Sono quasi settanta anni che Israele sta combattendo questa guerra, la guerra che è sempre di più affare occidentale, perché questo è il suo nome, non un altro.
La guerra che dura da decenni dentro il giardino d’Occidente da Settembre Nero in poi e che ha avuto il suo apogeo con l’11 Settembre. Sigle diverse, diverse costellazioni, ma unite da un unico progetto, la disarticolazione dell’assetto occidentalista, e la sua sottomissione a un progetto totalitario in cui nazionalismo e sacro si sono giustapposti. Non il sacro paganeggiante ed esoterico del nazismo con un Messia ariano alla sua guida, ma il sacro islamico con un Profeta guerriero.
Israele combatte questa guerra per sé e per noi da quasi settanta anni in Medioriente.
Fortezza Bastiani a salvaguardia della nostra identità, della nostra salute, con dentro una guarnigione che ha contribuito a fondare e arricchire con il suo contributo la civiltà in cui viviamo.
Sì, dagli ebrei la salvaguardia, la salute, la perenne e inesausta adesione alle ragioni della vita, al pluralismo delle opinioni, all’illuminismo più vero, non la sua caricatura. Quello della continua ricerca sotto la luce della ragione, riconoscendone i limiti ma mai disconoscendone la necessità. Contro le opposte direttive, di una sottomissione piena della ragione all’imperscrutabile e a un sacro militarizzato, a un progetto teocratico-politico che vuole riempire ogni interstizio della umana convivenza.
Israele, che da quasi settanta anni deve affrontare il progetto di distruzione che ha preparato nei suoi confronti l’integralismo musulmano – progetto che comincia ancora prima della sua fondazione, negli anni Trenta con l’alleanza islamonazista tra Adolf Hitler e Amin al Husseini – è all’avanguardia della consapevolezza su quanto accade in Occidente con sempre più frequenza.
La stessa guerra. La medesima partita. Le cose vanno chiamate con il loro nome, perché ci si ammala di verità rimossa. E’ la verità rimossa che continua a uccidere ostentando la forza e la perseveranza che le negano coloro i quali si rifiutano di riconoscerla.