Lo scorso giovedì 21 marzo, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha twittato che era arrivato il momento per gli Stati Uniti di “riconoscere pienamente la sovranità di Israele sulle alture del Golan, che sono di un’importanza fondamentale dal punto di vista strategico e di sicurezza per lo Stato di Israele”. Lunedì, 25 marzo, Trump ha firmato un ordine esecutivo facendo esattamente questo.
Il primo ministro israeliano Netanyahu ha elogiato il presidente americano per aver riconosciuto la sovranità di Israele sull’altopiano di notevole importanza strategica. Numerosi opinionisti hanno vociato che si tratta di uno stratagemma per aiutare Bibi a vincere le prossime elezioni politiche in Israele del 9 aprile.
Forse.
Altri hanno ipotizzato che questo sviluppo affosserà di certo la già remota possibilità che la proposta da parte di Trump di un piano di pace per Medio Oriente sarà accolta positivamente nella regione.
Può darsi.
Ma, di fatto, e secondo il diritto internazionale, tutto ciò è solo clamore fuorviante.La questione è molto semplice.Il 5 giugno 1967, scoppiò la guerra fra Israele e l’Egitto.
Il giorno seguente, si unirono anche la Siria e la Giordania, attaccando Israele sul fronte orientale e su quello settentrionale. Il 10 giugno era finito tutto. Incredibilmente, Israele non aveva soltanto respinto gli assalitori, ma aveva preso il controllo del deserto del Sinai, della sponda occidentale del fiume Giordano e delle alture del Golan, a nord.
Contrariamente a circa il 99 per cento delle notizie che trapelano in questi giorni sull’argomento, una dichiarazione israeliana di sovranità sulle alture del Golan e il riconoscimento americano di tale sovranità non sono contrari al diritto internazionale.
Le note di biasimo espresse a riguardo di quest’ultima perfidia israeliana sono di fatto inaccurate e giuridicamente scriteriate.
Il prossimo mercoledì, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (CSNU) terrà, su richiesta della Siria, una riunione di emergenza per occuparsi dello status del Golan. A parte gli Stati Uniti, possiamo aspettarci aspre critiche da parte di Israele e l’invocazione delle Risoluzioni 224 e 338 del CSNU, approvate per auspicare il cessate-il-fuoco rispettivamente del 1967 e del 1973. Il pretesto sarà che tali risoluzioni vietano qualsiasi riconoscimento della sovranità israeliana sul Golan.
Non è così.
Il diritto internazionale consta di un’accozzaglia di convenzioni, dichiarazioni, Risoluzioni delle Nazioni Unite e via dicendo. Dalla Seconda guerra mondiale, l’interpretazione accettata e riconosciuta del diritto internazionale in merito alla perdita territoriale durante un conflitto è abbastanza semplice: il paese aggressore non può conservare in modo permanente la terra acquisita a seguito di un conflitto armato.
Questo principio è alla base della condanna del riconoscimento americano della sovranità israeliana sulle alture del Golan. In questo contesto, abbiamo sentito parlare molto di come l’occupazione russa della Crimea sia distinta dalla presa di Israele sul Golan. Come se l’una fosse attinente all’altra.La Russia ha invaso la Crimea e occupa il territorio di quel paese. Non è stata la Crimea a invadere la Russia.L’Iraq ha invaso il Kuwait e ha occupato il territorio di quel paese. Non è stato il Kuwait a invadere l’Iraq.La Siria e la Giordania attaccarono Israele nel 1967. Non fu Israele ad attaccare la Siria.Il paradigma della Seconda guerra mondiale nel diritto internazionale non contempla l’insieme unico di circostanze che prevalgono in questo angolo di Medio Oriente, ma si limita a occuparsi della situazione più comune in cui il paese aggressore, e non quello che si difende, conquista.Non vi è dubbio che la Siria attaccò Israele nel 1967 (e di nuovo nel 1973). E non ci sono dubbi che, alla fine di entrambi i conflitti, Israele avesse il pieno controllo delle alture del Golan. In effetti, in seguito alle leggendarie battaglie di carri armati sulle alture del Golan nel 1973 (che sono state studiate a West Point), l’esercito siriano era collassato e Israele era pronto ad andare avanti e conquistare Damasco. Un accordo per il cessate-il-fuoco era nell’interesse di tutti.
Dal 2011, la Siria è devastata dalla guerra civile, in cui il presidente Bashar al-Assad ha attaccato i propri cittadini con armi chimiche in diverse occasioni. Ampie zone della Siria erano controllate dall’Isis fino a tempi molto recenti, comprese le aree che si affacciano direttamente sulle alture del Golan vicino al confine con Israele. Oggi, lo Stato siriano esiste a malapena. È una polveriera violenta e del tutto disfunzionale di alcuni dei più brutali regimi e movimenti al mondo. Non è ammissibile che la Siria rivendichi la sovranità sul Golan, così come non è possibile che la rivendichi sulla sponda orientale del fiume Eufrate. Anche se potesse, non è nell’interesse di alcuna nazione responsabile constatare un risultato del genere.La Siria violò il diritto internazionale nel 1967, nel 1973 e in molte altre occasioni, attaccando Israele senza aver ricevuto alcuna provocazione e promettendo di distruggere il paese. Non solo la Siria non è riuscita a raggiungere il suo obiettivo bellicoso, ma è stata costretta ad accettare un cessate-il-fuoco per evitare l’umiliazione totale: una conquista israeliana di Damasco.
Benvenuti in Medio Oriente!
Ci sono conseguenze per gli attacchi militari, specialmente quanto l’aggressore perde. Il diritto internazionale tace su questo punto e lo fa per una buona ragione. Perché, su una base logica, è difficile da comprendere.
Le persone possono detestare il presidente Trump e il primo ministro Netanyahu. Possono essere sprezzanti nei confronti della tempistica con cui l’America ha riconosciuto la sovranità di Israele sulle alture del Golan. Ma ciò non è contrario al diritto internazionale. E non altera affatto l’esito del conflitto israelo-palestinese.
Traduzione di Angelita La Spada
Qui l’articolo originale di Vivian Bercovici per Commentary Magazine