazione non araba e non musulmana: yazidi di lingua curda nel caso dell’Isis, ebrei israeliani in quello di Hamas.

Ma è possibile paragonare in modo proficuo la Start-Up Nation del 21° secolo, gli israeliani occidentalizzati, con le minoranze non arabe assediate e impoverite della Siria settentrionale? La risposta è si. La somiglianza non sta nel campo del loro sviluppo tecnologico, ma piuttosto nelle intenzioni dei loro nemici nei loro confronti.

Ciò è diventato evidente il 7 ottobre 2023. Quel giorno, per circa 12 ore, le ultramoderne strutture tecnologiche di difesa dello Stato di Israele hanno funzionato male e hanno cessato di funzionare. In quel periodo fortunatamente breve, c’era poca differenza tra il trattamento riservato alle comunità ebraiche israeliane del “bacino di Gaza” e quello riservato alle minoranze non arabe e non musulmane che hanno affrontato l’assalto dell’ISIS nella pianura di Ninive nell’estate del 2014.

Ero nella zona di Gaza l’8 ottobre 2023 e in Siria nell’agosto 2014. Il massacro omicida e indiscriminato che ha innescato le guerre dell’ISIS e di Hamas è di un’unica natura.

Quando si guarda alla risposta, ci sono anche chiari paralleli. La guerra per distruggere lo Stato Islamico ha richiesto la conquista di un’area molto più vasta di quella della Striscia di Gaza. Ma relativamente agli episodi di combattimento urbano intrinseci a questo obiettivo, le somiglianze sono sorprendenti.

L’attuale campagna israeliana a Gaza somiglia in particolar modo alla battaglia della coalizione contro l’ISIS nella città irachena di Mosul. Quest’ultimo era il più grande centro urbano controllato dai jihadisti dell’Isis. Per espiantarli ci sono voluti nove mesi di combattimenti. Il peso maggiore sul terreno è stato sostenuto dalle unità delle forze armate irachene con il supporto aereo statunitense cruciale per il loro successo finale.

I combattimenti a Mosul – che hanno comportato il lento accerchiamento da parte della fanteria convenzionale e delle forze corazzate di un nemico jihadista ben radicato – somigliavano molto a ciò che è accaduto a Gaza da quando è iniziata l’incursione di terra israeliana il 27 ottobre.

La proporzione dei morti

L’esame del tasso delle vittime civili e militari a Mosul e attualmente a Gaza indica ulteriori somiglianze. In entrambi i casi, le cifre devono essere trattate con un certo scetticismo.

Per quanto riguarda Mosul, le stime variano ampiamente. Le cifre relative al numero di combattenti dell’Isis uccisi vanno da 7.000 a 25.000. Per quanto riguarda il numero di civili uccisi, ancora una volta, la forbice è ampia. Al ribasso, l’Associated Press ha citato cifre che suggeriscono che a Mosul, nel corso dei combattimenti siano morti tra i 9.000 e gli 11.000 civili. Il servizio di intelligence curdo iracheno Asayish, nel frattempo, ha stimato che i morti tra i civili siano stati circa 40.000.

In termini di rapporto, ciò significa che le stime suggeriscono che ci sono stati da uno a quattro civili uccisi a Mosul per ogni combattente dell’Isis ucciso.

Per quanto riguarda Gaza, il Ministero della Sanità nella Striscia, controllato da Hamas, afferma che finora 20.000 abitanti di Gaza sono stati uccisi dall’incursione israeliana. Il “ministero” rubrica tutte le persone uccise come civili, chiede cioè agli osservatori di credere che nessun combattente di Hamas abbia perso la vita nei combattimenti.

Ron Ben-Yishai, corrispondente veterano di guerra israeliano (e ben lungi dall’essere un apologeta dell’attuale governo israeliano), ha citato questa settimana fonti militari israeliane che stimano che tra i 7.000 e i 9.000 combattenti di Hamas siano stati uccisi nei combattimenti.

Per quanto è attualmente possibile accertare, il rapporto tra morti civili e militari a Gaza sembra quindi sostanzialmente somigliare a quello di Mosul.

Quindi eventi dirompenti simili e campagne militari comparabili. Eppure la risposta in Occidente è stata nettamente diversa. Nessuno ha manifestato per i civili uccisi dai bombardamenti della coalizione durante la guerra dell’Isis (ho personalmente assistito a enormi fosse comuni nella città di Raqqa, scavate rapidamente dallo Stato islamico per seppellire le vittime di quel bombardamento). Non ci sono state folle infuriate nelle città occidentali che denunciavano il “genocidio”. La maggioranza in Occidente ha capito, piuttosto, che le azioni dello Stato Islamico e la sua ideologia rendevano necessario la sua rimozione dal potere, nonostante la morte di innocenti che ciò avrebbe comportato e l’indubbia bruttezza dell’azione.

Allora qual è la risposta? Perché questo netto contrasto? È difficile non concludere che il posto unico assegnato all’ebreo in parti della cultura e della coscienza politica sia islamica che occidentale sia in qualche modo alla radice della causa. Forse si può trovare qualche spiegazione più piacevole. La discrepanza, in ogni caso, è evidente ed enorme.

https://www.meforum.org/65400/why-is-the-gaza-war-different

Traduzione di Niram Ferretti

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