In Pakistan, tre ragazze cristiane che hanno rifiutato le avances di alcuni giovani musulmani facoltosi, sono state di recente molestate e straziate da questi ultimi. Una delle ragazze è morta.
Wilson Chowdhry, presidente dell’Associazione dei pakistani cristiani in Gran Bretagna (BPCA) e attivista per i diritti umani, che ha dato notizia dell’episodio, ha riportato che uno degli uomini aveva detto: “Le ragazze cristiane sono esclusivamente destinate al piacere [sessuale] degli uomini musulmani”.
L’episodio è avvenuto il 13 gennaio a Lahore. Le tre ragazze – di 17, 18 e 20 anni – stavano tornando a piedi a casa dopo una dura giornata di lavoro. Quattro giovani musulmani a bordo di un veicolo hanno seguito le ragazze, le hanno abbordate e molestate, urlando volgarità e usando un linguaggio allusivo a sfondo sessuale, dicendo loro di salire in macchina “per fare un giretto e divertirsi un po’“.
Le poverette hanno declinato “l’invito” affermando di essere “cristiane devote e di non fare sesso prima del matrimonio“.
“Questo ha causato un repentino cambiamento nel comportamento dei quattro giovani che sono diventati più aggressivi e hanno cominciato a intimare alle ragazze di salire sull’auto altrimenti le avrebbero costrette a farlo. Terrorizzate dalla situazione sempre più pericolosa, le poverette sono state prese dal panico. Questo ha fatto infuriare ulteriormente i giovani musulmani, uno dei quali ha urlato loro: “Come osate scappare da noi, le ragazze cristiane sono destinate esclusivamente a una cosa: al piacere degli uomini musulmani.”
I quattro hanno poi inseguito le loro vittime e le hanno travolte con l’auto. Due delle ragazze sono cadute a terra: una si è rotta l’anca e l’altra le costole. La più giovane, la 17enne Kiran Masih, è stata sobbalzata in aria ed è finita sul parabrezza del veicolo in corsa, mentre i musulmani ridendo acceleravano. Quando il conducente ha frenato bruscamente, Kiran è stata catapultata in aria, schiantandosi al suolo, con la testa e le ossa fracassate. Dopo pochi minuti, la ragazza era morta.
Come al solito, pare che la polizia pakistana stia “facendo poco per arrestare i quattro giovani e presumibilmente sta ritardando le indagini”, ha detto Chowdhry:
“In ogni altra nazione [che non sia il Pakistan] i colpevoli sarebbero arrestati, incolpati di omicidio e condannati a un lungo periodo di reclusione. (…) La violenza contro i cristiani è raramente oggetto di indagini ed è molto improbabile che venga punita penalmente. (…) Le donne in Pakistan hanno un basso status sociale, ma nessuno lo ha più delle donne cristiane che sono in preda al terrore, soprattutto dopo aggressioni del genere. La ONG ‘Movimento di Solidarietà e Pace’ afferma che ogni anno, in Pakistan, circa 700 donne cristiane vengono rapite, violentate e costrette a convertirsi e a contrarre matrimonio islamico – la cifra è di quasi due al giorno e il mondo sta a guardare senza fare nulla”.
Episodi del genere – come anche la pretesa che un uomo musulmano abbia il diritto di violentare le donne cristiane e le altre “infedeli” – sono comuni in Pakistan.
Uno stupratore musulmano, mentre aggrediva in Pakistan una bambina cristiana di 9 anni, le disse di “non preoccuparsi perché aveva fatto la stessa cosa ad altre ragazzine cristiane”.
Gli abitanti del luogo, hanno così commentato le sue parole: “È vergognoso. Episodi del genere si verificano spesso. Le ragazzine cristiane vengono considerate merci da danneggiare a piacimento. Abusare di loro è un diritto. Secondo la mentalità della comunità non è affatto un reato. I musulmani le considerano bottino di guerra”.
Il concetto islamico di “bottino” è ben spiegato da una delle maggiori autorità mondiali in materia di diritto islamico, lo scomparso Majid Khadduri, in War and Peace in the Law of Islam(Guerra e Pace nella Legge dell’Islam):
“Il termine bottino (ghanima) si applica specificatamente ai beni presi con forza ai non musulmani. Esso comprende, non solo i beni (mobili e immobili) ma anche le persone, sia in veste di asra (prigionieri di guerra) o sabi (donne e bambini). (…) Se lo schiavo fosse una donna, il padrone sarebbe autorizzato ad avere con lei una relazione sessuale, come concubina.
Anche nei paesi occidentali, i musulmani del Pakistan credono di avere il diritto di violentare e aggredire sessualmente le donne “infedeli” – o perfino le donne musulmane se escono la sera da sole o non indossano il velo. Ovviamente, anche una donna con il velo potrebbe subire un’aggressione, ma poi lo stupro sarebbe identico a quello perpetrato da uno stupratore non musulmano, che vuole qualcosa e se la prende. Ma se la vittima è una musulmana che se ne va in giro da sola, allora l’aggressore può giustificare la violenza come un suo “diritto”, poiché la donna si è comportata come un’infedele, e quindi ha avuto quello che si meritava. Il sottoscritto non è a conoscenza di episodi in cui un uomo musulmano ha preso di mira una donna islamica perché pensava che fosse un suo “diritto”.
In Gran Bretagna, nel 2012, nove uomini musulmani – di cui otto pakistani – furono condannati per stupro e sfruttamento sessuale di minori. E proprio come si fa in Pakistan con le ragazzine cristiane e le altre “infedeli”, gli uomini “dicevano alle loro vittime che era normale che facessero sesso con decine di uomini ‘perché’ è quanto avviene nel nostro paese”.
Oggi, con una presenza sempre maggiore di musulmani in Occidente, quello che essi fanno alle donne “infedeli” nei loro paesi di adozione si avvicina sempre più a ciò che essi fanno alle donne “infedeli” nei loro paesi d’origine, come hanno di recente scoperto le donne di Colonia e di altre città.
Articolo di Raymond Ibrahim per il Gatestone Institute, tradotto da Angelita La Spada