Viviamo in un mondo pieno di complicati dilemma diplomatici, ma per una volta eccone uno semplice: prendereste una regione che sta prosperando in uno stato democratico, dove vivono in armonia cinquantamila persone di etnie e religioni diverse, e la cedereste a una violenta dittatura retta dal peggiore genocida del nostro tempo in modo che possa distruggere questa regione e uccidere la maggior parte degli abitanti?
Se la vostra risposta è “no”, ciò denoterebbe un riconoscimento della sovranità israeliana sulle alture del Golan.
Nel 1981, Israele applicò formalmente le sue leggi alle alture del Golan. I siriani ne pretendevano la restituzione. La maggior parte dei paesi, tra cui gli Stati Uniti, evitarono di assumere una posizione chiara. Riteniamo che sia giunto il momento di prendere una decisione.
Le alture del Golan sono una vicenda singolare nel conflitto arabo-israeliano. Sono una regione montuosa dell’estensione di 695 miglia quadrate [1800 kmq] (circa quanto un ranch texano di dimensioni medie), nel nord di Israele. C’è da dire che ovviamente tale vicenda non è collegata al conflitto di Israele con i palestinesi. Nessun palestinese vive in questa regione.
Storicamente, il Golan è conosciuto come la terra biblica di Bashan, come si legge nel libro del Deuteronomio. Di recente sono stati ultimati importanti lavori di restauro di una sinagoga ebraica del IV secolo e nel corso di una campagna di scavi archeologici è stata rinvenuta una moneta del 67 d.C. recante l’iscrizione: “Per la redenzione di Gerusalemme la Santa”. È una regione con uno storico e profondo legame ebraico.
I siriani, invece, governarono sulle alture del Golan per solo 21 anni, tra il 1946 e il 1967. E in questo arco di tempo trasformarono l’area in una base militare, fecero piovere razzi sulle comunità israeliane presenti nella regione e cercarono di deviare le cruciali fonti idriche di Israele per prosciugarlo.
Nel 1967, durante la guerra dei Sei Giorni, le alture del Golan furono liberate da Israele. Nei cinquantuno anni trascorsi da allora, Israele ha sviluppato la regione trasformandola in uno straordinario luogo di riserve naturali, meta di turismo, applicando metodi di agricoltura hi-tech, producendo vini di eccellenza, sviluppando una fiorente industria tecno-alimentare e costruendo strutture alberghiere di lusso molto richieste. Ai drusi delle alture del Golan, che costituiscono quasi la metà della popolazione, sono stati garantiti gli stessi diritti di qualsiasi altro cittadino residente in Israele, come si farebbe in una vera democrazia.
Dall’altra parte del confine, la vita è andata nella direzione opposta. Negli ultimi sette anni, il presidente Assad ha massacrato più di mezzo milione di suoi cittadini e le sue azioni hanno provocato la fuga di altri undici milioni di persone. Assad ha lasciato entrare in Siria le Guardie rivoluzionarie iraniane e Hezbollah, le maggiori organizzazioni terroristiche mondiali. Ha incoraggiato le milizie sciite irachene e non solo a riversarsi in Siria. È un regime oscuro guidato da uno psicopatico sostenuto dalle forze più malvagie esistenti oggi sulla terra.
L’uomo che non ha esitato a usare armi chimiche contro donne e bambini ha continuato a chiedere la restituzione delle alture del Golan in nome del “diritto internazionale”. Il fatto che qualcuno in Occidente prenda ancora sul serio questa pretesa è pura follia, e non ingenuità. Il suo comportamento mostruoso è irrefrenabile? Stiamo al mondo senza pensare a come ci si comporta? Il fatto che le alture del Golan siano sotto la sovranità israeliana è l’unica cosa che le ha salvate dalla valle della morte siriana, che sta crollando sotto il peso della violenza e della distruzione.
La comunità internazionale, con gli Stati Uniti in testa, deve fare una cosa semplice: dire di vedere il mondo per com’è. Esortiamo dunque l’amministrazione americana, i repubblicani e i democratici, a guidare un processo internazionale volto a riconoscere la sovranità israeliana sulle alture del Golan.
È storicamente giusto, è strategicamente intelligente e permetterà agli Stati Uniti d porre un freno al suo comportamento spregevole senza dover mettere piede in Siria.
Traduzione in italiano di Angelita La Spada
Qui l’articolo originale in lingua inglese