E’ un islamista, è un membro dell’Isis, anzi no è un neonazista tedesco, un estremista di destra razzista. Per tutta la notte si sono inseguite le voci, le ipotesi e le leggende sulla strage di Monaco di Baviera, l’ennesima che ha insanguinato l’Europa.
In realtà, a sparare ai clienti di un McDonald’s all’interno di un centro commerciale è stato un diciottenne iraniano di seconda generazione, con cittadinanza tedesca.
Qualcuno l’ha sentito urlare “Allahu Akbar”, altre testimonianze sostengono che abbia avuto un diverbio con un tedesco, durante il quale avrebbe detto “Io sono un tedesco come voi e vivo di sussidio pubblico”. Da lì, l’equivoco: quella frase, “io sono tedesco”, è stata scambiata per una rivendicazione nazionalista di un estremista di destra. Così come gli insulti agli stranieri, attribuiti al killer, invece proferiti da tedeschi dei palazzi vicini proprio all’indirizzo dell’assassino.
Voci che si rincorrono. E verità che stenta a venire a galla, esattamente come i fatti di Colonia. La Germania non è nuova nel mostrare questo tipo di cautela. Soltanto dopo poche ore si è capito chi fosse il killer, suicida, che ha ucciso 10 persone e ne ha ferite 21 (tanti bambini), tra cui tre in modo grave. Tra i morti anche una ragazzina di 15 anni. I bambini sono sembrati le vittime designate e prestabilite, tanto che tra le varie ipotesi è spuntata anche quella di una finta pubblicità su facebook per attirarli in quel McDonald’s. Un annuncio falso ideato proprio dall’attentatore. In questo caso sarebbe una strage premeditata oltre che orribile e crudele. Ma sono, anche queste, ipotesi ancora da verificare.
Eppure, per ore il dibattito si è concentrato sulla pista dell’estremismo di destra. L’opinionista italo-tedesco Udo Gumpel ha invitato alla prudenza con un post su facebook, sostenendo che non si debba dare nulla per scontato né essere avventati. Detto fatto, lui per primo ha ricordato che non esiste solo un terrorismo di matrice islamista ma può esistere anche un terrorismo di estrema destra. E ha evidenziato l’analogia dal punto di vista delle date: ieri correva il quinto anniversario della strage di Utoya, ad opera del “bianco e cristiano” Breivik.
Tra un ipocrita invito alla prudenza e un appello alla cautela, per Udo Gumpel era quindi assodata la pista dell’estremismo di destra. Così come per Bianca Berlinguer e altri opinionisti in Italia, che hanno quasi tifato affinché l’attentatore non fosse in qualche modo collegato alla matrice islamica.
E’ andata male, il killer era un tedesco di origini iraniane, musulmano sciita, e ora c’è la corsa a dire che la religione non c’entra nulla, esattamente come nel caso del bagno di sangue di Nizza. Era un povero frustrato, non integrato, vittima del razzismo tedesco. Tanto da vivere con i genitori e sussidiato, grazie al famoso reddito di cittadinanza. Quello vero. Quello della terra di Germania, per cui lo stato spende di più per controllare chi ne beneficia piuttosto che per elargire gli assegni, che ammontano alla cifra di 399 euro al mese.
Sarà anche vero che questa volta l’Isis non c’entra, neppure i sunniti, probabilmente nemmeno l’Islam in senso lato. Ma la voglia di rivalsa e il sentimento di odio di alcuni musulmani in Europa si traducono in ripetuti attentati. Freddi, crudeli, calcolati, premeditati, sempre più pericolosi in quanto i bersagli non sono mai chiari.
Colpiscono ovunque: feste, ricorrenze, redazioni, luoghi simbolici, teatri, ristoranti e simboli del divertimento e del consumismo occidentali.
Questa certezza assodata non servirà a nulla, per i prossimi giorni buona parte dei media continuerà a concentrarsi su altri pericoli: l’estrema destra, il razzismo e l’islamofobia, proprio come se l’attentatore fosse stato un tedesco purosangue seguace di Hitler. O un nuovo Breivik.
In quel caso, non avremmo colto alcuna differenza ideologica. Nazismo e islamismo sono due facce della stessa medaglia. Se i nazisti ariani odiano i musulmani per pura questione etnica e religiosa, ciò non toglie che dal punto di vista “programmatico” e ideologico non cambi pressoché nulla. Nazismo e islamismo, oltre che sinonimi di fatto, sono due pericoli che andrebbero combattuti con la stessa determinazione, senza giustificazionismi di sorta.
Non si spiegherebbe altrimenti il fatto che la traduzione in arabo del Diario di Anna Frank sia proibita nelle zone controllate dagli islamisti come talebani ed Hezbollah, dove invece la versione araba del Mein Kampf è un best seller.
Cosa sarebbe cambiato se il killer fosse stato un estremista di destra tedesco che detesta gli immigrati? Sarebbe semplicemente stata la prima avvisaglia della guerra civile che rischia di insanguinare l’Europa nei prossimi anni. E su cui la maggior parte dei politici europei dovrà fare sana e onesta autocritica.
No, cari Udo Gumpel e Bianca Berlinguer, non ci sono nazismi di serie A e nazismi di serie B.
Non è più tempo di nascondere la realtà, rendendosi di fatto complici e fiancheggiatori del terrorismo islamico.