E’ sopravvissuta al più grande orrore della storia perché voleva vivere a tutti i costi, lottando contro la fame, il freddo dell’inverno e la crudeltà del Male. Liliana Segre oggi è senatrice a vita. Lo ha deciso il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha così reso omaggio a chi da vent’anni racconta nelle scuole l’incubo di Auschwitz, da testimone oculare. Da sopravvissuta.
Liliana Segre aveva soltanto otto anni nel 1938, l’anno delle leggi razziali, quando è stata espulsa dalla scuola elementare che frequentava. «Era la prima porta chiusa della mia vita, espulsa per la sola colpa di essere nata, mi restò addosso con una tristezza infinita. Lì sono diventata la bambina ebrea» ha raccontato a La Stampa, ricordando la dolcezza con cui genitori e nonni le hanno dato la notizia.
Ma l’incubo non è finito con le leggi razziali e le discriminazioni subite: la partenza dal binario 21 della stazione Centrale di Milano assieme al padre Alberto, la deportazione, gli orrori di Auschwitz prima della liberazione.
Una vita da ricostruire. Liliana Segre si è sposata, è diventata mamma di tre figli e poi nonna. Oggi ha 87 anni.
Temeva di non essere creduta, Liliana Segre, di “passare per pazza”, e per questo motivo si è tenuta tutto dentro per quarant’anni, trovando poi la forza di raccontare, soprattutto ai ragazzi delle scuole.
Non è stato facile ricominciare da capo in quei lunghi anni di ricordi di un incubo, nel silenzio. «E’ stato l’amore di mio marito, dei miei figli e dei miei nipoti a darmi la forza di andare davanti a dei ragazzi a parlare di vita e non di morte, di amore e non di odio, mai di vendetta, per infondere a loro la forza che viene da dentro noi stessi».
Oggi è senatrice a vita, e continuerà a raccontare la banalità del male: «Non posso darmi altra importanza che quella di essere un araldo, una persona che racconta ciò di cui è stata testimone..».