Israele e Chiesa

L’equidistanza di Bergoglio

Anche la correttezza diplomatica è stata violata da Papa Bergoglio con il mancato incontro con una delegazione di rabbini europei, nascosta da un imbarazzante “raffreddore”, a cui però ha fatto seguito una intensa attività verbale con due incontri, con una associazione cattolica siciliana e con un raduno di bambini.  

Nell’assenza del vescovo di Roma è stato distribuito ai rabbini un pezzo di carta di debole genericità. Un’umiliazione che riapre problemi, risolleva ferire, fa vacillare il difficile dialogo ebraico-cristiano. 

Dopo tante solenni dichiarazioni sul “Mai più!” della Shoah, dopo tante critiche all’antisemitismo, dopo l’eccidio di ebrei del 7 ottobre, di un orrore e crudeltà infinita, dopo il dilagare di un antisemitismo violento nel mondo, il Papa regnante si assenta, si esprime con dichiarazioni generiche, come se guardasse dall’altra parte rispetto all’entità della tragedia. Prima ancora, un’altra assenza, rispetto alla delegazione dei familiari degli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas.  

Nell’insieme, egli ha compiuto preoccupanti passi indietro. Bergoglio predica un’inaccettabile equidistanza tra carnefici e vittime, è sollecito in un filo diretto con la minoranza cattolica nella Striscia di Gaza, certamente vessata, evita la condanna degli oppressori della popolazione di quel territorio, non comprende la dimensione del male del 7 ottobre, gli manca la voce per i rabbini e i familiari degli ostaggi, e trova invece la voce per ricevere la telefonata del presidente dell’Iran, un criminale che pratica la guerra civile verso il suo popolo e che è accusato dalle donne e dai giovani iraniani di “essere come l’Isis”. Inoltre, non ha risposto all’appello accorato del presidente Herzog.

Predica la pace in un vago irenismo che rasenta il qualunquismo religioso, confinandosi in un appello di buona volontà davanti a carnefici e forze di guerra e del male genocida, con la loro evidenza aggressiva, totalitaria, spietata.  

Predica con costanza una misericordia unilaterale che è senza giustizia, che finisce poi col diventare contro la giustizia, inerte nei confronti di un’ingiustizia scatenata ed efferata. Alla fine anche la misericordia si indebolisce. 

Non dubitiamo che abbia buone intenzioni, e della sua fede in Dio nelle sue preghiere, ma anche qui sono valide le osservazioni critiche mosse dal rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni.  Non si può attribuire innocenza a chi non ce l’ha. Gran parte dei palestinesi sono avvelenati da un antisemitismo violento, dal doppio negazionismo della Shoah e dell’esistenza di Israele, in diretta continuità storica con il nazionalsocialismo hitleriano, specializzato nello sterminio degli ebrei. Tutte omissioni su una realtà terribile, che non facilitano la prospettiva di una difficile emancipazione democratica degli arabi e di una futura possibilità di pace.

Torna l’ombra del silenzio di Pio XII.  Silenzio sul fatto che il terrore islamico pratica la polarizzazione violenta fedele/infedele nel massacro in nome di Allah, come se fossero le categorie politico-militari amico/nemico, come analizzate dal realismo giuridico di Carl Schmitt (dove amico/nemico va tanto oltre l’inimicizia privata e raggiunge l’abisso dell’eliminazione fisica del nemico, costi quel che costi). Silenzio sulla strumentalizzazione politico-militare della religione islamica e sulla stessa nuda, terribile violenza religiosa. 

Bergoglio fa molte concessioni alla retorica sui “bambini delle due parti”, tanto falsa e ipocrita. I bambini ebrei sono educati all’amore del prossimo, ai valori di libertà e democrazia, alla cultura della sacralità della vita, ad un monoteismo etico. I bambini arabi palestinesi sono diseducati con la cultura dell’odio fanatico e della morte, al disprezzo della vita, del prossimo e propria. Nel retaggio dell’Isis che usava il corpo dei bambini come bombe esplosive per massacrare gli “infedeli”. I bambini ebrei israeliani sono stati violentati davanti alle madri, seviziati, decapitati, altri arrostiti nei forni, altri rapiti, anche neonati. Con testimonianze visive il cui orrore ha scosso e traumatizzato la coscienza degli uomini di pace del mondo intero. 

Ma la violenta guerra psicologica del terrore rovescia le parti, e urla sugli ebrei assassini di bambini, nella antica tradizione antigiudaica sui perfidi ebrei infanticidi. L’innocenza naturale dei bambini arabi palestinesi è distrutta dalla martellante, ossessiva psicologia di guerra, con il primato della morte, con l’istigazione al martirio. Questi bambini, ostaggi e schiavi di Hamas, vengono fatti uccidere impedendo loro la fuga, chiudendo i tunnel sotterranei riservati ai terroristi, alle armi, agli ostaggi israeliani.  

La cosa grave è che la Chiesa Cattolica non contrasta ma blandisce un’ideologia malvagia e pericolosa, che rischia di annullare i risultati positivi conciliari della “Nostra Aetate”. Con l’ideologia palestinista secondo la quale i palestinesi sarebbero i nuovi ebrei, e gli ebrei i nuovi nazisti.  In questo modo si restaura la teologia della sostituzione, che la Chiesa conciliare aveva abolito.  Nazificare gli ebrei significa uccidere una seconda volta i sei milioni di martiri della Shoah, significa uccidere con la parola gli Ebrei viventi di oggi, significa giustificare il 7 ottobre e incitare a nuovi, peggiori 7 ottobre. 

Anche la docente di storia e opinionista cattolica Lucetta Scaraffia ha scritto un articolo critico su ‘La Stampa’: “L’antisemitismo e il Papa ambiguo”, nel quale rivela tutte le contraddizioni. Scrive tra l’altro: “E che dire del documento sulla ‘fratellanza umana’ firmato nel 2019 da Bergoglio insieme al Grande Imam di Al-Azhar, mostrando così di ignorare l’antisemitismo di tale istituzione, emerso con chiarezza in questi giorni?” 

Eppure Papa Francesco aveva continuato l’evoluzione nei rapporti con gli Ebrei, con diversi atteggiamenti, posizioni, con la terza visita di un pontefice alla sinagoga di Roma.  

Scrivo queste osservazioni critiche nel rispetto integrale e convinto di molti amici cristiani, che considerano i valori conciliari di dialogo ed amicizia come definitivi e irreversibili, e si impegnano a favore di un dialogo serio e virtuoso tra Cristiani ed Ebrei. Ad esempio, l’ottimo documentato libro di Lucia Antinucci “ Un dialogo tra fratelli: Ebrei e Cristiani – Sentieri di un itinerario”, 2023, con la intensa e significativa prefazione di Marco Cassuto Morselli. 

Questo sentiero può procedere in avanti affidandosi a persone ed associazioni anche, o soprattutto, nei momenti di involuzione istituzionale, di terribile crescita esponenziale dell’antisemitismo, delle stragi di cristiani e delle stragi di ebrei, del diluvio di odio e di morte. 

 

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