Israele e Medio Oriente

Lezioni per Israele dalla vittoria talebana

Le immagini della vittoria dei talebani in Afghanistan sono state recepite in modo molto diverso in varie parti del mondo e hanno molte lezioni da impartire, specialmente a Israele.

Alcuni in Occidente hanno visto il fallimento della politica estera americana nella regione e le scene di un elicottero che evacuava le persone da un tetto hanno inquietantemente ricordato una foto scattata durante la caduta di Saigon nel 1975 alla fine della guerra del Vietnam.

Non c’è modo di sfuggire al senso di sconfitta dopo che un esercito afgano addestrato dall’Occidente è stato messo fuori rotta nel giro di poche settimane, arrendendosi spesso senza che venisse sparato un solo proiettile.

Anche Abdul Ghani Baradar, il leader talebano liberato da una prigione pakistana su richiesta degli Stati Uniti meno di tre anni fa, ha espresso il suo shock per la facilità con cui i talebani hanno ripreso Kabul. A soli pochi mesi da quando il presidente Biden aveva promesso di rimuovere tutte le truppe rimaste in Afghanistan, i talebani hanno impiegato undici giorni per riconquistare quasi l’intero paese.

La prima lezione da imparare è che le stime dell’intelligence sono spesso sbagliate. Molti esperti avevano detto al presidente Biden e ai suoi consiglieri che l’esercito afgano era in gradi di controllare il paese senza un aiuto diretto da parte dell’Occidente. Anche fino al giorno prima della caduta di Kabul, c’era la convinzione che la capitale potesse essere tenuta per mesi invece delle ore necessarie occorse per perderla.

Lo Stato di Israele si è già affidato a questo tipo di consulenza in passato, quando ha ceduto la Striscia di Gaza all’Autorità Palestinese, che è stata successivamente sbaragliata da Hamas due anni dopo.

Nel corso degli anni, molti funzionari ed esperti stranieri hanno cercato di legare le sperate concessioni israeliane con assicurazioni sulla sicurezza, ma finora il bilancio è stato terribile.

Dopo il ritiro di Israele da Gaza nel 2005, l’EUBAM (la Missione di assistenza alle frontiere dell’Unione Europea) venne schierata al valico di Rafah tra Gaza e l’Egitto. La sua missione era di “contribuire a portare la pace nell’area”.

Dopo la fuga di queste forze ogni volta che vennero minacciate da quelle palestinesi, se ne andarono definitivamente nel 2007, non prima di incolpare bizzarramente Israele per la loro ignominiosa ritirata.

La Forza ad interim delle Nazioni Unite in Libano, o UNIFIL, una forza di pace ONU-NATO nel Libano meridionale, ha fatto poco più che proteggere se stessa essendo stata straordinariamente priva di mordente nel disarmare Hezbollah e nella smilitarizzazione del Libano meridionale.

La seconda lezione è che l’esperienza e la tecnologia militari non sempre sono risolutive. L’esercito afgano, che conta circa 250.000 soldati, è costato 80 miliardi di dollari, ma è stato umiliato dai talebani che avevano una potenza di fuoco modesta.

La terza e più preziosa lezione per Israele è che l’Islam fondamentalista non si arrende senza l’uso della forza. I talebani sono rimasti in gran parte dormienti per due decenni, ma non hanno mai perso la speranza della vittoria finale, anche quando le probabilità erano a suo sfavore a causa della schiacciante presenza militare straniera.

Il problema principale era che le forze internazionali non hanno mai veramente sconfitto i talebani, non hanno inferto un colpo mortale a una forza paramilitare a cui è stato permesso di riorganizzarsi e sognare una futura conquista.

Questo fallimento va visto in diretta opposizione alla vittoria nei confronti dello Stato Islamico in Iraq.

Lo Stato Islamico è stato sconfitto territorialmente. È stato completamente sbaragliato dal territorio che rivendicava di detenere nel 2017. Certo, c’è ancora qualche attività dello Stato Islamico, ma è in gran parte periferica e le forze irachene hanno dimostrato di essere in una buona posizione per respingerla.

A differenza dei talebani, allo Stato Islamico non sono rimaste ampie porzioni di territorio su cui riorganizzarsi, riarmarsi e aspettare che il tempo sia propizio.

In ogni manuale di tattica militare, tra la sconfitta completa e la sconfitta parziale esiste una differenza abissale.

I nemici di Israele, come Hamas e Hezbollah, sono stati lasciati sussistere dopo ogni scontro con l’IDF. Si può non considerarli vittoriosi, ma è impossibile dire che siano stati sconfitti in modo significativo.

Questa lezione non è  andata persa per Hamas, che si è già congratulato con i talebani per la loro splendida vittoria. Musa Abu Marzuk, esponente di spicco di Hamas, ha elogiato i talebani per la loro intelligenza e capacità nell’ affrontare gli Stati Uniti e i loro alleati, rifiutando tutti i compromessi proposti e senza cadere nelle trappole della “democrazia” e delle “elezioni”.

Hamas e altre organizzazioni terroristiche che affrontano Israele hanno ricevuto un enorme impulso morale dagli eventi in Afghanistan. Percepiscono l’Occidente, di cui considerano Israele una componente centrale, come qualcosa che può essere sconfitto con fermezza e una fede incrollabile in una vittoria finale indipendentemente da quanto tempo ci vorrà e contro ogni previsione avversa.

Israele deve fare ogni passo per disconoscere questa convinzione e assicurarsi che i suoi avversari capiscano che mentre possono ancora immaginare la vittoria finale e la distruzione dello Stato ebraico, assaggeranno invece l’amaro crogiolo della sconfitta.

Greg Roman è il direttore del Middle East Forum

https://www.meforum.org/62569/lessons-for-israel-from-the-taliban-victory

Traduzione di Niram Ferretti

 

 

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