Dal nostro inviato in Israele, Niram Ferretti
Ieri sera un terrorista palestinese di vent’anni è entrato nell’abitazione di una famiglia israeliana residente a Halamish, in Samaria, assalendone a colpi di coltello tutti i membri riuniti per la cena di Shabbat. Tre sono le vittime: il padre e due figli, un uomo e una donna. La moglie è stata ferita seriamente. L’assassino è stato a sua volta ferito e portato in ospedale.
Su Facebook aveva scritto: “Ho molti sogni e aspirazioni. So che con Allah li potrà realizzare. Ho amato la vita, facendo sorridere la gente, ma che tipo di vita è questa? Uccidono le nostre donne e i nostri ragazzi e contaminano la nostra Al Aqsa mentre dormiamo”.
Ieri, a Gerusalemme, l’esercito e la polizia hanno contribuito a mantenere l’ordine a una settimana dall’attentato che ha causato la morte di due poliziotti israeliani di guardia al Monte del Tempio.
La collocazione di metal detectors davanti all’ingresso del Monte del Tempio, dalla parte della Porta dei Leoni, è diventata il pretesto da parte araba di sobillare la folla accusando Israele di volere modificare lo statuto che vige sul sito dal 1967. Durante i disordini di ieri verificatisi nella West Bank sono morti tre palestinesi. La strage di Halamish è la conseguenza dell’incitamento arabo, così come la morte dei tre palestinesi uccisi negli scontri.
Il capobastone di Ramallah, Abu Mazen, l’interlocutore “moderato” dell’Autorità Palestinese, ha annunciato il congelamento di tutti i contatti con “lo stato occupante fino a quando Israele non si impegnerà a cancellare le misure prese contro il nostro popolo palestinese in generale e in particolare a Gerusalemme e ad Al-Aqsa”.
Abu Mazen ha poi rilanciato un vecchio cavallo di battaglia che risale al mufti filo-nazista di Gerusalemme, Amin Al Husseini. Le misure di sicurezza assunte da Israele sarebbero uno stratagemma adottato per “prendere il controllo della moschea di Al-Aqsa”.
Siamo al solito canovaccio di ricatti, terrore e sangue, tipico delle cosche mafiose, di cui quella di Fatah, governata da Abu Mazen, è un esempio. Siamo alle abituali menzogne spudorate, alla sceneggiata, in cui i mandanti morali dell’orrore di Halamish restano impuniti ai loro posti.
Non ha funzionato in passato, non funzionerà oggi. Israele non cederà al ricatto di queste bande, come nessuno stato potrebbe mai cedere di fronte ai desiderata di terroristi e assassini che vogliono imporre le loro condizioni. Se lo facesse, sarebbe la sua fine.
Gli arabi rispettano una cosa soprattutto, come affermava già Moshe Sharett negli anni ’50: la forza. Tutte le volte che Israele ha ceduto, tutte le volte che ha fatto concessioni, dagli Accordi di Oslo all’abbandono di Gaza, la violenza è aumentata esponenzialmente.
“Per gli arabi“, secondo Mordechai Kedar recentemente intervistato da L’Informale, “pace significa solo una tregua momentanea fintanto che il nemico è troppo forte, è invincibile. Nel momento in cui abbasserà la guardia mostrando la propria debolezza verrà attaccato“.
Così come non può esistere alcuno spazio di dialogo possibile e compromesso tra stato e mafia, non può sussistere alcuna mediazione reale tra chi vuole da sempre la distruzione di Israele e chi lo rappresenta.
Israele può unicamente fare come ha sempre fatto fino ad ora: costruire uno spazio di difesa formidabile, un perimetro di sicurezza contro terroristi e assassini, capibanda profumatamente finanziati dall’Occidente. Lo stesso Occidente che ha creato la fiction dei due stati, uno palestinese e uno israeliano, un grande lucrosissimo business per tutti i nemici irriducibili del popolo israeliano e di Israele.
Fino a quando l’Europa e gli Stati Uniti non prenderanno coscienza che solo stando dalla parte di Israele, difendendone le ragioni e la legittimità, invece di avere aperto un’ampia linea di credito nei confronti della crimimalità terroristica arabo-palestinese che tiene in ostaggio il proprio popolo da decenni instillandogli giorno dopo giorno odio nei confronti degli ebrei, non si potrà mai fare un passo avanti. Saremo sempre qui, dove eravamo prima, dentro la spirale senza sosta della violenza e della morte.