Quale fantasia distopica avrebbe potuto immaginare che il 2024 sarebbe stato simile al 1938 per gli ebrei? Non di nuovo in Germania, patria del nazionalsocialismo, ma negli Stati Uniti.
Alla Columbia University a New York è stato finalmente allestito uno spazio anti-israeliano, ovvero uno spazio judenfrei, in cui si sono accampati studenti propalestinesi, ovviamente contro il “genocidio” che si starebbe consumando a Gaza, ovviamente pro Hamas, ovvero pro la formazione omofoba, misogina e suprematista islamica (quella per la quale simpatizzava Michela Murgia alfiera del anti patriarcato e della famiglia queer), che, il 7 ottobre 2023, ha sterminato 1200 ebrei israeliani (pardon, “sionisti”) di cui una buona parte era di fede progressista.
Sempre alla Columbia University, a un docente ebreo, Shai Davidai, è stato impedito l’accesso alla zona “liberata” dalla presenza sionista (ovvero dagli ebrei), per ragioni di “sicurezza”. In altre parole, un docente ebreo della Columbia è stato respinto dalla sua stessa università per tutelare il gruppo di sostenitori di una formazione nazi-islamica che invoca il genocidio di tutti gli ebrei israeliani.
Ma quello che è accaduto alla Columbia University, dove la polizia ha fatto irruzione ieri arrestando numerosi manifestanti, è solo un tassello di ciò che sta accadendo in altre università americane, alcune tra le più prestigiose del paese, come Harvard e Yale, dove l’antisemitismo alla page di oggi, ovvero l’antisionismo, il desiderio furibondo che Israele venga annientato, ha potuto esprimersi senza particolari argini.
Ricordiamo tutti le sconcertanti dichiarazioni del dicembre scorso da parte delle presidenti di tre prestigiose università americane http://www.linformale.eu/dipende-dal-contesto/, quando, incalzate da un membro del Congresso, se, secondo loro, incitare al genocidio degli ebrei non fosse qualcosa di intollerabile, risposero, “Dipende dal contesto”.
In, Genocidal Liberalism, The University’s Jihad Against Israel and Jews, uscito nel 2012, Richard L. Cravatts, spiega in modo meticoloso ed esauriente come le università americane siano diventate nel corso degli ultimi decenni, in virtù dell’indottrinamento progressista spinto ai suoi eccessi, vere e proprie incubatrici di odio nei confronti di Israele, considerato la più vituperabile sineddoche, insieme agli Stati Uniti stessi, dell’l’Occidente, rappresentato come la causa di tutti i mali.
“Una volta che la sinistra catturò ideologicamente i campus universitari, venne allestito il palcoscenico per la diffusione di un venefico e maligno odio contro Israele, che si sarebbe manifestato tramite la radicalizzazione di gruppi studenteschi, campagne di boicottaggio, relatori ed eventi antisemiti, programmi di studio sul Medio Oriente faziosi e corrotti, e il sentimento generale che la causa dei palestinesi fosse così sacrosanta che valesse la pena sacrificare e distruggere l’unica democrazia mediorientale nel perseguimento di questa supposta causa nobile”.
A distanza di quattordici anni da quando è uscito il libro le cose si sono ulteriormente aggravate, e assistiamo oggi al peggiore rigurgito di antisemitismo dalla fine della Seconda guerra mondiale.
L’aspetto drammatico della questione è che esso non è appannaggio del mondo islamico, nel quale, il supporto plateale e selvaggio per la causa palestinese a cui si assiste in alcune delle più prestigiose o note università americane, è sostanzialmente inesistente, e dove Hamas, al di fuori della classe dirigente dell’Iran, della Turchia e del Qatar, non gode di alcun sostegno, ma lo è da parte di docenti universitari occidentali, soprattutto americani, che hanno inculcato negli anni generazioni di studenti a credere che Israele sia il vertice maligno del colonialismo e dell’imperialismo e che gli arabi palestinesi sono sue vittime, un popolo vessato, reietto, massacrato.
Questa fiction fondata totalmente sulla propaganda, ovvero sulla menzogna più spudorata, è quella che è diventata egemone ai piani alti della cultura, da cui si è diffusa capillarmente ai piani bassi del sentire comune.
In questo quadro nero c’è tuttavia un aspetto positivo, i fiancheggiatori del nazi-islamismo di Hamas, quelli americani e quelli europei, e qui in Italia li abbiamo visti e li vediamo in azione dentro le università, rappresentano una minoranza fatta di estremisti che può e deve essere contenuta e se necessario, neutralizzata, con gli strumenti della democrazia. Fondamentale farlo se non si vuole che l’esondazione in atto non dilaghi ulteriormente.