Alireza Karimi-Machiani, campione iraniano di lotta libera e medaglia di bronzo ai Mondiali 2015, ha obbedito al suo allenatore perdendo apposta un incontro che stava vincendo contro il rivale russo Alikhan Zhabrailov. L’atleta iraniano avrebbe infatti dovuto sfidare ai quarti di finale l’israeliano Uri Kalashnikov, ma il regime teocratico iraniano proibisce ai suoi atleti di affrontare avversari di Israele, stato non riconosciuto dall’Iran.
Alireza Karimi-Machiani ha dovuto così piegarsi all’ordine del suo allenatore e alla volontà del regime, vanificando diete, allenamenti, duro lavoro e gettando alle ortiche una vittoria che era ormai praticamente acquisita.
E’ accaduto ai campionati mondiali under 23 di lotta libera che si stanno svolgendo in Polonia. Nella categoria 86 kg è stato poi proprio il russo Zhabrailov ad aggiudicarsi la medaglia d’oro, dopo aver sconfitto ai quarti di finale l’israeliano Kalashnikov: quest’ultimo è poi stato ripescato ed è arrivato fino alla finale di consolazione per il terzo posto, aggiudicandosi la medaglia di bronzo.
Ma sull’oro di Zhabrailov pesa il “regalo” dell’atleta iraniano che non ha voluto sfidare un avversario israeliano ai quarti. Non sono mancate le critiche, anche sui social network. E neppure le accuse al regime, pure da parte di iraniani.
Karimi-Machiani stava vincendo 3-2 contro Zhabrailov quando ha deciso di “uscire” dall’incontro, cominciando a rotolare in una presa dell’avversario, perdendo punti su punti. Alla fine, il risultato è stato impietoso: 3-14 per il russo.
Tanti iraniani hanno reagito con sdegno sui social media, condividendo filmati della partita. In una delle clip si sente la voce di un uomo, identificata come quella dell’allenatore dell’atleta iraniano, che dice “Alireza, devi perdere”. Ed in effetti proprio a quel punto l’allenatore interrompe la partita per parlare in privato con il lottatore. Probabilmente lo informa che nell’altro incontro l’israeliano Kalashnikov sta vincendo, quindi non si può andare avanti nel torneo. Karimi-Machiani abbassa gli occhi e rinuncia alla vittoria. Esce così dal torneo.
Non è il primo episodio di questo tipo: alle Olimpiadi del 2016, atleti libanesi avevano rifiutato di condividere un autobus con la squadra israeliana. Sempre durante i Giochi di Rio de Janeiro, l’egiziano El Shehaby era stato fischiato dalla folla dopo aver rifiutato di stringere la mano all’avversario israeliano Ori Sasson, poi medaglia di bronzo. L’Egitto aveva però punito il suo judoka.
Nell’agosto di quest’anno, invece, due calciatori iraniani della squadra greca del Panionios hanno ignorato il divieto del regime decidendo di giocare contro il Maccabi Tel Aviv in Europa League. Per questo sono stati esclusi dalla nazionale.