Più oscura si fa questa notte, notte d’orrore.
Amsterdam: aggressione sanguinaria, caccia sistematica agli ebrei di Israele, una Gaza nei nostri territori, esplosione di odio smisurato e incontenibile. Ogni limite è stato superato.
Eccoli gli effetti della universale intifada di demonizzazione-deumanizzazione degli ebrei, in una replica dell’hitlerismo aggravata dall’esibizione ostentata delle azioni dei carnefici.
L’indignazione civile, quando c’è stata, è del tutto insoddisfacente davanti all’entità criminale di una violenza militarizzata, furibonda. Alimentata da una ideologia genocida. Le bande nazi-islamiche sono state padrone di Amsterdam nelle ore decisive, hanno colpito a sangue gli ebrei e terrorizzato la città. L’intervento tardivo della polizia olandese non è stato una semplice manifestazione di inefficienza, ma si è rivelato l’effetto di una prassi multiculturalista che ha alimentato la cultura dell’odio e dell’agguato mortale. Ayaan Hirsi Ali ha ampiamente documentato che la polizia olandese contiene al suo interno ampie quote di immigrati islamici, che avevano espresso posizioni anti-israeliane e si erano rifiutate di fare controlli sui sospetti.
Il multiculturalismo rivela il suo vero volto di incubatore di odio razziale, di pulizia etnica, mostra in pieno quello che si sapeva essere, cioè l’opposto diametrale del pluralismo e della vita liberale democratica. Così i Paesi Bassi che hanno una grande tradizione di civiltà plurale, federale, di libertà (l’eccellenza della Repubblica delle Province Unite nel Seicento, dove il termine provincia ha un significato opposto a quello periferico prefettizio della storia francese e italiana), perché nella storia olandese la provincia era invece un potere originario che delegava a un centro coordinato, in una tipica democrazia federale.
Tutto questo è stato devastato dalla criminalità violenta del fanatismo islamico. Infranta la patria di Spinoza e Anna Frank. Ricordiamo che la famiglia Frank venne denunciata e deportata nei lager dai nazisti occupanti affiancati da collaborazionisti olandesi.
Il Primo Ministro del Regno dei Paesi Bassi ha espresso la sua vergogna, il Re Guglielmo Alessandro ha comunicato al presidente Herzog: “Con gli ebrei abbiamo fallito con la Shoah, abbiamo fallito ora.”
L’Olanda è oggi il paese delle chiese vuote, di chiese chiuse trasformate in supermercati, di sinagoghe a rischio di assalto, di moschee che si diffondono come centri della guerra psicologica del nazi-islamismo anti-ebraico, anti-cristiano, anti-occidentale.
La violenza antiebraica di Amsterdam è più grave di quanto sembri, perché rappresenta una punta del pericoloso progetto Eurabia, rivolto a indebolire, dividere, colonizzare l’Europa attraverso il potere violento delle enclave islamiche nell’Unione Europea.
Molti degli aggressori degli israeliani sono di terza o anche quarta generazione, una misura questa del disastro multiculturalista. Ecco che significa aver dato la cittadinanza olandese ad anti-olandesi, antisemiti, anti-europei. Questa dinamica criminale antisemita, anti-occidentale non si arresta ma si espande senza maschera, senza vergogna.
Diverse manifestazioni di massa, ad esempio a Milano, esaltano l’attacco di Amsterdam, inneggiano a Yahya Sinwar, del quale inalberano i ritratti. In questo modo osceno si esaurisce la finzione della retorica “filo-palestinese”, e in modo scoperto e arrogante si comportano come un organo di Hamas, Hezbollah e Iran. La glorificazione dei carnefici incita a nuove carneficine.
Sarebbe come fare una manifestazione di massa che inneggia a Hitler, Stalin, Mussolini, Mao, Pol Pot, Bin Laden, i peggiori capimafia e boss del narcotraffico. Come dire: vogliamo la legalizzazione del crimine e la criminalizzazione della sfera umana e civile.
Le folle della violenza verbale e fisica antiebraica esercitano un vero ricatto verso una democrazia debole e indifesa fanno valere, oltre la violenza, il peso di una tirannia della maggioranza in termini di consenso e calcolo elettorale. Gli ebrei in Italia sono una minoranza pacifica, senza voce, trattata da sempre come un capro espiatorio. Trascurata per la sua marginalità, quasi insignificanza elettorale.
Ma quando la democrazia formale si riduce a statistica quantitativa perde la qualità di una democrazia fondata su principi inviolabili, con un suo ethos. Perché l’antisemitismo non è solo persecuzione e morte per gli ebrei, ma è un potente tossico per la dissoluzione della democrazia. Terribile a dirsi, ma è come se questa realtà incontrastata del nuovo nazismo islamico, per certi aspetti selvaggi, sadici, apocalittici, anche peggiore dello storico nazionalsocialismo tedesco, si stesse espandendo senza una barriera antifascista o con una opposizione solo marginale.
Lo aveva compreso, e ne scriveva profeticamente, Oriana Fallaci:
“Continua la fandonia dell’Islam ‘moderato’, la commedia della tolleranza, la bugia dell’integrazione, la farsa del pluriculturalismo. E con questa, il tentativo di farci credere che il nemico è costituito da un’esigua minoranza e che quella esigua minoranza vive in Paesi lontani. Be’, il nemico non è affatto un’esigua minoranza. E ce l’abbiamo in casa. Ed è un nemico che a colpo d’occhio non sembra un nemico. Senza la barba, vestito all’occidentale, e secondo i suoi complici in buona o in malafede perfettamente-inserito- nel-nostro-sistema-sociale. Cioè col permesso di soggiorno […] È un nemico che trattiamo da amico. Che tuttavia ci odia e ci disprezza con intensità. Un nemico che in nome dell’ umanitarismo e dell’asilo politico accogliamo a migliaia per volta anche se i centri di accoglienza straripano, scoppiano, e non si sa più dove metterlo. Un nemico che in nome della ‘necessità’ (ma quale necessità, la necessità di riempire le strade coi venditori ambulanti e gli spacciatori di droga?), invitiamo anche attraverso l’Olimpo costituzionale. ‘Venire cari, venite. Abbiamo tanto bisogno di voi.’ Un nemico che le moschee le trasforma in caserme, in campi di addestramento, in centri di reclutamento per i terroristi, e che obbedisce ciecamente all’imam. Un nemico che in virtù della libera circolazione voluta dal trattato di Schengen scorrazza a suo piacimento per l’Eurabia, sicchè per andare da Londra a Marsiglia, da Colonia a Milano o viceversa, non deve esibire alcun documento. Può essere un terrorista che si sposta per organizzare o materializzare un massacro, può avere addosso tutto l’esplosivo che vuole: nessuno lo ferma, nessuno lo tocca.”
Questo scriveva a suo tempo. Oggi, che direbbe?
Solo un risveglio, una rivolta delle coscienze, potrà difendere gli ebrei, rompere la loro de-umanizzazione, e creare una spinta per un’Europa che superi l’inganno multiculturalista, e diventi dunque un’Europa pluralista.