Gli antisemiti di ieri e di oggi combattono contro un nemico che non gli ha mai dichiarato guerra. La caccia dissennata all’ebreo, ovunque egli sia.
A Parigi, dove è fu bruciata viva Mireille Knoll, la superstite ottantacinquenne dell’Olocausto, dove furono aggrediti ebrei fuori dalle sinagoghe, come a Créteil, dove il franco-algerino Mohammed Merah uccise nella scuola ebraica di Tolosa e Amedy Coulibaly ammazzarono quattro ebrei nel negozio kasher di Porte des Vincennes, e a Boulevard Voltaire tre africani accoltellarono un commerciante ebreo.
Oppure a Bruxelles dove furono ammazzate tre persone al Museo israelitico; in Germania dove si è frustato per strada chi portava la kippah; in Svezia dove, a Malmoe, una cappella del cimitero ebraico venne attaccata con bombe molotov così come una sinagoga a Göteborg; o a Pittsburgh negli Stati Uniti, dove un razzista, nazista, suprematista bianco, imbracciò un fucile e falciò decine di ebrei radunati in una sinagoga chiamata Albero della Pace.
Ovunque, questa caccia, è contro un nemico inventato, fantasticato nella propria testa dopo anni di lavaggio del cervello sull’ebreo dipinto come un mostro da combattere e da annientare in quanto tale. Un nemico che non ti dichiara guerra e che vorrebbe solo con-vivere in pace.
Ma nella mente malata di chi odia gli ebrei c’è qualcosa in più.
“Perseguitando e sterminando gli ebrei, i tedeschi, fecero guerra ad un nemico immaginario privo di intenzioni bellicose contro la Germania, un nemico che non aveva né un esercito, né uno Stato, né un governo” sostiene lo storico Alon Confino nel suo “Un mondo senza ebrei” uscito nel 2014. Aggiungendo che “tra tedeschi ed ebrei non vi era alcun conflitto relativo a questioni di territorio, di confine, di risorse, spesso alla base dei casi di pulizia etnica e di genocidio nel mondo moderno“.
Anni e anni di propaganda sulla personificazione dell’ebreo definito come il Diavolo, l’avaro, lo strozzino, l’avido banchiere, l’intrallazzatore che sta dietro ogni complotto, il traffichino immorale, quello che ha ucciso Gesù, l’untore della peste, insomma un essere spregevole dal naso adunco, la pelle scura, le fattezze ripugnanti, quel Male assoluto contro cui sfogare le proprie frustrazioni, porta i suoi frutti.
Non è forse questo che spinse il musulmano Kobili Traoré, quando, in Francia, aggredì e torturò nel sonno, la vecchia vicina ebrea di 65 anni, Sarah Halimi, buttandola poi dal balcone gridando: “Ho ucciso il demonio, Allah Akhbar“?
Non fu quello che armò la mano di Frazier Glenn Closs, l’esponente del Ku-Klux-Klan quando uccise, nello Stato americano del Kansas, tre ebrei gridando “Heil Hitler!”?
E non è quello che animò Robert Bowers, il killer, che facendo irruzione nella sinagoga di Pittsburgh con un fucile semiautomatico, falcidiò decine di persone, urlando: “Morte agli ebrei figli di Satana!“
In Francia c’è persino un villaggio nel Comune di Courtemaux chiamato “La mort aux Juifs” cioè “Morte agli ebrei”.
L’ebreo è nato per essere perseguitato nella mente contorta dell’antisemita. Ovunque egli sia. Sempre e comunque, perché sì. Perché ha torto a priori. Perché esiste e va combattuto sia quando vaga sparso per il mondo o quando vive racchiuso nei confini di quello Stato chiamato Israele.
C’è sulla Terra una nazione più assediata? L’ebreo deve essere annientato dice nel libro Cofino. Attacca l’ebreo in patria e fuori. È un essere immondo nato per fare il male. Anzi, non deve essere mai esistito. Per questo, i nazisti, bruciano la vecchia Bibbia ebraica. Per eliminare la prova storica dell’influenza degli ebrei nella società. Per far sparire ogni traccia e ogni sedimento della loro esistenza.
Eugenetica dei pensieri e delle emozioni. È quello che arma la mano dei Bowers, dei Coulibaly, degli Hitler e di tutti gli psicopatici, i normali, banali psicopatici della porta accanto, i potenziali Eichmann che incontriamo, ogni giorno, per strada.
Cosa aggiungere, se a sangue ancora caldo, in Inghilterra la baronessa Jenny Tonge, rappresentante della Camera dei Lords, accusò gli israeliani di essere la causa che provocò la “reazione” della strage di Pittsburgh.
“Ma capita mai a Bibi (Netanyahu) e all’attuale governo israeliano chiedersi se le loro azioni contro i palestinesi non siano il motivo del riaccendersi dell’antisemitismo?“. Si capisce che l’antisemitismo si nutre del suo stesso odio e non finirà mai.