Editoriali

Le nostre ragioni, fermamente

A seguito del polverone scatenatosi dopo la pubblicazione l’8 marzo su Il Corriere della Sera dell’articolo di Antonio Ferrari, di cui abbiamo già dato conto, e dopo l’esplicita richiesta rivolta a Gariwo da parte di Noemi Di Segni, presidente UCEI, che la Onlus creata da Gabriele Nissim, prendesse le distanze dal suo articolo, è apparso un comunicato sul sito della fondazione.

In esso si scrive che Ferrari, nel suo pezzo “usa delle espressioni offensive, generalizzanti e distorcenti la realtà nei confronti di un’istituzione prestigiosa come Yad Vashem e verso quegli ebrei che chiama ‘tradizionalisti’, ‘nazonalisti’, ‘ottusi’ e ‘bacchettoni'”.

Ci preme, tuttavia, evidenziare che è lo stesso Gabriele Nissim, uomo pacato e di dialogo che ama fare queste distinzioni. In un suo post su Facebook del 18 febbraio scorso, a proposito dell’aggressione subita dallo scrittore ebreo Marek Halter, Nissim ebbe a scrivere temerariamente che Halter non era stato aggredito in quanto ebreo ma per le sue idee universaliste e che esse non piacciono ai “nazionalisti” e ai “fondamentalisti di tutte le parti”.

E’ evidente che con queste qualifiche Gabriele Nissim si riferiva  anche a quegli ebrei, fortemente legati al concetto di nazione, ovvero a Israele, a coloro che con esso hanno un forte radicamento. Dunque, una qualche contiguità di vedute con Antonio Ferrari sembra evidente. D’altronde, se così non fosse, perchè promuoverlo ad ambasciatore di Gariwo?

Nel comunicato di Gariwo è scritto: “Con il suo articolo, Ferrari è intervenuto contro un clima polemico che da alcuni mesi si è focalizzato in attacchi alla Fondazione Gariwo e ai Giardini dei Giusti. Attacchi che mettono in discussione la Giornata dei Giusti che è stata approvata dal Parlamento Europeo e dal Parlamento Italiano e fraintendono volutamente le nostre posizioni accusandoci di avere una concezione dei Giusti impropria e addirittura anti ‘israeliana…Auspichiamo che si possa ritornare a un sereno dibattito e confronto, superando un clima di denigrazione e di ostilità preconcetta che fa solo male a tutti”.

Essendo L’Informale in prima linea da diverso tempo con articoli critici dedicati a Gariwo, presumiamo che gli attacchi a cui il comunicato fa riferimento senza nominarci, siano soprattutto quelli a noi riconducibili.

No, noi non fraintendiamo volutamente nulla. C’è poco da fraintendere quando in numersosi scritti presenti sul sito di Gariwo la Shoah viene equiparata al Covid-19, i genocidi ai maremoti,  si sradica il concetto di Giusto dalla sua specificità, o si scrive per penna della storica Anna Foa, che la memoria non andrebbe difesa, oppure si mandando due propri rappresentanti istituzionali a Pistoia nel 2013 a commemorare nuovi Giusti, tra cui l’estremista filopalestinese Vittorio Arrigoni, per non parlare di altri Giusti.

Sì, confermiamo senza tema di essere smentiti, che le posizioni di almeno tre membri del Comitato Scientifico, Avraham Burg, Vittorio Emanuele Parsi, Riccardo Noury sono esplicitamente e programmaticamente anti-israeliane, così come confermiamo che all’interno del sito in diversi articoli le posizioni espresse su Israele gli sono pregiudizialmente avverse e ricalcano la linea politica dell’ANPI.

Tutto questo è fattuale, documentabile. Non vi è nulla di preconcetto in esso. Quanto al male che ci si fa, sì, siamo d’accordo pienamente, è quello che Gariwo fa a se stessa evitando di affrontare i problemi seri che noi abbiamo sollevato, anzi negando che essi esistano. L’articolo di Antonio Ferrari non è un incidente. E’ la conseguenza di una deriva ideologica in atto.

Auspichiamo anche noi un dibattito sereno. Sui fatti. Su ciò che indichiamo e riteniamo molto critico. Siamo serenamente disponibili, in questo senso, a qualsiasi confronto pubblico con Gariwo.

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