Editoriali

Pazza idea

Ultimo ma non ultimo, ora è il turno di Daniel Hagari, portavoce dell’IDF, nell’informarci che “Hamas è un’idea. Coloro che pensano che si possa fare sparire si sbagliano”.

Si tratta di un refrain che ascoltiamo da quando Israele ha iniziato la sua operazione militare a Gaza otto mesi fa.

Immaginiamoci se, dopo l’11 settembre, il comando militare americano avesse affermato che “Al Qaeda è un’idea, chiunque pensi di farla sparire si sbaglia”, oppure si fosse sentito dire la stessa cosa a proposito dell’ISIS.

Effettivamente Hagari dice una cosa giusta, dice l’ovvio, Hamas è una idea, rappresenta una ideologia, rappresenta cioè una delle incarnazioni dell’estremismo islamico, che ne possiede molteplici, così come l’Idra mitologica ha molte teste, ma il problema è che l’obiettivo che Israele si è dato a Gaza non è quello di fare sparire un’idea dalla faccia della terra, così come non era questo l’obiettivo degli Stati Uniti nei confronti dell’organizzazione criminale creata da Osama Bin Laden o quella creata da Abu Bakr al-Baghdadi, ma più modestamente, anche se è assai impegnativo farlo,  quello di terminare la sua operatività militare e politica all’interno della Striscia, poi l’idea, come tutte le idee, essendo di natura immateriale, potrà continuare a esistere.

L’ufficio di Benjamin Netanyahu è dunque intervenuto, a seguito della dichiarazione di Hagari, per rimarcarlo, ovvero, che Israele non si è mai proposto di sradicare ideologicamente Hamas.

Sarebbe tuttavia da ingenui pensare che la dichiarazione di Hagari sia quella di uno sprovveduto, non lo è, essa è da considerarsi come parte di una precisa posizione politica che è quella della Casa Bianca e che nel defunto gabinetto di guerra aveva i suoi portavoce in due ex militari diventati uomini politici, Benny Gantz e Gadi Eisenkot, ovvero la seguente: che Hamas non possa essere (o non debba essere) sconfitto e che sia necessario trovare con un Hamas depotenziato una qualche forma di convivenza, dando soprattutto la priorità alla liberazione degli ostaggi rimanenti.

Non è un caso se in questi ultimi giorni, dopo l’uscita di Gantz dal gabinetto di guerra, le manifestazioni per il rilascio degli ostaggi si siano intensificate corredate dalla richiesta di tornare alle urne.

Non è, altresì un mistero per nessuno, che all’interno del comparto militare non siano in pochi ad appoggiare la posizione di Gantz e Eisenkot della quale Hagari si è fatto solerte portavoce.

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