Editoriali

L’unica carta che possiede Hamas

L’unica carta che Hamas può veramente giocare a proprio vantaggio nella guerra ancora in corso a Gaza è quella degli ostaggi. Le altre carte giocate, dall’appoggio dell’ONU, a quello del Sud Africa, che ha condotto Israele alla sbarra davanti al tribunale dell’Aja, a quella della sapiente sobillazione delle piazze, ai numerosi fiancheggiatori di cui gode a livello accademico, politico, mediatico, non hanno impedito a Israele di proseguire le operazioni militari a Gaza e di continuare a perseguire il principale obiettivo di questa guerra, la disarticolazione della struttura militare e politica di Hamas all’interno della Striscia.

Al di là della demonizzazione di Israele, sempre attiva ogni volta che lo Stato ebraico agisce militarmente per difendersi dagli attacchi subiti, Hamas e i suoi molti amici e simpatizzanti non sono riusciti a ottenere il risultato agognato, il cessate il fuoco, la fine delle operazioni militari a Gaza, iniziate, è bene ricordarlo sempre, a seguito dell’eccidio perpetrato da Hamas il 7 ottobre scorso.

Secondo le stime dell’IDF dei circa trenta, quarantamila operativi di Hamas, più di diciassette mila sono stati eliminati, mentre la distruzione della rete sotterranea dei tunnel prosegue a ritmo serrato, (solo a Rafah ne sono stati distrutti 150). La capacità di Hamas di lanciare razzi su Israele è stata sostanzialmente neutralizzata, mentre il quadro dirigente dell’organizzazione è stato progressivamente eliminato.

Dunque, per impedire che Israele prosegua la sua offensiva e raggiunga l’obiettivo prefissato, Hamas può solo sperare in un cedimento relativo agli ostaggi rimasti, 97 ancora in vita, dopo l’assassinio di sei ostaggi i cui cadaveri sono stati scoperi ieri dall’IDF all’interno di un tunnel. Chi può offrire a Hamas supporto sono, duole dirlo, le famiglie degli ostaggi che perorano un accordo a tutti i costi per il ritorno a casa dei loro congiunti e che accusano non Hamas di intransigenza e di disumanità, ma Benjamin Netanyahu.

Per loro e per chi, con assoluta evidenza li strumentalizza ad uso politico per colpire il governo in carica, il problema è costituito da chi ha come primo compito quello di salvaguardare la sicurezza dello Stato e di non consentire a Hamas di ottenere alcun vantaggio che possa compromettere l’esito dell’operazione miltare. Per questo, Netanyahu, ha ribadito con fermezza che Israele non rinuncerà al controllo del corridoio Filadelfia ai confini con l’Egitto.

Il corridoio Filadelfia rappresenta la principale arteria di alimentazione per la sopravvivenza militare di Hamas grazie al contrabbando di armi reso possiile dalla complicità dell’Egitto, che, non a caso, insieme ai jihadisti, si oppone al controllo del corridoio da parte di Israele.

Solo la linea della fermezza può portare Israele alla vittoria. Chi, all’interno di Israele, spinge perché Netanyahu ceda alle richieste dei terroristi in cambio del rilascio degli ostaggi, addossando a lui la loro morte in una ripugnante invesione della realtà, fa solamente il gioco di Hamas.

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