Uno dei retroscena più oscuri della politica obamiana di appeasement nei confronti dell’Iran è stato quello relativo all’insabbiamento dell’”Operazione Cassandra”.
Nel 2009, appena insediatosi alla Casa Bianca, l’amministrazione Obama decise di cambiare radicalmente la politica USA nei confronti dell’Iran al fine di trovare un accordo a tutti i costi con il regime dei mullah che ponesse fine allo scontro tra i due paesi.
Lo scontro USA Iran fu voluto e portato avanti con caparbietà dal regime iraniano fin dalla presa di potere nel 1979, ed ebbe il suo culmine con l’assalto all’ambasciata USA di Teheran e il rapimento dei diplomatici americani che rimasero ostaggi per oltre un anno. Da allora – fino alla presidenza Obama – la politica mediorientale americana fu chiara: appoggio verso gli Stati sunniti (Arabia Saudita, monarchie del Golfo ed Egitto in primis) in funzione anti iraniana.
La visione che Obama aveva dell’Iran era radicalmente opposta rispetto ai quella dei suoi predecessori; era necessario trovare un accordo con l’Iran anche a discapito dei tradizionali alleati regionali. Per Obama e la sua amministrazione la responsabilità dello stallo diplomatico tra i due paesi era essenzialmente da imputare agli USA a prescindere dai fatti che dimostravano l’esatto opposto. Sulla base di questo assunto la diplomazia ufficiale della Casa Bianca si mosse nella direzione di favorire il regime iraniano. I segni di benevolenza americana arrivarono presto. Non vi fu nessuna protesta per le elezioni alterate del 2009, o per la soppressione della rivolta studentesca nota come “rivoluzione verde” soffocata nel sangue. In questo contesto si inserisce la vicenda dell’”Operazione Cassandra”.
Si trattava di una operazione anti-droga che da diversi anni era portata avanti da numerose agenzie USA tra le quali la DEA (Drug Enforcement Agency) in collaborazione con numerose altre agenzie USA e di altri paesi per monitorare e controllare il riciclaggio di denaro (oltre un miliardo di dollari all’anno) proveniente dalla vendita di droga dal Sud America verso l’Europa, il Medio Oriente e l’Africa, ad opera di Hezbollah.
Il sistema funzionava in questo modo: gli agenti USA seguivano le spedizioni di cocaina provenienti dal Venezuela e dal Messico, principalmente, verso gli USA e l’Europa. I soldi ricavati dai traffici illeciti venivano riciclati con la compravendita di auto usate negli USA e spedite principalmente in Africa. In virtù dell’infiltrazione nell’organizzazione da parte di agenti della DEA, quest’ultimi erano riusciti a ricostruire tutte le strategie usate e le persone coinvolte nei traffici illegali, fino alla cerchia più interna di Hezbollah e dei loro padroni iraniani.
Quando l’operazione anti droga e anti riciclaggio raggiunse le sfere più alte di Hezbollah e di Teheran, l’amministrazione Obama iniziò a porre una serie di ostacoli sempre più grandi alle indagini. L’intento era di non causare danno alcuno alle trattative sull’accordo nucleare allora in corso. E ciò avvenne in modo sistematico a partire dall’insediamento della nuova amministrazione. Molti funzionari del Dipartimento di giustizia e del tesoro iniziarono a negare l’autorizzazione a procedere nelle indagini, a ritardare gli arresti e a respingere altre misure per ostacolare e insabbiare tutta l’operazione che stava dando risultati decisivi nella comprensione del funzionamento della gigantesca trama di narcotraffico.
Il retroscena fu messo in luce da un bravo giornalista investigativo, Josh Meyer nel 2017. Dalle sue indagini si è scoperto che i proventi dei traffici illeciti sono serviti anche per finanziare il regime di Assad finalizzato all’acquisto e alla fabbricazione di armi chimiche oltre che convenzionali, e per pagare organizzazioni paramilitari che si sono macchiate delle più terribili atrocità nella guerra civile in Siria. Oltre a ciò il flusso di denaro venne utilizzato anche da varie milizie sciite in Iraq per compiere attentati contro le truppe USA e in Libano per consentire a Hezbollah di acquistare e per costruire strutture di lancio nei villaggi nel sud del paese.
Dall’inchiesta di Meyer, nel febbraio 2017 è emerso chiaramente, come ha dichiarato Katherine Bauer, funzionario del Dipartimento del Tesoro di Obama, in una testimonianza scritta davanti alla commissione per gli affari esteri della Camera, che “Sotto l’amministrazione Obama queste indagini (relative a Hezbollah e ai suoi traffici) sono state nascoste per paura di compromettere l’accordo sul nucleare con l’Iran”.
Dell’indagine investigativa di Meyer e della successiva inchiesta della commissione poco o nulla è trapelato nei grandi giornali americani, New York Times e Washington Post in primis, e nulla è uscito in quelli europei.
Anche il silenzio mediatico è stato utilizzato per non mettere in discussione il pessimo accordo sul nucleare che di fatto è servito all’Iran, grazie all’amministrazione Obama, per ottenere miliardi di dollari a costo zero.