Editoriali

Le due parti di Israele

Yom Hazikaron, la commemorazione per i soldati caduti durante le guerre combattute da Israele (23,742) e per le vittime del terrorismo (3,150) lascia il posto a Yom Ha’atzmaut il giorno della nascita dello Stato ebraico. Rimpianto, dolore, ricordo e anche gratitudine confluiscono nel giorno in cui si commemora la vita, la nascita, l’affermazione. La due commemorazioni saldano insieme aspetti diversi e complementari della storia di Israele, che nella realtà non sono separati e compongono in modo indissolubile il suo percorso.

Fin dall’inizio, da quel 14 maggio del 1948, quando lo Stato ebraico nacque, su di esso calò immediata la minaccia della distruzione da parte degli Stati arabi, minaccia che si sarebbe poi ripresentata nel 1967, nel 1973, e che sarebbe proseguita sotto forma dell’ondata del terrore che lo investì con la prima e la seconda intifada.  Minaccia che oggi è rappresentata dalla Repubblica Islamica dell’Iran con la sua ben esplicitata volontà genocida, di cui Hezbollah in Libano è uno degli agenti, il secondo essendo il gruppo della jihad islamica presente a Gaza, dove, dal 2007, governa Hamas che ha nel proprio statuto l’obbiettivo di rendere la Palestina judenfrei.

Ed è questa volontà distruttrice, questo rigetto senza posa della legittimità ebraica in Palestina, la causa principale del conflitto che perdura da settantuno anni, e che comincia ben prima, già negli anni ’30. Ed è sempre questa volontà distruttrice da parte arabo-islamica la causa della cosiddetta “Nakba”, catastrofe, celebrata parallelamente dai palestinesi, lo stesso giorno di Yom Ha’atzmaut , e che ha fatto dei 760,000 arabi che abbandonarono la Palestina nella guerra del 1948-49, vittime dei sionisti, mentre furono unicamente vittime di una guerra scatenata da chi voleva distruggere il nascente Stato ebraico e fallì nel proprio intento.

Ricordare, onorare i morti, celebrare la vita, la resilienza, la perseveranza. E’ questa una costante ebraica nel corso dei secoli, in opposizione alle varie forme in cui si è incarnato l’antisemitismo, l’odio per gli ebrei e di cui, oggi, Israele continua a fare le spese. Odio che si infrange contro la supremazia militare e tecnologica dello Stato ebraico e il suo slancio inesausto verso quel futuro che, soprattutto i soldati morti per difenderlo hanno contribuito a rendere possibile.

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