Antisemitismo, Antisionismo e Debunking

L’antisemitismo, ormai pane quotidiano

L’aggressione perpetrata ieri sera ad Amsterdam, da gruppi di facinorosi islamici contro i sostenitori israeliani del Maccabi, dopo la partita con l’Ajax, ci riporta ad anni bui, e ci ricorda che Amsterdam è la citta dove, nel novembre del 2004, il regista Theo van Gogh venne sgozzato da un giovane marocchino che cercò poi di decapitarlo a causa del suo controverso documentario Submission in cui l’Islam veniva criticato aspramente.

Le forze dell’ordine olandesi erano state da tempo avvertite dalle autorità israeliane del rischio di possibili incidenti ma hanno ignorato gli avvisi.

Vedere nel 2024, arabi che inseguono ebrei israeliani aggredendoli è solo una delle conseguenze dell’ondata di odio antisemita senza precedenti dalla fine della Seconda guerra mondiale che si è riattivato dopo l’eccidio perpetrato da Hamas il 7 ottobre del 2023 e che ha costretto Israele a una risposta militare a Gaza, ancora in corso.

Dalle marce in cui i manifestanti scandivano lo slogan genocida, “Palestina libera dal fiume al mare”, al “campo libero dai sionisti” della Columbia University di New York, alle stelle di Davide dipinte in Francia su diverse abitazioni per marcarvi la presenza di residenti ebrei, a molti altri episodi, abbiamo assistito, stiamo assistendo, a una drammatica regressione civile e culturale che ha, oltretutto, nei giustificazionisti, i loro solerti fiancheggiatori. Affermare che la violenza nei confronti degli ebrei è causata da loro, è un immarcesibile tropo antisemita, ed è uno dei più consunti paraventi del canagliume.

Gert Wilders, da sempre acceso sostenitore di Israele e in prima fila nel denunciare il radicalismo islamico ha condannato senza mezzi termini l’accaduto affermando che è necessario “arrestare e deportare la feccia che ha attaccato i supporter del Maccabi nelle nostre strade”.

Douglas Murray, da tempo anche lui in prima linea nella difesa di Israele, riferendosi agli episodi di intolleranza avvenuti nel Regno Unito, cominciati subito dopo l’eccidio del 7 ottobre con la rimozione dei volantini che effegiavano gli ostaggi israeliani a Gaza e poi culminata nelle marce oceaniche contro Isreale a cui abbiamo assistito soprattutto a Londra, ha dichiarato che la deportazione, ovvero la rimozione e il rimpatrio nei paesi di origine dei musulmani che sono palesemente a sostegno del terrorismo jihadista, dovrebbe essere la prassi. Prassi che ad esempio il Pakistan sta attuando da mesi senza provocare scandalo alcuno nei riguardi di immigrati musulmani provenienti dall’Afghanistan e ritenuti pericolosi per la sicurezza dello Stato.

Oggi assistiamo al paradosso che è nelle capitali occidentali che maggiormente si sprigiona l’odio antisemita mentre inn Medo Oriente, i principali paesi sunniti, con in testa l’Arabia Saudita, e con l’eccezione del Qatar, attendono pazienti che Israele faccia per loro il lavoro sporco che non possono fare, eliminare Hamas da Gaza, neutralizzare Hezbollah in Libano e mettere l’Iran in condizione di non nuocere.

Torna Su