Israele e Hamas

La vittoria che non c’è

L’accordo con Hamas siglato da Israele, voluto da Joe Biden e sigillato da Donald Trump (sì, è lo stesso accordo) tramite il suo nuovo emissario per il Medio Oriente, l’immobiliarista Steven Witkoff che ha ottimi rapporti con il Qatar, sta procedendo. Oggi è il turno di altre quattro donne che Hamas ha rilasciato, inscenando la sua parata, con militi in uniforme e sostenitori.

Secondo le stime dell’IDF, nella guerra a Gaza sarebbero morti un po’più di 23 mila miliziani di Hamas, tuttavia, i Servizi americani ritengono che nel frattempo Hamas sarebbe stato in grado di reclutare tra i 10 mila e 15 mila nuovi aderenti. Quello che è certo è che in una Gaza semidistrutta, il costo della cui ricostruzione ammonterebbe a cinquanta miliardi di dollari, Hamas è ancora operativo.

La vittoria di Israele sull’organizzazione terrorista, con la quale Witkoff avrebbe suggerito, forse dietro ulteriore suggerimento dell’emiro Al -Tahani, grande sponsor di Hamas, che la Casa Bianca dovrebbe aprire un canale di comunicazione diretto, finora non c’è stata. Dopo ormai quindici mesi di guerra, Hamas è ancora in grado di muoversi liberamente in diverse zone dell’enclave, possiede armi e può usufruire della sua rete di tunnel, di cui Israele ne ha distrutta solo una porzione (quale sia la proporzione non si sa con precisione).

Questi sono i fatti attuali, al netto di ulteriori considerazioni. In merito ad essi, qui su L’Informale, Daniel Pipes, riconoscendo gli indicutibili successi di Israele contro Hezbollah e l’Iran, seppur parziali, ha sottolineato, sulla base dell’esito della campagna a Gaza e dell’esecrazione mondiale nei confronti di Israele suscitato da questa guerra, che il risultato complessivo che esso può vantare si può riassumere in un “mezzo fallimento”https://www.linformale.eu/trump-e-larte-del-doppio-ingraziamento-intervista-a-daniel-pipes/.

Questo scenario è bene inquadrarlo alla luce delle dichiarazioni di Trump, per il quale la guerra, le guerre in generale, devono concludersi. Il problema è il modo in cui esse si concludono (e qui, ovviamente, si pone anche la questione della guerra ancora in corso tra Russia e Ucraina).

Come abbiamo scritto dall’inizio della guerra, l’unico senso da dare alla parola “vittoria” relativamente a Hamas è quello che Netanyahu ha innmerevoli volte dichiarato: la sua completa sconfitta, ovvero la cessazione del suo ruolo politico e militare all’interno della Striscia.

È tutto da vedere se anche Trump la vede allo stesso modo e se, nel frattempo, lo stesso Netanyahu non ha cambiato opinione in merito.

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