Non ci sarà una pietra di inciampo dedicata ad Alberto Di Segni. Figlio di Samuele Di Segni e Perla Sciunnach, nato a Viterbo il 28 maggio 1913, era stato arrestato a Roma e deportato nel campo di sterminio di Sachsenhausen, da dove non è mai tornato, essendo stato ucciso dai nazisti il 1 gennaio 1945.
Il nome di Alberto Di Segni però non sarà su una di quelle lastre d’ottone con il nome del deportato, l’anno e la data di nascita, il luogo di deportazione e la data di morte: le “pietre d’inciampo”, o Stolpersteine, posate davanti alle abitazioni dei deportati per ricordare gli orrori della Shoah, nate da un’idea del tedesco Gunter Demnig.
Come da tradizione, è l’artista in persona a posare le Stolpersteine per commemorare i deportati nei campi di sterminio nazisti. Gunter Demnig quindi effettua periodici viaggi, anche in Italia, proprio con questo scopo, avvisando le autorità dell’arrivo al fine di essere ricevuto.
In via del Porto Fluviale 35 nel quartiere Garbatella, alle ore 12, però, non c’era nessuno a ricevere l’artista tedesco. Le autorità dell’ottavo municipio non si sono presentate all’appuntamento. O meglio, non hanno neppure aperto la lettera ricevuta, con l’avviso dell’arrivo di Demnig.
A spiegarlo è stato il presidente dell’Ottavo Municipio, il grillino Paolo Pace in persona, che candidamente si è giustificato con Gunter Demnig e i curatori di Arte e Memoria con un semplice: “La vostra lettera? È qui, ma non l’abbiamo neanche aperta. Capita, con tutto quello che abbiamo da fare…”.
In effetti, la predisposizione di una cerimonia per la posa di una pietra d’inciampo in ricordo di un deportato non rientra tra le priorità di un presidente di Municipio, che evidentemente ritiene di aver “altre cose da fare”.
Che ne sarà quindi della pietra d’inciampo dedicata ad Alberto Di Segni?
Paolo Pace ha promesso che “ce ne occuperemo nei prossimo giorni”, peccato ci sia un problema: Gunter Demnig è rimasto a Roma 48 ore, il tempo di posare altre 24 pietre di inciampo e poi ripartire. Per altri impegni, sicuramente più importanti di quelli della presidenza dell’ottavo municipio romano: l’artista tedesco ha infatti già posato 60.000 pietre d’inciampo in tutta Europa.
Per quella dedicata ad Alberto Di Segni bisognerà aspettare, a causa della “distrazione”, in realtà vera e propria sciatteria e mancanza di rispetto, della presidenza dell’ottavo Municipio.
Niente pietra d’inciampo per Alberto Di Segni, ignorato dal presidente di Municipio
Di
Postato il