Antisemitismo, Antisionismo e Debunking

Le inquietanti commistioni de Il Giornale

Indro Montanelli fondò il Giornale in polemica con quella che considerava la virata a sinistra del Corriere della Sera e con l’obiettivo di mettersi «contro il vento di quegli anni che soffiava in direzione del compromesso storico coi comunisti, della contestazione barricadiera, del giustizialismo, del pansindacalismo, della resa all’eversione, e per suonare la Diana della riscossa dei vecchi valori dello Stato di diritto, dell’ordine, della iniziativa privata, dell’economia di mercato, della meritocrazia, non per interpretare e propugnare i gusti e le tendenze del tempo, ma per contrastarli».

Il Giornale si caratterizzò per un orientamento liberale e conservatore, avvalendosi della collaborazione di numerosi intellettuali anticomunisti del calibro di Raymond Aron, Jean-François Revel ed Eugène Ionesco. In politica estera fu atlantista e sionista. Dopotutto, Montanelli espresse posizioni filoisraeliane quando ancora scriveva per il Corriere della Sera. Celebre è divenuta la sua risposta a un lettore intitolata L’antico e legittimo focolare degli ebrei, pubblicata in data 16 settembre 1972. Per la sua creatura editoriale, delle vicende mediorientali si occupava Vittorio Dan Segre, autore e diplomatico con cittadinanza israeliana, che partecipò alla fondazione dello Stato di Israele.

Nel corso del tempo, il Giornale ha garantito una corretta informazione su Israele e il Medioriente, assicurata dalla presenza confortante e granitica di Fiamma Nirenstein. Negli ultimi anni, però, sulle pagine online del quotidiano in questione, sono apparsi analisti e commentatori con posizioni e idee preoccupanti. Su il Giornale.it e InsideOver – quest’ultima, come è possibile leggere sul sito, è una testata registrata de il Giornale online srl – sono apparsi articoli apologetici del dittatore siriano Assad, dei regimi baathisti che tentarono di sradicare lo Stato ebraico e della teocrazia iraniana. Scritti che, su L’Informale, sono stati già presi in esame.

Inquietano anche i diversi articoli velatamente filocinesi e filoturchi comparsi, ancora una volta, su InsideOver. In uno scritto pubblicato in data 3 giugno 2021, intitolato Karabakh, la città fantasma di Agdam tornerà a vivere, si parla dei territori occupati dall’esercito azero sostenuto da Ankara come di «territori liberati dell’Azerbaigian». Altrove, ci si rammarica per la mancata adesione di Roma alla China’s Belt and Road initiative promossa dal totalitarismo cinese, che diverse perplessità ha suscitato presso i nostri servizi segreti e i nostri alleati atlantici.

In un articolo pubblicato, in data 9 giugno 2021, su InsideOver e ripreso da il Giornale.it con il titolo “No a Mosca e Pechino”: l’insidia Usa contro l’Italia, gli autori scrivono: «Partecipare alla guerra fredda 2.0, dunque? Sì, anche perché l’Italia non ha altra scelta – possedendo una sovranità limitata parimenti alle altre medie potenze europee». Nonostante si celi dietro a una pretesa e perniciosa «analisi oggettiva dei fatti», il senso dello scritto è molto chiaro: Washington, ossia il declinante impero americano, impedisce all’Italia di intrattenere relazioni più strette con Pechino e Mosca. Non si fa, ovviamente, cenno ai pericoli di un eccessivo avvicinamento all’autocrazia russa e, soprattutto, alla dittatura cinese. Pechino, infatti, sta tentando di espandere il suo controllo sulle infrastrutture economiche critiche dei paesi europei più deboli con l’obiettivo di ampliare la sua sfera d’influenza politica e militare.

Numerosi sono gli articoli pubblicati su InsideOver e poi riportati su il Giornale.it riguardanti Israele. Le disamine in questione, sebbene caratterizzate da uno stile piatto che vorrebbe essere il più possibile «scientifico», nascondono una radicata antipatia per lo Stato ebraico. In uno scritto del 25 ottobre 2019 intitolato Ora Israele deve fare i conti con la Russia, si presenta Israele come una nazione ossessionata dall’Iran: «Tel Aviv deve mantenere il predominio nucleare del Medio Oriente e non può permettersi che nessun’altra potenza regionale possa dotarsi di armamento atomico. Una politica che rasenta la fobia ma che è in un certo senso giustificata dai proclami che la teocrazia ha fatto in passato sullo Stato ebraico». Il lettore non deve farsi ingannare da quel «un certo senso giustificata», poiché l’intero articolo tende a presentare le forze di difesa israeliane come miopi e paranoidi. Un altro articolo reca come titolo: Raid in Iraq, Libano e Siria: Israele riaccende la sfida all’Iran.

In un pezzo del 26 gennaio 2019, intitolato Ecco cosa c’è davvero dietro il colpo di stato in Venezuela, pubblicato su InsideOver, si rispolvera la datata e screditata teoria secondo cui gli Stati Uniti avrebbero mosso guerra all’Iraq per prendere possesso dei suoi pozzi petroliferi: «C’è una scena del film Vice, sul potentissimo Dick Chaney, nel quale i capi delle maggiori compagnie petrolifere Usa si presentano al nuovo potente subito dopo la  vittoria, squadernandogli davanti una mappa dell’Iraq sulla quale sono  contrassegnati  i giacimenti petroliferi del Paese. Il resto è storia nota […] Impossessarsi dei più ricchi giacimenti petroliferi del mondo, quelli di Caracas, per Washington è diventato decisivo».

Questi sono solo alcuni esempi del malcelato antioccidentalismo che anima alcuni individui orbitanti intorno a il Giornale. Come è stata possibile questa deriva? Disattenzione o «eccesso» di pluralismo? Non possiamo che auspicare un ritorno del celebre quotidiano a un più deciso atlantismo, sempre rivendicato da Montanelli. Di simpatizzanti della Cina, di Maduro, della tirannia iraniana non ne sentiamo la necessità.

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