Nell’Occidente che ha ormai ripudiato come un relitto del passato il mestiere delle armi, ogni guerra appare come un affronto stesso alle magnifiche sorti e progressive, ma, più di tutte le guerre che non hanno mai smesso di insanguinare il mondo, con attenzione alterna o oblio totale da parte dei media, sono le guerre che combatte Israele, le più esecrate. Ovvero sono le guerre degli ebrei, quelle che gli ebrei combattono dopo essere stati aggrediti, stuprati, uccisi, massacrati.
Nel suo seminale, Making David into Goliath, How the world turned against Israel, Joshua Muravick scrive: “Le sette settimane di guerra tra Israele e Hamas nell’estate del 2014 generarono il maggiore rigurgito di antisemitismo dalla caduta del nazismo…ironicamente, poco di esso si manifestò nel mondo arabo…Ma in Europa e qui è là in America Latina, in Africa e anche negli Stati Uniti e in Canada, episodi di attacchi e di violenza nei confronti degli ebrei si susseguirono uno dopo l’altro”.
Nove anni dopo, e con una guerra, sempre contro Hamas, entrata nel suo quinto mese, (la più lunga intrapresa da Israele dopo quella del ’48-’49), il rigurgito di antisemitismo è aumentato esponenzialmente insieme a una criminalizzazione dello Stato ebraico che ha raggiunto il culmine di condurlo davanti a un tribunale con l’accusa di genocidio. Libello del sangue aggiornato. Al posto delle azzime impanate con il sangue dei bambini cristiani, c’è Israele assetato di quello dei civili arabi.
La guerra di Israele a Gaza è stata trasformata dalla propaganda nella più mostruosa guerra mai combattuta negli ultimi decenni, e la propaganda ha avuto gioco facile nel contesto di un clima culturale in virtù del quale non importa se si è aggressori o aggrediti in un conflitto armato su larga scala, poiché esso è da condannare a priori in quanto tale: non possono esistere guerre giuste, le guerre sono tutte intrinsecamente da aborrire. Non è solo pacifismo, sarebbe troppo riduttivo, troppo semplice, ma la convinzione radicata che la Storia, che l’Occidente ritiene di incarnare, sia avviata verso un avvenire in cui le uccisioni di massa per ragioni religiose, politiche, ideologiche sono destinate a scomparire. Che le guerre fuori dall’Europa e dagli Stati Uniti non abbiano mai smesso di essere combattute è irrilevante, resta ferma l’idea che prima o dopo, sotto l’esempio occidentale, cesseranno anche lì.
La guerra scatenata dalla Russia in Ucraina due anni fa, ha infranto il mito. Forse si è coltivata una illusione eccessiva dopo ormai quasi ottanta anni di relativa pace occidentale. Putin ha rimesso tutti in riga, ha costretto a prendere coscienza che il disarmo, lo spopolamento degli eserciti, non è la politica europea migliore, soprattutto se un domani prossimo si dovesse chiudere l’ombrello protettivo americano.
La guerra in Ucraina è passata mediaticamente in secondo piano al momento, l’attenzione si è concentrata quasi esclusivamente su quanto accade a Gaza, sul numero dei civili morti, sugli sfollati, sulla catastrofe umanitaria, tutte conseguenze inesorabili, inevitabili, di ogni guerra, nessuna esclusa, anche se questa sembra essere la prima combattuta. La prima in cui, queste conseguenze sono capitate.
Si sono dimenticati facilmente i più di trecentomila civili morti nella guerra in Siria, per la cui morte nessuno ha mai usato il termine genocidio o i quarantamila civili morti, secondo i Servizi curdi, a Mosul nel 2017, per i quali, anche in quel caso, nessuno usò il termine.
La guerra che Israele combatte a Gaza, dopo il più grave attentato perpetrato sul proprio territorio dalla sua nascita, è la madre di tutte le guerre, è l’Apocalisse, è l’orrore che nessuno ha mai visto prima e nessuno vedrà più in futuro. È rappresaglia, è vendetta, è la logica di Lamech,http://www.linformale.eu/la-logica-di-lamech/ è la notte della civiltà, è l’iperbole assoluta. È l’Occidente che dice, cessate il fuoco, non importa se Hamas non verrà sconfitto, importa solo che si smetta di combattere, che si ponga fine a ciò che le guerre hanno sempre causato, vittime civili. Qui, soprattutto qui, deve smettere, perché? Perché è Israele che combatte.