Forse, ed è necessario essere cauti nell’affermarlo in queste ore concitate in cui gli avvenimenti mutano aspetto velocemente, sarà l’intransigenza di Hamas a salvare Israele dal pessimo accordo che è stato concertato al Cairo sotto dettatura americana e con il suo pieno avallo?
L’accordo, repetita iuvant è a tutto vantaggio di Hamas ed è così concertato:
Prima fase. Cessazione del fuoco per 40 giorni, liberazione di 33 ostaggi, rilascio di circa 800 prigionieri palestinesi, e il ritorno degli sfollati alle loro case nel nord della Striscia.
Seconda fase. Cessazione del fuoco per 42 giorni, rilascio del resto dei rapiti, soldati inclusi, liberazione dei prigionieri palestinesi il cui numero non è stato ancora concordato ma che dovrebbero essere nell’ordine delle migliaia.
Terza ed ultima fase. Cessazione del fuoco per 42 giorni, rilascio di tutti i cadaveri dei rapiti e quello di tutti i cadaveri dei terroristi, il ritiro dell’IDF dalla Striscia di Gaza e la ricostruzione della medesima nell’arco di cinque anni.
Si tratta, come appare evidente, e come lo ha definita Antony Blinken, Segretario di Stato americano, di una proposta “straordinariamente generosa”, perché, come appare altresì evidente, in modo non esplicito ma tuttavia sufficientemente chiaro, l’accordo comporta la progressiva fine della guerra. Chi, infatti, può seriamente pensare che dopo tre tregue per un totale di 124 giorni, ovvero di quattro mesi, e a soli due mesi dalle elezioni americane, la guerra possa riprendere a pieno ritmo?
Tuttavia, Hamas non sembra fidarsi troppo, e dopo avere ottenuto il massimo alza la posta e chiede una garanzia esplicita che Israele si ritiri dalla Striscia.
Il paradosso è che potrebbe realmente toccare a Hamas di salvare Israele dallo smacco costringendolo a proseguire la sua offensiva a Rafah, consentendo quindi a Netanyahu di cambiare le carte in tavola un’altra volta e obbligandolo a dichiarare che il massimo è stato concesso e non si può chiedere di più.
L’accordo in corso permette a Netanyahu di intestarsi la liberazione degli ostaggi e, al contempo, di dichiarare che la guerra prosegue continuando in realtà a procrastinarla, accontentando in questo modo l’Amministrazione Biden con la quale non ha alcuna intenzione di scontrarsi in modo definitivo, ma la richiesta esplicita della fine della guerra che sembra Hamas voglia porre non può accettarla, e questo esito, per lui il peggiore, lo obbligherebbe ad andare avanti.