Il Bene avanza come un rullo compressore e non conosce distinzioni, discernimenti, e con lui avanzano, anzi marciano i Giusti, coloro che lo hanno promosso. Il Bene, come la notte delle vacche tutte nere, sopprime le differenze, le specificità, accorpa tutto in un’unica realtà. A Pistoia, nel 2013, Gariwo, iniziativa promossa da Gabriele Nissim, suo presidente e fondatore, inaugura un giardino in cui vengono commemorati nuovi Giusti.
A guardare i nomi incisi nelle pietre collocate nello spazio erboso del giardino, si resta un po’ perplessi per l’eterogeneità degli accostamenti Giovanni XXIII, Antonino Caponnetto, Giorgio La Pira, Pino Puglisi, Lorenzo Milani, Pio La Torre, Vittorio Bachelet, Giuseppe Dossetti, Vittorio Arrigoni, Liana Millu.
Cosa accomuna un pontefice passato alla storia per avere aperto i lavori di un Concilio che avrebbe cambiato il volto del cattolicesimo con un sindacalista ucciso dalla Mafia e un giurista democristiano ucciso a sua volta dalle Brigate Rosse? Quale filo rosso intreccia un sacerdote riformatore con un magistrato italiano in prima linea nella lotta alla Mafia? E, in che senso fu operatore di Bene l’attivista filopalestinese Arrigoni per il quale Israele era uno Stato canaglia e che fu ucciso da coloro che riteneva oppressi dallo Stato ebraico, per non dire di Dossetti il quale accusava sempre Israele di “grossolani errori, di smisurate violenze e ingiustizie, e adesso di sacrilegi sanguinosi”?
“Giusto tra le nazioni” è un concetto che nasce in ambito ebraico per commemorare quei non ebrei che durante la Seconda guerra mondiale diedero un contributo fondamentale per salvare la vita degli ebrei. Così li celebra la massima istituzione sulla Shoah, ovvero il Memoriale di Yad Vashem a Gerusalemme. Allargare questo concetto a chiunque si ritenga abbia dato il proprio contributo al Bene, è già un’operazione indebita, ma addirittura applicare il qualificativo a chi, come Arrigoni e Dossetti, con diverse sfumature, riversava su Israele il proprio odio, è piuttosto esorbitante, ma essendo una iniziativa di Gariwo, non meraviglia più di tanto.
Su questo sito abbiamo già dato conto dell’ideologia di cui è impregnato Gariwo. http://www.linformale.eu/la-tendenziosita-e-il-rischio/Come tutte le ideologie, si tratta di una religione laica, con il suo calendario di santi, i suoi dogmi, e inevitabilmente, la propria teologia. L’assunto principale di questa teologia che si interroga sul Bene e la sua natura, è che il Bene, come il Male, non possa avere gerarchie e distinzioni, tautologicamente, ogni bene è bene e ogni male è male.
La Shoah è un male come è un male un maremoto o il Covid 19, il genocidio degli armeni è un male come lo è il cambiamento climatico, ecc. In questo senso, chi ha messo a rischio la propria vita per salvare degli ebrei (nessuno dei commemorati nel Giardino dei Giusti di Pistoia), è sullo stesso piano di un giudice che si è impegnato nella lotta alla Mafia, di una testimone ebrea della deportazione, di un papa canonizzato dalla Chiesa.
A volere tastare nella notte buia in cui le vacche sono indistinguibili, le forme sono pressappoco uguali, ma basterebbe la luce del giorno, o quella della ratio, per verificare che le differenze sono evidenti, gli accostamenti stridenti, alcuni addirittura improponibili.
Dal 2013, Gariwo e il suo gran sacerdote Gabriele Nissim, ha aggiunto altri Giusti, e altri non mancherà di aggiungerne in futuro fino a quando non si fonderanno tutti insieme in un unico indistinto.