Editoriali

L’intento del processo nei confronti di Israele

Oggi all’Aia inizierà la seconda udienza del processo a Israele accusato dal Sud Africa di genocidio. Sarà il turno, dopo la presentazione dei capi di accusa da parte del team legale sudafricano, di quello difensivo israeliano.

Ascoltando ieri le accuse rivolte dal Sud Africa è emerso chiaramente come tutta l’impalcatura accusatoria si basi su una gigantesca e rovinosa omissione. L’omissione riguarda ovviamente la ragione stessa della guerra, ovvero il fatto che il 7 ottobre 2023 Hamas abbia aggredito Israele uccidendo 1200 cittadini israeliani nei modi più barbari e ne abbia rapiti 240.

Immaginiamoci un analogo processo rivolto agli Alleati per avere bombardato durante la Seconda guerra mondiale le città tedesche provocando la morte di migliaia di civili, ovvero, al fine di poterlo imbastire, ritagliando dall’insieme degli eventi, dalla concatenazione delle cause e degli effetti, un effetto, isolandolo e esaminandone le conseguenze ma privandole completamente del loro rapporto con le cause che lo hanno determinato.

È esattamente quello che sta accadendo all’Aia, dove, basandosi esclusivamente sulle brutali e inevitabili conseguenze della guerra, di ogni guerra, la morte dei civili, la distruzione, gli sfollamenti, la lacerazione drammatica del tessuto della quotidianità, il ridursi degli approvvigionamenti più elementari, cibo, acqua, risorse sanitarie, Israele è accusato di “genocidio”.

Con questa modalità interpretativa degli eventi nessun paese che si è trovato in guerra come conseguenza di una aggressione e abbia dunque dovuto, a sua volta, aggredire l’aggredito causando un elevato numero di civili morti, può evitare l’accusa di essere genocida.

Ma c’è una omissione ulteriore che rende l’accusa da parte del Sud Africa nei confronti di Israele ancora più insostenibile, il fatto che questa guerra avviene non contro un esercito regolare ma contro una organizzazione terrorista la quale usa come copertura la popolazione civile insieme a un enorme mole di strutture civili, dalle abitazioni, agli ospedali, dalle scuole alle moschee, come luoghi operativi.

L’unico vero intento di questo processo farsa è quello non di provare che Israele sta commettendo un genocidio a Gaza ma di imporre allo Stato ebraico quel cessate il fuoco che può solo avvantaggiare Hamas.

Lo scopo è cioè quello di fare perdere a Israele la guerra, scopo che l’ONU ha iniziato a perseguire fin da subito con la risoluzione del Consiglio di Sicurezza del 8 dicembre per un cessate il fuoco, bloccata dal veto americano, e successivamente con un’altra risoluzione nel medesimo Consiglio che in virtù dell’intervento americano è stata depotenziata nel suo intento principale.

Il ricorso sudafricano alla Corte internazionale dell’Aia, emanazione onusiana, è un ennesimo tentativo in questa direzione.

Torna Su