La storia spesso si fa con gesti perentori e decisi che incidono nel reale come colpi di scalpello contro un blocco resistente indispensabili per dargli forma. Così, l’Amministrazione Trump, ha deciso finalmente di dare il secondo e deciso colpo di scalpello al blocco monolitico dell’UNRWA, l’Agenzia per i Rifugiati Palestinesi creata nel 1948 e che da allora è diventata una solerte macchina per la perpetuazione dei medesimi.
Nel 1950 l’UNRWA stimava ci fossero 625,000 rifugiati, oggi sono diventati 5.3 milioni. Una crescita esponenziale senza precedenti. Nessun altro popolo ha goduto di una simile moltiplicazione. Secondo una stima del Middle East Forum, gli attuali rifugiati superstiti della guerra del 1948-49 sarebbero non più di 20,000. Nessuno di loro viveva in Giudea e Samaria, nessuno di loro viveva a Gaza.
Come ha scritto Gregg Roman, direttore del Think Tank di Philadelphia, “Ciò significa che oltre il 99% di coloro i quali vengono riconosciuti come rifugiati dall’UNRWA non corrispondono alla definizione di rifugiati conferita dagli Stati Uniti”. E infatti è così. Si tratta dunque di una colossale truffa. Come e peggio di quella dei falsi invalidi o dei morti che continuano a percepire le pensioni. Una truffa nota da decenni ma lasciata correre e finanziata abbondantemente dagli Stati Uniti stessi, il maggiore donatore dell’organizzazione, con 355 milioni di dollari versati nel 2016.
La decisione dell’Amministrazione Trump di non provvedere più a fornire alcun finanziamento all’UNRWA ma di dirottare i soldi in iniziative specifiche da valutare di volta in volta è un altro segno della determinazione degli Stati Uniti nel volere fare piazza pulita di finzioni, ipocrisie, moduli sclerotizzati.
Si è cominciato il 6 dicembre dell’anno scorso con la dichiarazione di Gerusalemme capitale dello Stato ebraico e il conseguente spostamento dell’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, azione che secondo numerosi sedicenti “esperti” avrebbe infiammato il Medioriente, si e poi continuato con il Taylor Force Act, la legge che prende il nome dell’ex soldato americano assassinato da un terrorista palestinese sul lungomare di Giaffa l’8 marzo 2016, la quale taglia i fondi americani all’Autorità Palestinese utilizzati per premiare i terroristi e le loro famiglie, si è andati avanti con un primo taglio all’UNRWA di 60 milioni di dollari e si continua ora con la decisione di terminare il finanziamento completamente.
Tutto ciò fa parte di una chiara linea d’azione che ha in Donald Trump il suo dominus ma che non può certo essere dissociata dall’influenza, più che di Jared Kushner, di John R. Bolton, il Consigliere per la Sicurezza Nazionale che ha assunto il ruolo del più morbido Generale McMaster. Bolton è da anni un sostenitore della chiusura dell’UNRWA. Già ex ambasciatore all’ONU, di cui conosce perfettamente i meccanismi e i doppifondi, sotto l’Amministrazione di George W. Bush, ha dichiarato recentemente, “E’ del tutto anomalo, per usare un eufemismo, dire che lo status di rifugiato sia ereditabile. E’ qualcosa che non si è mai visto prima d’ora. Ritengo che l’UNRWA debba essere abolita e le sue legittime funzioni trasferite all’Alto Commissariato per i Rifugiati, l’’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di tutti gli altri rifugiati”.
Nulla di più sensato. L’UNRWA, in quanto tale, non ha alcuna ragione di esistere se non quella di perpetuare indefinitamente lo status di rifugiati degli arabi-palestinesi creando una potente arma demografica a esclusivo danno di Israele, che si dissolverebbe immediatamente come Stato a maggioranza ebraica se venisse concesso il diritto a 5 milioni di falsi rifugiati di entrare nel paese. Esattamente lo scopo per il quale sono stati perpetuati ed estesi smisuratamente fino ad oggi. Trump avrebbe già chiesto ad Abdallah di Giordania di naturalizzare i rifugiati palestinesi che si trovano sul suo territorio.
L’ulteriore auspicabile passo dell’Amministrazione sarebbe ora esattamente quello di smascherare il finto status di rifugiato che l’UNRWA ha fraudolentemente applicato a una moltitudine di arabi, per conferirlo unicamente ai superstiti della guerra del 1948-49. Un’altra necessaria tappa verso la chiarezza.