Editoriali

La spina nel fianco che non si riesce a togliere

Israele è colto di sorpresa dall’attacco di Hamas, quando, a partire dalle 6:30 di mattina, giungono sullo Stato ebraico 2,200 razzi. La cosa ancora più grave è l’infiltrazione a sud di miliziani jihadisti all’interno del paese. Come è potuto accadere? Si tratta del più grave attacco subito da Israele sul suo territorio da decenni a questa parte. Un attacco minuziosamente orchestrato e di cui gli apparati di sicurezza non hanno avuto alcun sentore. Qualcuno, inevitabilmente, ne dovrà rispondere.

Poco dopo la fine di Yom Kippur, il cui cinquantesimo anniversario è stato commemorato da poco, guerra passata alla storia e in cui, anche in quella circostanza, Israele si trovò impreparato all’attacco, la storia sembra ripetersi in scala minore, con un attacco congiunto da parte dei terroristi salafiti che controllano Gaza dal 2007.

L’attacco concentrico giunge a ridosso dell’annunciato accordo distensivo tra Israele e Riad con l’indispensabile mediazione americana. Si tratta di un segnale chiaro: Hamas, appoggiato da Teheran, mostra il suo volto feroce e, ancora una volta, rivendica la propria parte in commedia.

Un reale accordo tra Israele e il paese custode della Mecca, rischia inevitabilmente di mettere nell’angolo i jihadisti arroccati a Gaza i quali hanno la necessità assoluta di mostrarsi l’avanguardia dell’intransigenza ad ogni pacificazione con Israele, la punta di diamante della cosiddetta “lotta di liberazione” dall'”entità sionista”, e che tanti estimatori hanno in giro per il mondo, in molteplici ambiti, diplomatici, politici, accademici, e che qui da noi li hanno avuti in due personaggi di spessore intellettuale assai diverso, i recentemente scomparsi, Gianni Vattimo e Michela Murgia.

Non a caso Hezbollah elogia l’operazione di Hamas e sottolinea come essa sia un messaggio ai paesi arabi che intendono normalizzare le loro relazioni con Israele.

Dietro Hamas e Hezbollah c’è ovviamente l’Iran, che vede come il fumo negli occhi un  eventuale avvicinamento saudita a Israele, e, come parte di un accordo israelo-americano-saudita, la possibilità che l’Arabia Saudita possa essere autorizzata a iniziare un proprio programma nucleare.

Hamas è da tempo la spina nel fianco di Israele, e la sua minaccia interna di maggiore rilievo. Per togliersela dal fianco definitivamente Israele dovrebbe riconquistare Gaza, opzione impraticabile, per i costi politici e umani che comporterebbe, dunque l’unica alternativa è quella che si è adottata in tutti questi anni, cercare di contenere il nemico, ma, come dimostrano i fatti, funziona solo a fasi alterne e con costi e rischi che di anno in anno invece di diminuire sembrano aumentare.

Torna Su