Qui su L’Informale siamo stati i primi a rendere noto che nel 2013, a Pistoia, nel corso dell’istituzione di un Giardino dei Giusti, veniva inserito tra di loro l’attivista filopalestinese Vittorio Arrigoni, ucciso nel 2011 a Gaza da estremisti salafiti. http://www.linformale.eu/lindistinto-come-meta-appunto-su-una-religione-laica/
Ci è sembrato sconcertante che Arrigoni, il quale da collaboratore de Il Manifesto, aveva sempre espresso posizioni violentemente avverse a Israele, venisse insignito di un titolo che nella sua valenza primaria, stabilita a Yad Va Shem, viene conferito a chi, durante la Seconda guerra mondiale, si è prodigato per salvare gli ebrei perseguitati dal nazismo e dal fascismo.
E qui occorre sottolineare ulteriormente, come, Gabriele Nissim, fautore dell’iniziativa di Gariwo, Il Giardino dei Giusti, abbia esteso questa qualifica che nasce in Israele con un ben preciso e circoscritto intento, a tutti coloro i quali, a suo parere e a parere dei collaboratori dell’iniziativa da lui promossa, si siano distinti per opere umanitarie meritevoli. Così facendo, il concetto ha perso la sua specificità e si è trasformato in una definizione che si presta assai facilmente ad arbitrarietà, valutazioni soggettive, se non vere e propre aberrazioni. Il caso di Vittorio Arrigoni, è, in questo senso, emblematico.
A seguito delle polemiche nate dal venire alla luce di questa decisione di otto anni fa, sul sito di Gariwo è apparso ieri un articolo, Sulle scelte nei giardini dei Giusti, che vorrebbe essere, nell’intenzione di chi lo ha scritto, una giustificazione e una presa di distanza, ma che in realtà evidenzia solo goffaggine e probabilmente malafede.
Nell’articolo si fa presente che:
“Gariwo non è responsabile di quanto viene pubblicato sulla piattaforma GariwoNetwork, né della scelta delle figure da onorare nei molti Giardini che, pur ispirandosi al lavoro e al modello di Giardino proposto da Gariwo, gestiscono autonomamente tutte le proprie iniziative….”.
Si deve dunque desumere che Gariwo sia una sorta di franchising senza canone che autorizza l’utilizzo della definizione “Giardino dei Giusti” di cui è promotore senza però curarsi dei Giusti che vengono scelti non direttamente dalla casa madre.
“Gariwo ribadisce inoltre che si ritiene responsabile solo per le candidature che sono espresse nel Giardino di Milano, gestito direttamente dalla Fondazione, e che solo in alcuni casi, come i Giardini di Roma, Bergamo e Varsavia Gariwo partecipa, insieme agli altri enti promotori, al Comitato che individua i Giusti da onorare”.
Se così è, ciò non esime Gariwo dal manifestare il proprio dissenso nei confronti di chi decida di individuare dei Giusti non idonei, e laddove si rendesse necessario, di chiedere la rimozione della definizione “Giardino dei Giusti” che esso stesso ha promosso e promuove, quando in questo o quel giardino vengano inseriti dei nomi che esso ritiene incompatibile con la propria ragione d’essere. Ciò non è affatto avvenuto nel caso di Pistoia.
Suona oltretutto surreale ricusare la propria responsabilità, quando, come riporta l’articolo dedicato all’avvenimento pubblicato sul sito di Gariwo, “Gariwo, la foresta dei Giusti era rappresentata da due dei fondatori, Pietro Kuciukian, console onorario della Repubblica di Armenia, e Anna Maria Samuelli della sezione didattica”.
Come mai, nè Kuciukian nè la Samuelli sentirono la necessità di esprimere la loro contrarietà nei confronti della decisione di proclamare Vittorio Arrigoni, “Giusto”? E non erano stati informati previamente che sarebbe stato scelto tra i Giusti da onorare? Come faceva, lo stesso Gabriele Nissim, presidente di Gariwo a non essere informato della cosa? Perchè non disse nulla allora?
Occorre proseguire nella lettura dell’articolo.
“Il riconoscimento di Vittorio Arrigoni nei Giardini dei Giusti di Trevi e Pistoia, con un scelta in piena autonomia, ci ha lasciati assai perplessi e lo abbiamo anche comunicato.”
Comunicato cosa?
“Gariwo – spiega l’associazione – non è responsabile di quanto viene pubblicato sulla piattaforma GariwoNetwork, né della scelta delle figure da onorare nei molti Giardini che, pur ispirandosi al lavoro e al modello di Giardino proposto da Gariwo, gestiscono autonomamente tutte le proprie iniziative”. “Ciò vale – prosegue la nota dell’associazione presieduta da Gabriele Nissm – anche per il Giardino dei Giusti di Trevi, i cui promotori hanno scelto in piena autonomia di dare il riconoscimento a Vittorio Arrigoni e a Walter Tobagi, Andrea Riccardi, Vittorio Formentano, tra gli altri onorati quest’anno nella cittadina umbra”.
A parte che Pistoia non è nominata ma solo Trevi, se non si è responsabili, perchè lasciare che questi “Giusti” gestiti in autonomia vengano associati a Gariwo e venga data comunicazione delle loro iniziative sulla paiattaforma della fondazione?
Relativamente a Pistoia, leggiamo.
“Gariwo ha perciò espresso da subito il suo dissenso con chi ha proposto la sua candidatura in qualche Giardino in Italia. Gariwo ritiene infatti che, in Medio Oriente, sia importante valorizzare le donne e gli uomini che si battono per la democrazia contro il fondamentalismo, il terrorismo, l’emancipazione femminile e per la pace tra i popoli”.
Dunque, se questo dissenso era stato espresso “subito”, come mai, di nuovo, Pietro Kaciukian e Anna Maria Samuelli erano entrambi presenti alla sua inaugurazione nel 2013, quando, nel giardino inaugurato figuravano come Giusti “scelti in piena autonomia” Vittorio Arrigoni e un altro avversatore di Israele, Giuseppe Dossetti? In che forma venne espresso il loro dissenso come fondatori di Gariwo?
Ma è la fine dell’articolo “riparatore” quella che merita maggiore attenzione.
“Quello che è però veramente sconcertante è che, tra le centinaia di figure che vengono onorate nei Giardini dei Giusti, se ne scelga una, con caratteristiche certamente controverse (ma anche il mondo dei giusti è pieno di figure controverse!), e la si usi strumentalmente per attaccare tutta la filosofia, i valori e la pratica dei Giardini dei Giusti”.
Dunque Arrigoni sarebbe “controverso”, non ciò che fu in vita, un odiatore di Israele, e sarebbe addirittura accorpabile ad altri “Giusti”, tutto sommato quindi, forse, dopotutto…
No, non è sconcertante che si segnali questa anomalia, come quella di Dossetti, meno plateale, meno conosciuta, sconcertante è che non si riesca a prendere atto con chiarezza e fermezza della propria mancanza di controllo sull’iniziativa a cui è stata data vita. Sconcertante è questa toppa vistosa che copre assai male il buco.
Il problema è a monte, ed è quello di avere voluto estendere come un elastico il concetto di Giusto, solo che così facendo, l’elastico si è rotto.