Esclusivo
A seguito delle polemiche relative al Festival delle Memorie di Ferrara, ora diventato Settimana delle Memorie, e dopo gli interventi di Dario Disegni, presidente del MEIS e di Noemi Di Segni, presidente dell’UCEI, i quali, hanno entrambi escluso con vigore ogni coinvolgimento e partecipazione del MEIS al Festival, L’Informale ha voluto intervistare Marcello Corvino, produttore e direttore artistico del Teatro Comunale di Ferrara, parte attiva dell’iniziativa ferrarese voluta da Moni Ovadia, per sapere come si sono svolti i fatti.
In questi giorni si è accesa una polemica rovente intorno al Festival delle Memorie di Ferrara, evento di cui voi siete parte attiva. Il MEIS ha preso le distanze dall’iniziativa affermando di non condividerne l’impianto. A noi risulta però che il MEIS fin dal principio non abbia avuto nessun tipo di obiezione al programma. Ci vuole dire come sono andate le cose esattamente?
In qualità di direttore artistico della Fondazione Teatro Comunale di Ferrara ho tenuto rapporti personali con il MEIS nella persona del dott. Spagnoletto a partire da settembre 2021. L’ho informato del progetto Settimana delle Memorie ideato dal nostro direttore generale Moni Ovadia. I rapporti prima telefonici e informali, sono successivamente diventati istituzionali con lettere di carattere formale inviate via e-mail dagli indirizzi di posta elettronica delle rispettive Istituzioni. Il 26 ottobre del 2021 in una mail inviata a me, ad alcuni nostri collaboratori ed al direttore generale Moni Ovadia, il dott. Spagnoletto si congratulava per la ricchezza del programma che mettevamo in campo in occasione del Festival delle memorie e dava piena disponibilità a condividere la programmazione e garantire la partecipazione sua e del Meis. Seguivano una serie di e-mail tra gli uffici del Teatro Comunale e il Meis in cui si perfezionavano il calendario degli appuntamenti, I partecipanti agli incontri e gli spettacoli in programma per il Festival delle memorie, Festival delle memorie è il titolo dell’oggetto delle mail intercorse. In data 19 novembre alle ore 11.00 il Prefetto di Ferrara, in qualità di garante del Comitato 27 gennaio, convocava tutte le istituzioni facenti parte del comitato suddetto la cui coordinatrice e curatrice scientifica è la dott.ssa Anna Quarzi, direttrice dell’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara. Alla riunione erano presenti il sig. Prefetto di Ferrara, il sig. Questore di Ferrara, il vicesindaco di Ferrara, la coordinatrice del comitato dott.ssa Anna Quarzi, il presidente della Comunità ebraica di Ferrara, rappresentanti del Meis e di altre istituzioni che compongono il comitato suddetto. In quella occasione Moni Ovadia ed io abbiamo dato lettura del programma completo del Festival delle memorie. In quella sede abbiamo avanzato la seguente proposta: inserire nella programmaziuone del comitato 27 gennaio solo ed esclusivamente le tre giornate dedicate alla memoria della Shoah e tenere fuori dalla programmazione del Comitato 27 gennaio le altre giornate del Festival. Proposta accolta dai presenti e messa agli atti dalla coordinatrice del Comitato 27 gennaio Dott.sa Anna Quarzi. Quindi, come dimostra tutto il materiale informativo prodotto. dentro alle celebrazioni del 27 gennaio sono inseriti solo I tre giorni dedicati dal Teatro Comunale di Ferrara alla Shoah (27 gennaio “Senza Confini” con Moni Ovadia e la Stage Orchestra, 29 e 30 gennaio “Se questo è un uomo” di e con Walter Malosti). Il resto della programmazione “Festival delle memorie” dedicati alle persecuzioni di armeni, curdi e Tootsi, resta fuori dal programma del Comitato 27 gennaio, perchè attività specifica e indipendente del Teatro Comunale di Ferrara. La puntualizzazione degli avvenimenti suddetti non ha nessun intento polemico ma solo ed esclusivamente chiarificatore. Riteniamo il programma realizzato grazie anche al contributo di idee del Meis e relativo alle date del 27,29,30 gennaio 2022, di eccellente rilevanza culturale ed artistica. E’ auspicio del Teatro che la collaborazione in corso possa continuare negli anni a venire con crescente impegno.
In una intervista pubblicata su Shalom, il presidente del MEIS, Dario Disegni ha dichiarato, “Noi partecipiamo e siamo presenti unicamente al programma approvato dalla Prefettura. Il Teatro di Ferrara ha agito di sua sponte, per il festival delle memorie, una iniziativa infelice in tutti i sensi, sia nei termini che nei contenuti, e che ci ha lasciati sconcertati. Il festival delle memorie è stato organizzato autonomamente e non con noi”. Come commenta questa dichiarazione?
Non la commento perché si commenta da sola.
Durante la conferenza stampa per la presentazione del Festival delle Memorie, ora diventato “Settimana delle Memorie”, Vittorio Sgarbi ha fatto delle dichiarazioni stupefacenti relative a Israele e allo “sterminio” dei palestinesi che verrebbe compiuto dallo Stato ebraico. Come le giudica?
Sbagliate e sorprendenti. Sbagliate perchè io so che avrebbe voluto dire altro ma ha usato termini sbagliati, che non rappresentano il suo pensiero. Questo è grave se parliamo di Vittorio Sgarbi, capace di esprimersi in un italiano eccellente, colto e straordinariamente efficace. Sgarbi conosce perfettamente peso e misura delle parole. Dico anche che sono parole sorprendenti perché se abbiamo l’onore e il privilegio di avere il MEIS a Ferrara lo si deve in maniera rilevante per l’impegno profuso da Vittorio Sgarbi, amico di Israele e le cui amicizie fraterne con esponenti della cultura e della comunità ebraica, anche ferrarese, sono innumerevoli e a tutti note. Può capitare a ognuno di noi dire cose che non riflettano le profonde convinzioni personali e culturali. Sgarbi ha successivamente spiegato e si è scusato per l’accaduto. Mi permetto di concludere la mia risposta a questa domanda con una riflessione del tutto personale. Sono solito attribuire un valore agli esseri umani non per le loro parole ma per le azioni che compiono. Una delle tante azioni virtuose di Vittorio Sgarbi è stata favorire la nascita del MEIS a Ferrara. Per questo lo considero un uomo di valore. Shakespeare ci insegna che nell’uomo c’è il bene e il male, Vittorio ha parlato male in questa circostanza ma per il MEIS, gli amici ebrei e di Israele ha sempre agito bene e con generosità e, ripeto, per me i fatti sono più importanti delle parole.
Il 21 novembre del 2005, l’ONU, tramite l’Assemblea Generale ha istituito la Giornata della Memoria, riferita in modo specifico alla Shoah e non ad altri genocidi. Inserirlo nel contesto di altri stermini e genocidi, indubbiamente tutti da ricordare, proprio a ridosso di questo evento unico per specificità, modalità e intento programmatico, offre inevitabilmente il fianco a polemiche e forti contrasti. Non le sembra più opportuno e, allo stesso tempo meno ambiguo, riservare ad altri eventi traumatici di cui si vuole fare memoria, un periodo diverso da quello in cui si fa memoria della Shoah?
La sua riflessione è corretta, infatti appena ci è stata sottoposta, solo tre giorni fa, l’abbiamo accolta immediatamente cambiando il nome da “Festival delle memorie” in “Settimana delle memorie” e annunciando che la prossima edizione si svolgerà in un periodo dell’anno che non includa il 27 gennaio. Vorrei però concludere con alcuni dati oggettivi, perché come lei sa per me contano le azioni più delle opinioni. In qualità di produttore televisivo sono stato insignito della menzione speciale “Prix Italia” per aver prodotto con la RAI “Binario 21” di e con Moni Ovadia e Liliana Segre, trasmesso anche dalla BBC. Vorrei inoltre sottolineare che il contributo in termini di qualità della programmazione artistica ed entità dell’impegno economico, affrontato dal Teatro Comunale di Ferrara per la prossima giornata della Memoria, e inserito dal Prefetto di Ferrara nella programmazione del Comitato 27 gennaio, meritano, a mio personale giudizio, rispetto e considerazione. Il nostro fine è di collaborare alla memoria della Shoah mettendo umilmente a disposizione il meglio delle nostre capacità intellettuali ed artistiche. Ci adoperiamo con tutte le nostre energie affinché questo mondo diventi un po’ più degno di essere vissuto, adoperandoci per un futuro di pace per tutti gli esseri umani.