Uno dei principi cardine degli Accordi di Oslo sottoscritti da Israele e dall’OLP di Yasser Arafat era quello che prevedeva la cessazione di ogni forma di terrorismo da parte palestinese. Questo requisito era stato introdotto già con la lettera dei principi che Arafat aveva mandato all’allora premier israeliano Isaac Rabin. Tale lettera era alla base degli accordi stessi.
Nella realtà dei fatti questo fondamentale punto non è mai stato rispettato ne dall’OLP ne dall’Autorità Nazionale Palestinese che è diventata, con gli Accordi di Oslo, l’interlocutore di Israele nel processo di pace.
In questa sede ci focalizzeremo su un aspetto particolare di appoggio al terrorismo: lo stipendio corrisposto dall’ANP ai terroristi e ai loro famigliari.
Questa “pratica amministrativa” è tanto diffusa quanto celebrata tanto da essere una voce del bilancio stesso dell’ANP. E non è una voce di poco conto visto che da una attenta analisi dei bilanci palestinesi, dal 2011 al 2018, si evince che l’ANP abbia corrisposto circa due miliardi di dollari ai terroristi o ai famigliari dei celebrati “martiri”.
Da diversi anni, l’istituto di ricerca Palestinian Media Watch svolge un capillare lavoro d’analisi sui bilanci dell’ANP. Quello che è emerso è sconcertante, come ha riferito Maurice Hirsch, capo della sezione legale dell’istituto di ricerca, “L’ANP utilizza sistematicamente i fondi di Stati Uniti e UE per finanziare organizzazioni quali il Fronte popolare di liberazione della Palestina e il Fronte di liberazione palestinese che sia gli USA che la UE hanno riconosciuto come organizzazioni terroristiche. Il tutto semplicemente assegnando i fondi all’OLP che a sua volta li gira alle organizzazioni terroristiche”.
Il sistema per eludere i già molto allentati controlli di USA e UE sulla destinazione dei fondi è molto semplice: l’ANP che è tenuta a rendicontare i soldi ricevuti li mette a bilancio come spese di finanziamento dell’OLP, poi l’OLP che non è tenuta a rendicontare nessuna spesa li destina direttamente alle organizzazioni terroristiche in una sorta di gioco delle tre carte.
Mentre un altro capitolo è il finanziamento diretto dei terroristi, descritti nei bilanci come “martiri” e le loro famiglie.
In questa voce di bilancio, Palestinian Media Watch, ha scoperto che nel solo 2017 l’ANP ha corrisposto 183 milioni di dollari direttamente alle famiglie dei “martiri” uccisi durante atti terroristici e 160 milioni di dollari ai “martiri” detenuti nelle prigioni israeliane per aver compiuto attacchi contro civili. Per il 2017 il totale delle donazioni straniere ricevute direttamente dall’ANP (esclusi i soldi dell’UNRWA) è stato di 693 milioni di dollari dei quali, come abbiamo visto, 343 milioni sono finiti ai terroristi. Quindi, la metà dei soldi che arrivano dall’estero ogni anno all’ANP servono a pagare i terroristi.
Nel dettaglio è emerso che circa 13.000 terroristi ricevono, annualmente, uno stipendio di 12.307 dollari, che è molto più alto dello stipendio medio percepito da chi lavora nei territori palestinesi. In pratica l’attività di terrorista è assai più remunerativa di una qualsiasi attività lavorativa svolta nei territori palestinesi.
Dopo queste prime indagini è emerso un altro aspetto sconcertante della vicenda: esiste un vero e proprio onorario per le attività terroristiche, come si può vedere dal documento qui di seguito:
Questa tabella è stata pubblicata dal Jerusalem Post in seguito alla diffusione del rapporto sul pagamento dei salari. Le cifre riportate sono in Shekel israeliani (1 dollaro equivale circa a 3.5 Shekel). Quindi dalla tabella si deduce che il “salario” per un atto terroristico non “troppo grave” con condanna fino a 5 anni di carcere da diritto ad una paga di circa 500 dollari al mese. Ma se il terrorista ha commesso uno o più omicidi ed è condannato a oltre 20 anni di reclusione la paga aumenta a 2.500 dollari al mese. Ma oltre la “paga base”, i terroristi, possono contare su ulteriori benefit: se il terrorista è sposato ha “diritto” a ulteriori cento dollari mensili, se ha figli ha diritto a ulteriori 15 dollari per figlio. Se i terroristi sono residenti a Gerusalemme o in altro territorio israeliano possono contare su una maggiorazione rispettivamente di 100 o 150 dollari dello “stipendio”. Tutto questo succede nell’indifferenza dell’ONU, della UE e degli USA fino all’Amministrazione Trump (nel marzo del 2018 ha firmato il Taylor Force Act, legge con la quale l’amministrazione può bloccare fino ad un terzo degli aiuti USA destinati all’Autorità palestinese).
Lo stesso governo israeliano per numerosi anni non ha fatto nulla di concreto per porre fine a questa vergognosa pratica. E’ solo da due anni a questa parte che ha iniziato a trattenere dai soldi raccolti (relativamente ai dazi doganali sulle esportazioni) per conto dell’ANP, l’equivalente dei soldi versati ai terroristi dall’Autorità palestinese: quasi 350 milioni di dollari all’anno. Dopo questa decisione del governo Netanyhau è piovuta l’immancabile sequela di critiche e accuse da parte dell’ONU, della UE e di numerosi altri paesi. Ovviamente nessuna critica è mai stata espressa nei confronti dell’Autorità Palestinese per aver avviato e portato avanti una pratica tanto odiosa e piena di disprezzo verso la vita umana.
Alla luce di questa politica portata avanti con orgoglio – tutti i dirigenti palestinesi a cominciare da Abu Mazen hanno dichiarato che non sospenderanno mai tali pagamenti perché li trovano giusti e legittimi – dai “moderati” dell’ANP diventa poco plausibile parlare di volontà di pace. Nel migliore dei casi bisogna sperare in una sorta di coesistenza quasi pacifica per gli anni a venire.