Per comprendere il clima nel quale si diede avvio al reclutamento delle truppe ebraiche nell’esercito inglese, che nel 1944 portò alla costituzione della Brigata Ebraica, è opportuno citare una celebre frase di Ben Gurion (futuro primo ministro dello Stato di Israele) allo scoppio della Seconda guerra mondiale: “Combatteremo in guerra come se non ci fosse nessun Libro Bianco. Combatteremo il Libro Bianco come se non ci fosse nessuna guerra.”
Il Libro Bianco citato da Ben Gurion era quello redatto dal governo britannico nel 1939 e recava le disposizioni inglesi sul futuro del Mandato di Palestina: cioè il tradimento inglese delle disposizioni mandatarie tra cui il completo blocco dell’immigrazione ebraica in Palestina che fu causa indiretta della morte di centinaia di migliaia di ebrei nelle camere a gas naziste. Nonostante questo voltafaccia, gli ebrei di Palestina erano consapevoli che i valori di libertà e democrazia li accomunava con lo schieramento alleato impegnato nella lotta contro la Germania nazista e i suoi alleati. Quindi, fin dall’inizio della guerra non ci fu nessuna esitazione: gli ebrei chiesero di essere arruolati nell’esercito inglese per poter contribuire alla resistenza anti tedesca.
Per questo motivo già il 3 settembre 1939 l’Agenzia Ebraica ed il Vaad Leumi (Consiglio Nazionale degli ebrei in Palestina) aprì a Londra un ufficio di reclutamento per volontari, e finanziamento per equipaggiarli, tra le comunità ebraiche sparse in tutto il mondo.
Alla fine della guerra i volontari ebrei di tutto il mondo inquadrati nell’esercito inglese furono oltre 130.000 tra uomini e donne, di cui 62.000 avrebbero operato su diversi teatri di guerra (gli ebrei palestinesi che servirono nelle varie unità militari inglesi furono circa 28.000 oltre a circa 20.000 inquadrati nella polizia ausiliaria).
Le autorità inglesi, fin all’inizio, si mostrarono però molto reticenti ad arruolare gli ebrei di Palestina. Soprattutto non volevano acconsentire alla creazione di reparti interamente ebraici ma si limitavano ad arruolare volontari da inquadrare nei reparti già esistenti. Così, alla fine del 1940, circa 10.000 ebrei palestinesi suddivisi in numerose compagnie furono incorporati nell’East Kent Regiment (The Buffs) e nella polizia ausiliaria per il controllo territoriale della Palestina mandataria.
Con l’arrivo di Rommel e dell’Afrikakorps in nord Africa nella primavera del 1941 e i rovesci militari susseguenti, si fece sempre più impellente, per gli inglesi, la necessità di difendere l’Egitto e il canale di Suez dall’avanzata tedesca e per gli ebrei difendere i confini del Mandato di Palestina. Infatti, vi era il concreto timore (fino alla sconfitta tedesca di El-Alamein) che i tedeschi, conquistando la Palestina, potessero ripetere lo sterminio della popolazione ebraica, come stava avvenendo nell’Europa dell’Est. Da qui le impellenti richieste da parte dell’Agenzia Ebraica e della dirigenza ebraica di Palestina della costituzione di reggimenti ebraici da inquadrare nell’esercito britannico. I politici inglesi, nonostante la situazione militare fosse critica, si mostrarono ancora molto reticenti alla formazione di reparti totalmente ebraici. Si aprì così un lungo e acceso dibattito parlamentare in merito a questa proposta. Gli inglesi avevano il timore che la costituzione di un reggimento ebraico avrebbe portato ad un malcontento tra gli arabi, la cui posizione verso la Germania era molto “ambigua” se non di vera e propria simpatia. Inoltre, avevano il timore che la formazione di unità totalmente ebraiche potesse diventare l’embrione di un futuro esercito ebraico che avrebbe combattuto contro gli inglesi per l’indipendenza alla fine della guerra.
Nel 1942 fu deciso dal governo inglese la costituzione del Palestine Regiment: però tale reggimento doveva essere obbligatoriamente misto, cioè composto in egual numero da arabi e da ebrei di Palestina. Iniziò così un lento e faticoso arruolamento di volontari da inserire nel Palestine Regiment. Il reclutamento fu lento e difficoltoso semplicemente perché all’entusiasmo ebraico non corrispondeva un altrettanto entusiasmo arabo: il reggimento dovendo essere composto in egual modo da ebrei e da arabi non trovava un numero di arabi minimamente sufficiente a pareggiare il numero di quello ebraico. L’ Agenzia Ebraica, perciò dovette cercare di “convincere” un numero sufficiente di disoccupati arabi come volontari in modo che corrispondessero al numero di volontari ebrei (molto numerosi), in molti casi si arrivò ad offrire doni in denaro per arruolarne un certo numero. In questo modo nell’estate del 1942 furono arruolati solo 1.600 ebrei e 1.200 arabi. La qualità delle reclute arabe era, inevitabilmente, molto bassa, con tassi di diserzione molto elevati, tanto che alla fine la maggior parte delle unità operative fu formata in gran parte da ebrei. Con queste palesi difficoltà, nel nell’agosto 1942 il Palestine Regiment fu ufficialmente formato, anche se ancora afflitto dallo stesso reclutamento misto e dai relativi problemi di bassa qualità. Iniziò così un intenso addestramento in Egitto e poi in Libia con gli altri corpi dell’esercito britannico. Da parte ebraica si intensificarono pressioni sull’Alto Comando britannico per poter formare unità militari esclusivamente ebraiche per essere impiegate anche in prima linea. La posizione inglese non cambiò nei due anni successivi, perciò i volontari ebrei si trovarono dislocati in differenti unità molto eterogenee: da unità di mulattieri, a unità ausiliarie di vari reggimenti fino a unità di ingegneri reali e un corpo medico della Royal Army.
La svolta, che portò alla creazione della Brigata Ebraica, avvenne solo nell’agosto 1944: dopo una lunga trattativa tra le autorità ebraiche in Palestina e il governo britannico (dopo un decisivo intervento di Churchill), gli inglesi acconsentirono a formare una brigata esclusivamente ebraica, costituita da poco più di 5.000 soldati. Agli ebrei della Terra di Israele si aggregarono ebrei provenienti da altre possedimenti inglesi: Canada, Sud Africa e Australia. Ad essi si aggiunsero perfino ebrei provenienti dalla Polonia e dall’Unione Sovietica. Il comando della brigata fu assunto dal Generale di origine canadese Ernest Frank Benjamin. Il proclama ufficiale del Ministero di Guerra britannico, del 20 settembre (inizio del capodanno ebraico) recitava “è stata presa la decisione di formare una brigata ebraica in vista di una sua partecipazione alle operazioni belliche. La brigata di fanteria si baserà sui battaglioni ebraici del reggimento palestinese”. Era nata ufficialmente la Brigata Ebraica. Le sue insegne sono mostrate in figura 1.
Nel medesimo tempo come si comportarono gli arabi e la loro leadership? Ancora prima dello scoppio della guerra diedero l’avvio ad una ribellione anti inglese che costò la vita a migliaia di persone. Il loro leader, il Gran Muftì di Gerusalemme Amin al-Hussein, si schierò apertamente a favore dei tedeschi organizzando ripetute insurrezioni in Palestina, in Iraq e in Siria. Poi, scappato dal Medio Oriente, prima in Italia poi in Germania continuò la sua attività in favore dell’Asse. Tra le sue attività, si può annoverare il reclutamento di circa 20.000 arabi del Medio Oriente e del nord Africa per formare una divisione – la “Free Arabian Legion” – inquadrata nella wehrmacht (si veda l’insegna di figura 2).
Una volta giunto in Germania si dedicò, tra varie cose, al reclutamento di musulmani bosniaci da inquadrare nelle SS. Egli fu l’artefice, tra il 1943 e 44, della creazione della divisione Waffen-SS Handschar composta da circa 18.000 volontari bosniaci. Dall’altra parte gli arabi palestinesi che si arruolarono nell’esercito britannico furono circa 12.000, che come si è detto in precedenza, per la maggior parte furono “convinti” dall’Agenzia Ebraica più che dallo spirito di combattere il nazifascismo. Tanto è vero che un numero consistente di essi disertò prima di finire l’addestramento mentre la maggior parte rimase dentro i confini mandatari con incarichi di polizia ausiliaria. La scelta di campo di arabi ed ebrei era chiara.
Per quanto concerne la Brigata Ebraica invece, dopo un periodo di addestramento in Egitto e Cirenaica, tutti i suoi effettivi furono imbarcati su due navi dirette in Italia (sbarcò a Taranto). Fu immediatamente integrata nell’VIII Armata britannica. Il 27 marzo 1945, insieme al Gruppo di Combattimento “Friuli” del rinato esercito italiano, fu tra l’altro protagonista dello sfondamento della linea Gotica nella vallata del Senio, nei pressi di Riolo dei Bagni. Complessivamente, la Brigata combatté nel nostro paese dal 3 marzo al 25 aprile 1945, con una perdita di 38 morti e 70 feriti. Nel cimitero di Piangipane di Ravenna sono stati seppelliti i corpi dei loro caduti (complessivamente gli ebrei morti tra le fila dell’esercito britannico furono 700).
Finiti i combattimenti, dopo il 25 aprile, i soldati della Brigata Ebraica, furono protagonisti di un importante azione svolta a favore degli sfollati italiani, allestendo centri di rifugio per civili, fornendo generi di prima necessità e aiutando la popolazione civile in difficoltà. Successivamente la Brigata fu ridislocata (dopo una breve e importante parentesi a Tarvisio) in Belgio e in Olanda, dove si dedicarono al recupero della dignità della vita attraverso il soccorso fisico, educativo e morale dei sopravvissuti ai lager, attuando un’operazione ante litteram di “search and rescue” destinata soprattutto nei confronti degli ex deportati ebrei.
A causa del sostegno dato ai profughi ebrei che volevano raggiungere la Palestina, la Brigata si scontrò con i comandi britannici. Nel luglio del 1946 il governo inglese decise di procedere al suo disarmo, alla sua smobilitazione e al rimpatrio nei Paesi d’origine.