Interviste

La Torre di Vedetta del jihad: Intervista con Robert Spencer

Per molti anni, Robert Spencer ha scritto estensivamente sull’Islam e sul jihad, sfatando il luogo comune secondo il quale il sistema teopolitico fondato da Maometto nel VII secolo sia da considerarsi essenzialmente una religione della pace.

Il direttore di Jihadwatch è diventato la bestia nera di molti apologeti dell’Islam – sia negli Stati Uniti che fuori di essi – i quali, per delegittimare il suo lavoro lo hanno qualificato come “islamofobo”, la definizione imbrattante usata così spesso oggi come uno stigma contro tutti coloro i quali criticano l’Islam. Con la sua consueta ironia, Spencer ha intitolato il suo ultimo libro “Confessioni di un islamofobo”.

Un ospite regolare de L’Informale, ha accettato di rispondere ad alcune nuove domande.

Mr. Spencer, l’Islam, come l’ebraismo, non possiede un’autorità centrale. Nel mondo sunnita ci sono quattro principali scuole di giurisprudenza, la hanafita, la malichita, la shafi’ita e la hanbalita. A parte i differenti approcci esegetici di queste scuole, si può sostenere che nel mondo islamico vi sia un consenso generale riguardo al ruolo e al dovere fondamentale di ogni pio musulmano?

Sì, esiste un consenso tra tutte le madhahib, le scuole di giurisprudenza, riguardo alla necessità di imporre la legge islamica su tutto il mondo. Non è qualcosa su cui vi sia discordia. Nella legge islamica viene posto molto valore al consenso, Ijma. Se vi è consenso su qualcosa da parte delle principali scuole di giurisprudenza, allora è considerato definito una volta per tutte e non è più suscettibile di essere discusso. E’ riportato che Maometto abbia detto “La mia comunità non si accorderà su un errore”, e dunque, malauguratamente per i non musulmani, gli insegnamenti in base ai quali la comunità musulmana deve intraprendere il jihad contro i non musulmani in modo da imporre loro la legge islamica e soggiogarli come inferiori, sono accettati in tutte le scuole di giurisprudenza e in quanto tali non sono considerati né riformabili né modificabili.

Secondo il defunto pensatore religioso sudanese, Mahmoud Mohammed Taha, il Corano contiene due messaggi differenti e antagonisti, uno più pacifico, che il profeta Maometto predicò alla Mecca, e l’altro più intollerante e violento, che predicò quando viveva a Medina. Taha riteneva che soltanto ripudiando il secondo messaggio l’Islam possa essere riportato al suo messaggio essenziale. Per le sue idee venne arrestato e giustiziato in Sudan nel 1985. Cosa ha da dire in proposito?

Ovviamente, Mahmud Mohamed Taha non ha dato origine alla divisione del Corano tra le sure meccane e le sure medinesi, questa divisione è tradizionale ed è parte dell’esegesi coranica classica tra i principali studiosi islamici, e certamente non ha dato origine all’idea che i passi meccani siano più pacifici di quelli medinesi. In realtà non sono molto cortesi nei confronti dei miscredenti i quali vengono costantemente minacciati con il fuoco dell’inferno, anche se non consigliano la guerra nei loro confronti. Per quanto riguarda Taha, quando afferma che i passi meccani sono più tolleranti e dovrebbero avere la precedenza su quelli medinesi che spingono alla guerra, ciò è in contrasto con la teologia islamica consolidata che insegna che siccome i passaggi medinesi vengono cronologicamente dopo, sostituiscono i passaggi meccani.
Nel capitolo 2 del Corano, versetto 106, Allah dice “Noi non abroghiamo un versetto o causiamo che essi venga dimenticato, eccetto se ne stabiliamo uno migliore o simile ad esso”. Dunque il precedente cronologico è assoluto. Se qualcosa che viene successivamente sembra che contraddica qualcosa che viene precedentemente, ciò che viene successivamente ha la precedenza. Ciò significa che la guerra contro i miscredenti è sempre il livello più alto e finale del jihad per i credenti nel Corano. Taha venne condannato come un eretico perché le sue opinioni non erano tradizionali e costituivano una innovazione, Bid’ah, qualcosa che è considerato un grande peccato per l’Islam.
Quindi, mentre vorrei che così fosse, che i passaggi meccani sostituissero quelli medinesi e che Taha fosse nel giusto, sfortunatamente il suo punto di vista va contro la tradizione della teologia islamica, ed è per questo motivo che venne giustiziato.

Sentiamo spesso la distinzione tra Islam politico e un Islam che non lo sarebbe. Suona strano, poiché l’Islam è stato politico dal suo sorgere. Cosa ha da dire in proposito?

Lei ha perfettamente ragione. L’Islam è stato politico fin dal suo sorgere. E’ importante notare che Maometto fu un profeta, o affermò di esserlo secondo le tradizioni islamiche per ventitré anni, e per i primi dodici, quando si trovava alla Mecca, fu solo un predicatore di idee religiose. Non fu fino all’Egira, quando lui e i suoi seguaci si trasferirono a Medina, che divenne un capo politico e militare oltre che religioso. E’ da quel periodo che comincia il calendario islamico, dall’anno uno, l’anno dell’Egira di Maometto a Medina. I musulmani fanno cominciare l’Islam dal momento in cui diviene politico, non dal momento in cui Maometto comincia a predicare, quando inizia ad affermare che non c’è altro Dio all’infuori di Allah e nessun altro profeta se non Maometto. Ciò dimostra che l’aspetto politico dell’Islam è considerato dai musulmani tradizionalisti come intrinseco ad esso e non separabile. Bisogna che vi sia un aspetto politico perché possa essere considerato Islam di fatto. Il politico non è separabile dall’Islam, perlomeno se si parla in senso tradizionale.

Una delle principali sette musulmane moderne, se non la principale, la quale ha ristabilito la necessità del jihad, è quella dei Fratelli Musulmani, fondati da Hasan al Banna in Egitto nel 1928. Al Banna era un puritano il quale reputava che l’Islam nella sua purezza richiedesse il jihad contro gli infedeli. E’ così, la “purezza” dell’Islam è coessenziale con il jihad?

Sì, assolutamente, perché l’Islam considera l’esempio di Maometto come quello sommo. Il Corano afferma al capitolo 33, versetto 21, che Maometto è l’esempio eccellente per i credenti, il che viene interpretato dagli studiosi islamici in un senso assoluto. Se lo ha fatto Maometto è un bene ed è giusto, e i musulmani dovrebbero farlo a loro volta. E dunque siccome Maometto ha proclamato il jihad, il Corano raccomanda il jihad. Tutto ciò è centrale, non si può avere l’Islam senza il jihad. Non è mai esistito un Islam senza jihad.

Questa è una domanda che ho fatto alla rinomata studiosa europea Bat Ye’or. Continuiamo a sentire che l’Islam è stato una fonte molto importante durante il Medio Evo per il venire in essere della civiltà occidentale, ma fondamentalmente tutti i contributi dati all’Islam all’Occidente in quel periodo non hanno radici specificamente islamiche. Cosa ha da dire in proposito?

L’Islam è l’unica religione al mondo con un ramo che si occupa di pubbliche relazioni, uno sforzo concentrato da parte dei credenti il cui scopo è far sì che nessuno possa pensare male dell’Islam, che si pensi tutti che esso sia una forza positiva. Non esiste nessun’altra religione che lavora così alacremente per cercare di produrre una buona impressione e nessun’altra religione che abbia bisogno di lavorare così tanto per produrla.
Gli apologeti islamici ci spiegano costantemente che l’Islam è una religione di pace, lo devono fare perché non è una cosa ovvia, perché i musulmani praticano la violenza in nome dell’Islam ogni giorno.
Ci sono continuamente apologeti islamici che ci dicono che l’Islam è responsabile di straordinari risultati. Anche questo non è ovvio. Ogni stato islamico o nazione a maggioranza islamica nel mondo, è arretrato e abusa dei diritti umani e certamente non è un luogo che nessuno possa reputare un centro di insegnamento culturale. Ci vengono continuamente dette queste menzogne le quali hanno lo scopo di renderci compiacenti nei confronti della massiccia immigrazione musulmana in Occidente.
Quando si arriva alla questione dei risultati dell’Islam e delle sue invenzioni, ci viene detto che le traduzioni dei testi classici greci da parte dei dhimmi ebrei e cristiani prigionieri dello stato islamico del Califfato di Baghdad, il califfato Abbaside, mille anni fa, che le loro invenzioni nell’ambito della medicina e altre innovazioni, sono dovute all’Islam. Queste persone non erano nemmeno musulmane, vivevano soltanto in uno stato islamico. Ciò con cui stiamo confrontandoci è uno sforzo concentrato inteso a fare credere agli occidentali che la massa di immigrazione musulmana nei loro paesi è qualcosa da non temere, poiché probabilmente ci sarà una nuova fioritura di una età dell’oro islamica, e ci saranno invenzioni, e ci sarà cultura, e ci saranno pace e tolleranza. Tutto questo è privo di senso. Non è mai accaduto nel passato e non accadrà ora. Fa tutto parte delle relazioni pubbliche.

Per la teologia islamica l’Islam è la religione primigenia dell’umanità. Ciò significa che ogni altra religione e in modo specifico le due religioni del Libro, l’ebraismo e il cristianesimo sono lacunose, piene di errori e falsità. Solo l’Islam è nel giusto. Tuttavia sentiamo spesso dire che l’ebraismo, il cristianesimo e l’Islam possono andare d’accordo. Lei crede sia possibile?

Sì, certamente l’Islam, l’ebraismo e il cristianesimo possono andare d’accordo fintanto che gli ebrei e i cristiani sappiano qual è il loro posto e accettino il loro statuto di cittadini di seconda classe che la legge islamica stabilisce per i non musulmani secondo le regole dell’Islam. Nello stato islamico, secondo la legge islamica, gli ebrei e i cristiani sono liberi di praticare le loro religioni fintanto che non costruiscano luoghi di preghiera, o riparino quelli vecchi, in modo che le loro comunità siano costantemente in declino.
Non possono rivendicare alcuna autorità sopra i musulmani, così, socialmente, possono essere impiegati solo per i lavori più umili in virtù dei quali non hanno alcuna autorità sopra gli altri, e ovviamente devono pagare la jizia, la tassa speciale resa obbligatoria dal Corano. Devono sottomettersi a tutta una serie di regole che facciano in modo che essi si rammentino sempre di essere dei rinnegati che hanno rigettato la verità di Maometto e dell’Islam. Quindi, devono scendere da un marciapiede se sta arrivando un musulmano, e vengono salutati con “La pace sia su chi è guidato rettamente“ piuttosto che “La pace sia su di te” che è il saluto musulmano standard per gli altri musulmani, perché un musulmano non desidera la pace per un non musulmano. Augura la pace ai musulmani, la pace sia su di loro, su chi è guidato rettamente. Ci sono tutta un’altra serie di umiliazioni quotidiane, discriminazioni e vessazioni, che sono imposte dalla legge islamica nei confronti degli ebrei e dei cristiani. Così era nella Spagna musulmana che è ritenuto fosse un luogo stupendo, multiculturale e tollerante, e così è in qualsiasi altro posto nel quale la legge islamica è applicata nella sua interezza. Non c’è nessun altro luogo nei paesi a maggioranza musulmana, o paesi sotto il governo musulmano, dove c’è stata una eguaglianza di diritti tra ebrei, cristiani e musulmani e non ci sarà mai perché l’Islam non è cambiato

Qual è la sua valutazione della decisione del presidente Trump di dichiarare Gerusalemme la capitale di Israele e conseguentemente di spostare l’ambasciata USA da Tel Aviv a Gerusalemme?

E’ benvenuta, è importante, è storicamente rilevante a un livello politico che credo non sia stato raggiunto da quando Ronald Reagan chiese a Michail Gorbacev di fare cadere il Muro di Berlino. Ci sono grandi paralleli tra le due cose, perché in entrambi i casi tutti gli analisti più autorevoli, tutti gli opinion makers tradizionali, tutti i facitori politici, dissero che Reagan e Trump non dovevano fare quello che hanno fatto. Si sbagliavano tutti. Trump e Reagan sono andati contro la visione onirica maggioritaria per la quale bisogna pacificare chi è violento, la quale afferma che quando ti confronti con gente con intenzioni omicide, allora si concede loro quello che vogliono, non si rimane fermi sulle proprie posizioni. Sia Trump che Reagan, Trump con la sua decisione riguardo a Gerusalemme e Reagan quando chiese la fine del Muro di Berlino, si sono confrontati con il male chiamandolo con il suo nome. Hanno dimostrato entrambi un coraggio immenso nell’andare contro l’opinione consolidata e mantenendosi fermi contro la violenza, l’intimidazione e il bullismo che tutti gli altri volevano pacificare e accomodare. Credo che Trump sarà ricordato come uno degli uomini grandi e coraggiosi della storia per questa decisione.

Se dovesse riassumere cos’è per lei l’Islam è nella sua essenza, cosa direbbe?

L’Islam è molte cose per me, qualcosa che ho studiato tutti questi anni. Giusto ora sto scrivendo una storia del jihad da Maometto fino all’ISIS, la quale mostrerà che il jihad è una costante della storia islamica. L’Islam è una forza che ha oppresso molte persone, che, nel corso della propria storia ha distrutto la vita di molta gente nel mondo, e va definito per quello che è. Ci sono molte persone le quali affermano che sia la fonte di quanto c’è di buono nel mondo. Se vogliono propagare queste opinioni non ho alcun problema se non cercano di impormele o tentino di soggiogarmi sotto la loro legge. Credo fortemente nelle società libere occidentali, nelle società aperte dove non c’è una singola opinione che sia imposta dalle élite, sulla quale dobbiamo basarci. Combatterò fino all’ultimo respiro per la difesa di queste società contro questo sistema radicalmente intollerante, violento, aggressivo, autoritario e suprematista.

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