Sono recentemente usciti sulla piattaforma Netflix due film di sicuro interesse per i lettori de L’Informale: “Operation finale”, basato sulla cattura del criminale di guerra nazista Adolf Eichmann, e “L’Angelo”, che invece ricostruisce la storia di Ashraf Marwan, il genero dell’ex presidente egiziano Nasser diventato (forse) una spia del Mossad.
Se il primo narra di fatti realmente accaduti e accertati, il secondo è senza dubbio maggiormente romanzato, anche perché per quanto sia vero che fosse insistentemente circolata negli anni la voce di una misteriosa “spia egiziana” che avrebbe avvertito Israele dell’imminente attacco poi concretizzatosi nella guerra dello Yom Kippur del 1973, non si è mai saputo con certezza se questa spia fosse effettivamente Ashraf Marwan. A dare questa versione per primo è stato lo storico Ahron Bregman, che ha sempre sostenuto di aver “smascherato” Marwan per poi diventare suo amico.
La presunta copertura saltata non ha però portato bene a Marwan, morto in circostanze misteriose in seguito ad una mai chiarita caduta dal balcone della sua abitazione di Londra nel 2007, quando ormai era solo un ricco londinese di origini egiziane che non aveva più nulla a che fare con Israele e il Medio Oriente.
Solo quest’anno Bregman ha deciso di mettere tutto nero su bianco in un libro scritto di suo pugno e intitolato “La spia che cadde sulla terra”. Libro che, per l’appunto, ha ispirato il film “L’Angelo”.
Non si sa con certezza se la ricostruzione del politologo israeliano ricalchi puntualmente la verità storica, ma c’è un episodio in particolare che ha fatto drizzare le antenne di Bregman: l’arresto a Roma di cinque terroristi palestinesi il 5 ottobre 1973, poco prima dello scoppio della guerra dello Yom Kippur, che ha impedito agli stessi di portare a termine un attentato pianificato contro un aereo della compagnia di bandiera israeliana El Al in partenza da Fiumicino. Le autorità italiane avrebbero sventato la strage perché informate dal Mossad. Come? Il resto lo vedrete nel film.
Nessun dubbio, invece, sulla veridicità storica di “Operation finale”, che racconta la cattura di Adolf Eichmann da parte del Mossad. Il gerarca nazista, sfuggito al processo di Norimberga, si era rifugiato in Argentina e sotto falsa identità continuava a propagandare le sue idee e le sue teorie antisemite. E’ stato catturato grazie ad una brillante e rischiosa operazione, per poi essere (non senza peripezie) caricato su un aereo e portato in Israele per essere processato. Un film di sicuro impatto che si sofferma molto sulla psicologia dei personaggi.
Da vedere entrambi, per tutti gli abbonati a Netflix (i non abbonati possono sempre approfittare del mese di prova gratuito).