Il 17 febbraio 1848 il Re Carlo Alberto ha emesso le “Lettere Patenti”, con le quali si concedevano i pieni diritti civili e politici ai valdesi del Regno di Sardegna. Questo il testo:
“CARLO ALBERTO
per grazia di Dio
re di Sardegna, di Cipro e di Gerusalemme
duca di Savoia, di Genova, ecc. ecc.
principe di Piemonte, ecc. ecc.
Prendendo in considerazione la fedelta’ ed i buoni sentimenti delle popolazioni Valdesi, i Reali Nostri Predecessori hanno gradatamente e con successivi provvedimenti abrogate in parte o moderate le leggi che anticamente restringevano le loro capacita’ civili. E Noi stessi, seguendone le traccie, abbiamo concedute a que’ Nostri sudditi sempre piu’ ampie facilitazioni, accordando frequenti e larghe dispense dalla osservanza delle leggi medesime. Ora poi che, cessati i motivi da cui quelle restrizioni erano state suggerite, puo’ compiersi il sistema a loro favore progressivamente gia’ adottato, Ci siamo di buon grado risoluti a farli partecipi di tutti i vantaggi conciliabili con le massime generali della nostra legislazione.
Eppercio’ per le seguenti, di Nostra certa scienza, Regia autorita’, avuto il parere del Nostro Consiglio, abbiamo ordinato ed ordiniamo quanto segue:
I Valdesi sono ammessi a godere di tutti i diritti civili e politici de’ Nostri sudditi; a frequentare le scuole dentro e fuori delle Universita’, ed a conseguire i gradi accademici.
Nulla e’ pero’ innovato quanto all’esercizio del loro culto ed alle scuole da essi dirette.
Date in Torino, addi’ diciassette del mese di febbraio, l’anno del Signore mille ottocento quarantotto e del Regno Nostro il Decimottavo”.
Le celebri Regie Patenti hanno posto fine ad una secolare discriminazione e si sono rivelate decisive anche per l’emancipazione degli ebrei, che arriverà di lì a poco.
Tutto era cominciato con una raccolta firme promossa qualche mese prima, il 30 novembre 1847, dal marchese Roberto d’Azeglio per chiedere l’emancipazione civile di valdesi ed ebrei.
In seguito alla Regie Patenti del 17 febbraio ci sono state ulteriori petizioni rivolte al Re per chiedere l’estensione dei diritti civili e politici anche agli ebrei.
La svolta avviene il 21 marzo, quando 15o israeliti torinesi sono accolti nel deposito di Chivasso dove si radunano i volontari per la guerra d’indipendenza contro gli austriaci. Il 29 marzo il riconoscimento ufficiale dei diritti civili degli ebrei, con la firma del relativo decreto sul campo di battaglia di Voghera da parte del re Carlo Alberto. I diritti politici saranno riconosciuti nel giugno successivo con l’entrata in vigore della “legge Sineo”, 735/1848, che stabiliva che “la differenza di culto non forma eccezione al godimento dei diritti civili e politici e all’ammissibilità alle cariche civili e militari”.
Ancora oggi alcune associazioni propongono di istituire una “Giornata nazionale della libertà di coscienza, di religione e di pensiero” proprio il 17 febbraio, data che ricorda l’emancipazione dei valdesi (e poi degli ebrei) nel 1848 ed è anche l’anniversario della morte di Giordano Bruno, arso sul rogo a Campo dei Fiori a Roma nel 1600.
Il 29 marzo, giorno in cui è stato firmato il decreto di emancipazione per gli ebrei del Regno di Sardegna, corrisponde invece casualmente alla data in cui è stato istituito il primo ghetto italiano, quello di Venezia nel 1516.