La Giornata della Memoria 2018 è archiviata, ma due avvenimenti di significato opposto, che si riferiscono a quanto in questo giorno vogliamo e dobbiamo ricordare, sono stati trascurati dai nostri media.
E’ noto che storicamente l’antisemitismo ha trovato nell’anima polacca forti radici e che, pertanto, la “soluzione finale del problema ebraico” ideata e realizzata dai nazisti ha avuto in Polonia numerosissimi ed appassionati seguaci. Forse è per questo motivo che i nazisti hanno scelto la Polonia come sede dei più terribili campi di sterminio. Sappiamo anche che dopo la fine della seconda guerra mondiale in diverse località polacche molti sopravvissuti sono stati uccisi da polacchi. Lo stesso papa Giovanni Paolo II è stato testimone dell’odio antiebraico dei suoi connazionali.
Ebbene, il parlamento polacco – per la precisione, la Camera bassa, mentre manca ancora il voto di conferma del Senato – in un soprassalto di orgoglio nazionalista ha decretato che parlare e scrivere di “campi di sterminio polacchi” in riferimento ad Auschwitz, Majdanek, Treblinka costituisce un reato punibile con tre anni di prigione.
E’ vero, ovviamente, che sono stati i nazisti ad allestire e gestire questi luoghi dell’orrore. Ma è altrettanto vero che essi hanno potuto avvalersi di molte complicità e di una sostanziale indifferenza, che alla fine fa risaltare con una luce particolarmente forte il coraggio e l’onore di quanti, polacchi anche loro, seppero opporvisi e salvare la vita ad ebrei.
Dunque, nella sua essenza, questa legge non è del tutto immotivata sotto il profilo di un significato letterale che disonora l’intera nazione (lo stesso presidente Obama, nel 2012, usò l’espressione contestata). Ma questa legge può anche soffocare un dibattito storiografico su questo capitolo di storia polacca: si legga, a questo proposito, l’autobiografia dell’eroico polacco Jan Karski “La mia testimonianza davanti al mondo”, pubblicata da Adelphi. Dorota Glowacka, consigliere legale della Helsinki Foundation for Human Rights di Varsavia, afferma che questa legge si presta a molti abusi, e Yad Vashem, il memoriale della Shoah di Gerusalemme, teme che questa legge possa oscurare la verità sull’aiuto che molti polacchi fornirono ai nazisti, portando all’uccisione di 200.000 ebrei proprio per mano polacca, come scrive lo storico polacco Jan Grabowski.
Ma passiamo ora al secondo evento che ha coinciso con la Giornata della Memoria 2018, e che ci introduce nel misterioso mondo del pensiero islamico sulla Shoah.
Mohammed Al Issa è stato ministro della Giustizia in Arabia Saudita, un paese che ha sempre sostenuto posizioni negazioniste, del resto condivise largamente nel Medio Oriente islamico. Ora egli riveste l’incarico di segretario generale della Lega Mondiale Musulmana, che ha la sua sede proprio in Arabia Saudita. E, inaspettatamente, Al Issa ha scelto proprio il Giorno della Memoria per condannare esplicitamente, in una lettera indirizzata al museo dell’Olocausto di Washington, i crimini di guerra nazisti e definirli “tra le peggiori atrocità mai commesse dall’uomo”; “Questa tragedia perpetrata dal nazismo non sarà dimenticata dalla storia…il vero Islam si oppone a questi crimini e li classifica con il massimo grado di sanzioni penali…Uno potrebbe chiedersi come una persona sana di mente potrebbe simpatizzare la brutalità di questi crimini o sminuirne la portata…Le vittime hanno sacrificato le loro vite innocenti per consentirci di apprezzare con energia la libertà, fornendo l’esempio di come l’odio nazista abbia sprofondato il mondo in guerre e disastri”.
Questo capovolgimento di uno dei capisaldi dell’approccio arabo ed in genere islamico alla tragedia della Shoah ha sorpreso e costituisce probabilmente un tassello di quello che potrebbe essere il futuro scenario politico della regione, del quale altri segnali provengono proprio dall’Arabia Saudita. Tre dei molti commenti comparsi nel sito in inglese di Al Arabiya sono rappresentativi della gamma di opinioni espresse dai lettori arabi: Mujahid Al-Hijazi ha scritto “Questi sono segnali di un possibile avvio di rapporti ufficiali fra i Sauditi ed Israele”; Irfan Ahmed Bota ha scritto “Auguro un olocausto anche peggiore. L’Olocausto non esiste ed è stato esagerato dall’Occidente”; Deeq Abdinoor infine ha scritto “Hitler non ha ucciso tanti quanti pretendono i sionisti. L’Arabia Saudita è a favore di Israele. Queste sono statistiche false, non credeteci”. Ovviamente, sono anche molti i commenti che accusano l’Arabia Saudita di non mostrare altrettanta simpatia per le sofferenze dei palestinesi.