Islam e Islamismo

L’amore non corrisposto della Turchia per i palestinesi

Anche se non è stata una sorpresa, il primo ministro turco Ahmet Davutoglu, in uno dei suoi settimanali discorsi al parlamento lo scorso dicembre, ha parlato come un politico palestinese, non come un turco:

“Il popolo più oppresso del XX e XXI secolo è quello palestinese (…) Il nostro supporto continuerà fino a quando Gerusalemme non sarà la capitale della Palestina indipendente (…) Nessuno dovrebbe dubitare della nostra devozione alla causa palestinese (…) Non dimenticheremo la Palestina, Gaza, Gerusalemme, nemmeno nei nostri sogni (…) facciamo politica per questa causa santa”.

Ha poi raccontato un aneddoto:

“Siamo stati in prima fila quando tre mesi fa è stata issata la bandiera palestinese presso la sede delle Nazioni Unite. Nel novembre 2012 ero l’unico rappresentante, come ministro degli esteri, del mondo islamico, quando la Palestina è stata riconosciuta come stato osservatore non membro dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Mi sono seduto con [il leader palestinese] Abu Mazen quando la bandiera palestinese è stata issata e ci siamo abbracciati (…) Ecco perché mi sono sentito onorato a nome del mio Paese di aver assistito all’issarsi della bandiera palestinese presso le Nazioni Unite. Inshallah [Se Dio vuole] che la bandiera sia un giorno sventolata a Gerusalemme (…) Tutto ciò che è sbagliato per la Palestina è sbagliato anche per noi”.

Che generoso l’affetto turco per bandiera e leader palestinese! Ma sia la storia sia l’attualità possono decisamente insegnare che l’amore dei turchi per gli arabi in generale, e i palestinesi in particolare, è piuttosto non corrisposto.

Innanzitutto, la bandiera. I colori della bandiera palestinese (rosso, bianco, verde e nero) sono colori pan-arabi. La bandiera palestinese è quasi identica a quella del partito socialista arabo Ba’ath. E’ anche molto simile alle bandiere della Giordania e del Sahara occidentale. Prima di essere la bandiera palestinese, è stata la bandiera della Federazione araba di Iraq e Giordania, di breve durata. Tutte queste bandiere traggono la loro ispirazione dalla rivolta araba contro la Turchia ottomana (1916-1918).

In breve, la bandiera che il primo ministro turco dice orgogliosamente di aver visto mentre veniva issata alle Nazioni Unite è ispirata a quella utilizzata dai nazionalisti arabi palestinesi nella prima metà del XX secolo, che è stata la bandiera della rivolta araba del 1916 contro l’adorato Impero ottomano di Davutoglu. Gli arabi, tra cui i palestinesi, si erano uniti per combattere i turchi durante la guerra.

Allo stesso modo, l’empatia di Davutoglu nei confronti di Mahmoud Abbas non sembra essere condivisa dalla leadership palestinese. Il messaggio di Natale di Abbas, che è stato ignorato in Turchia, conteneva frasi sul genocidio armeno (ancora in gran parte un argomento tabù ad Ankara) che avrebbero causato una sorta di crisi diplomatica, con moti di rabbia e minacce, se fossero state pronunciate da un politico israeliano o europeo. In virtù della solita ipocrisia, i leader turchi hanno preferito non sentire quello che ha detto Abbas:

“Noi, i palestinesi, abbiamo vissuto esperienze simili a quelle degli armeni, entrambi siamo stati repressi, terrorizzati e banditi. Come il popolo armeno è emigrato dal loro paese al nostro e poi in un altro luogo, anche noi stiamo vivendo la stessa lotta. Siamo emigrati nel 1948 e ora i rifugiati in Siria stanno fuggendo via mare, in esilio e in posti che solo Dio conosce”.

Nel suo discorso, Abu Mazen non ha dimenticato di “trasmettere i migliori auguri ai nostri amati fratelli armeni in Palestina, in Armenia e in tutto il mondo” e ha invitato il presidente armeno Serzh Sarghsyan “a visitare la Palestina e speriamo che accetterà l’invito”.

E’ stato un film: “Dalla Palestina con Amore” – per la Turchia. Senza preoccuparsi troppo di quanto i palestinesi amino i turchi, i turchi amano i palestinesi. L’Islam politico ha certe priorità. Se una di queste è l’essere fedeli all’odio nei confronti di Israele e degli ebrei, l’altra è la devozione incondizionata per la “causa palestinese”. I leader turchi possiedono con successo entrambi i requisiti.

Traduzione dell’articolo di Burak Bekdil per il Gatestone Institute

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