Quello che è accaduto il 7 ottobre 2023 nel sud di Israele, nella sua tragicità, è qualche cosa di già visto. Non è successo molte volte nella storia ma è già successo.
Se si analizza lucidamente l’aggressione operata da Hamas si comprende che non è stata un’azione terroristica ma qualcosa di molto più efferato: lo sterminio della popolazione ebraica in un territorio appena conquistato. Questo è quello che facevano i reparti Einsatzgruppen che erano stati costituiti appositamente a questo scopo. Allo stesso modo hanno agito le squadre di Hamas: hanno ucciso deliberatamente soldati e tutti i civili che hanno potuto, perché lo scopo vero della loro azione era unicamente questo, non ve ne era un altro per la loro “missione”. In poche ore hanno ucciso oltre 600 persone a sangue freddo, casa per casa, nelle auto, perfino ad un concerto nel deserto.
Un’altra aberrante similitudine con quanto accaduto nel 1941 è il silenzio del Papa: ora come allora non ha detto una sola parola di condanna. La storia si ripete sempre uguale a se stessa.
Perché è potuto succedere?
Non ci possono essere dubbi che questa è la conseguenza del fallimento colossale dell’intelligence militare israeliana che, esattamente, 50 anni dopo il fallimento nel 1973 non è riuscita a infiltrarsi o intercettare le comunicazioni dei preparativi di un’azione che ha coinvolto migliaia di persone. Inoltre, vista la pianificazione meticolosa con la quale è stata condotta, è certo che essa era stata preparata da moltissimo tempo. E’ stato un autentico blackout dell’intelligence.
Un’altra considerazione da fare è relativa alla tempistica: perché proprio ora?
Qui si possono fare numerose ipotesi. Le più plausibili portano alla convergenza di diverse concause che hanno portato la dirigenza di Hamas a ritenere che questo fosse il momento “giusto”. A mio avviso le più importanti sono 4.
1. Il sempre più concreto avvicinamento tra Israele e l’Arabia Saudita. Questo passo sarebbe un’autentica rivoluzione nello scacchiera mediorientale. Rafforzerebbe enormemente il mondo arabo sunnita contro l’espansionismo dell’Iran, e l’Iran è dietro a ogni mossa di Hamas come di Hezbollah in Libano.
2. Da alcuni mesi il Qatar ha smesso di pagare Hamas con soldi cash (molto milioni di dollari al mese), che Israele permetteva che arrivassero a Gaza dai valici di frontiera, per mantenere i dipendenti pubblici. Questo fatto, anche se non riportato dai media, ha causato un grande malcontento e dimostrazioni di piazza contro Hamas in diverse occasioni.
3. Le continue dimostrazioni in Israele contro il governo. La grande spaccatura che si è creata nella società israeliana negli ultimi mesi, è stata percepita da Hamas come una debolezza interna di Israele da sfruttare: sono stati numerosi i casi di riservisti e piloti che si sono rifiutati di presentarsi ai richiami programmati in questi ultimi mesi.
4. Il prolungarsi del conflitto in Ucraina: la Russia è in difficoltà e sta cercando di rinfocolare conflitti regionali per far diminuire gli aiuti e l’interesse Occidentale verso l’Ucraina. Non è un caso che in pochi mesi si sono verificati aumenti di tensione in molte aree del mondo: golpe in Niger (area del Sahel); conflitto in Nagorno-Karabakh, nuove tensioni in Kosovo e ora, con il pieno appoggio dell’Iran, aggressione di Hamas ad Israele. Tutte aree dove la presenza russa in qualche modo è tangibile.
Conseguenze nel futuro.
Le conseguenze di questa azione genocida compiuta dalle squadre della morte di Hamas saranno enormi. E questo proprio a causa della natura genocida dell’azione compiuta. Infatti il lancio delle migliaia di missili è stata solo la copertura per l’azione omicida che era il vero scopo pianificato. Questa azione rientra in pieno nelle caratteristiche descritte nella Convenzione contro il genocidio del 1948.
Israele a questo punto non potrà limitarsi a una semplice operazione aerea di distruzione delle infrastrutture logistiche e di comando nella Striscia di Gaza. Sarà necessaria un’operazione di terra per eliminare una dirigenza che ha gettato definitivamente la maschera: sono criminali di guerra, d’altronde il loro Statuto afferma in modo esplicito il jihad contro gli ebrei.
Sullo sfondo, in attesa di capire se Hezbollah prenderà parte all’aggressione, c’è la questione iraniana. L’Iran, che è il vero mandante dell’azione criminale, sta cercando di sfaldare gli accordi tra Israele e i paesi sunniti che con la possibile pace con l’Arabia Saudita si rafforzerebbero enormemente. Questa azione omicida su commissione rientra nella guerra, non più a bassa intensità ormai, che l’Iran ha lanciato da anni verso Israele. Per adesso Israele si è limitata a colpire gli alleati dell’Iran in Siria, Gaza e le cellule in Samaria, ma non è da escludersi un’azione militare mirata in Iran, USA permettendo, se non vuole perdere il suo potere di deterrenza costruito in anni di vittorie che è il vero interesse dei paesi sunniti.