Alla fine è successo, la senatrice a vita Liliana Segre ha davvero visitato il Memoriale della Shoah di Milano in compagnia della reginetta del vacuo, Chiara Ferragni, affinché questa, con qualche Instagram stories, mobiliti l’interesse dei giovani su una pagina così importante e tragica della storia. a così importante e tragica della storia.
Le fotografie del lieto evento sono imbarazzanti, pure manifestazioni della tirannia dell’apparire che, in questi tempi, incatena anche i più insospettabili tra noi. La compita senatrice è ritratta accanto alla celebre influencer, che per l’occasione sfoggia un viso serioso da studentessa attenta, con alle spalle la parola «Indifferenza».
La Segre si è erroneamente convinta che la Ferragni potesse avvicinare i ragazzi al tema dell’Olocausto, ma ha solo trasformato il Memoriale della Shoah in una passerella per la soubrette di Instagram. Se dopo la visita di quest’ultima si registrerà un aumento di giovani in visita a quel luogo di memorie, non sarà per volontà di conoscere, ma un riflesso condizionato di pavloviana memoria alla vista della Ferragni.
Se per recarsi nei musei dedicati alla persecuzione nazista, i giovani hanno bisogno della presenza di una influencer, dovremmo interrogarci sulla qualità del nostro sistema scolastico. Coloro che si accalcheranno in un tempio della memoria per ragioni che esulano dal proposito d’imparare e ricordare, ma solo perché «c’è stata la Ferragni», compieranno un’azione inutile e demenziale.
Quanti hanno avuto la spiacevole esperienza di osservare una comitiva di adolescenti in visita a un museo o a un memoriale, conosce bene il loro totale disinteresse per ciò che li circonda, sono risucchiati, continuamente, dal vortice digitale dei social media.
La Senatrice ha le capacità per rendersi conto che quei giovani che seguono la Ferragni sono gente pericolosa per sé stessa e per gli altri. Se la popolare bionda, invece che al Memoriale della Shoah, si fosse recata a un raduno di neonazisti, i suoi follower, in ragione del loro cieco culto della personalità, avrebbero fatto schizzare alle stelle la vendita di copie del Mein kampf.
I giovani sono surclassati dai social network e dalla loro forza d’attrazione stregonesca, così come dalle opinioni degli influencer, che non a caso si chiamano così. Siamo in presenza di una massa che, per passività e fanatico entusiasmo, ricorda quella del Terzo Reich. È difficile dubitare della buona fede della senatrice Segre, ma la inviterei a mettere in guardia i giovani dallo strapotere degli algoritmi e dal dominio dell’immagine, invece di affidarsi a colei che meglio li rappresenta.