Il ministero della Difesa ha svelato un nuovo programma finalizzato a progettare un veicolo da combattimento per il futuro. Tre prototipi, frutto della più recente tecnologia che consentirà ai veicoli con o senza equipaggio di proteggere il territorio, erano in mostra in un campo polveroso ai piedi di una serie di colline. Al di là di una di queste colline c’era un villaggio costruito ad hoc per simulare il tipo di ambiente in cui Israele potrebbe dover lottare durante una battaglia in Libano. Un luogo adatto per Israele per poter analizzare il terreno di scontro del futuro, mentre una simulazione dell’attuale campo di battaglia fa da sfondo. Per Gerusalemme la sfida è quella di affrontatre avversari ben noti, come Hezbollah e Hamas, proiettandosi nel futuro in una prospettiva assai più ampia della minaccia iraniana che si sta radicando in Siria e in Iraq.
La rivelazione del nuovo programma arriva pochi giorni dopo che un militante palestinese ha sparato a una pattuglia delle Forze di difesa israeliane (IDF), nei pressi della Striscia di Gaza, ferendo un ufficiale e due soldati. Secondo l’IDF, le truppe hanno risposto al fuoco, uccidendo l’aggressore. Una postazione militare di Hamas è stata colpita come rappresaglia da un carro armato dell’esercito israeliano.
Più tardi, quello stesso giorno, sono stati sparati dei colpi contro le forze israeliane in Cisgiordania. Inoltre, i media locali in Siria hanno accusato Israele di aver compiuto un raid aereo sulle alture del Golan, nei pressi della linea armistiziale. Le attività di quel giorno indicano che per Israele è in latenza un conflitto su tre o più fronti. Dal 2017, i media israeliani, i funzionari e gli analisti della difesa mettono in guardia in merito a uno scenario del genere. L’IDF sta lavorando sull’ipotesi che la prossima guerra potrebbe essere combattuta simultaneamente su più fronti.
L’ex capo di Stato maggiore Gadi Eizenkot, il quale ha dichiarato che Israele ha colpito lo scorso anno più di mille obiettivi iraniani in Siria, ha asserito che lo Stato ebraico deve affrontare sfide in Libano, in Siria, in Cisgiordania, a Gaza e nel Sinai. E anche in Iraq, dove i jet israeliani avrebbero colpito degli obiettivi. Secondo questo scenario, Israele ritiene che alcuni paramilitari sciiti iracheni, collegati all’Iran, siano una minaccia. Le potenziali minacce includono le milizie paramilitari che potrebbero unirsi a un futuro conflitto passando dalla Siria e dotate di missili di precisione iraniani comandati a distanza con base in Iraq. Queste milizie paramilitari sciite irachene, come Kata’ib Hezbollah, sono collegate al Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche (IRGC), che Washington ha designato come organizzazione terroristica.
Israele non affronta un conflitto multi-fronte come questo dal 1973. All’epoca, la guerra venne combattuta tra le forze convenzionali israeliane e gli eserciti di Egitto, Siria, nonché elementi delle divisioni armate irachene e altri alleati degli Stati arabi. Oggi, la situazione è completamente diversa. Di conseguenza, le forze armate israeliane hi-tech affinano le proprie tecniche per conseguire una maggiore precisione, efficacia e agilità, utilizzando l’intelligenza artificiale, i droni e i missili a più lunga gittata.
Questo fa parte della visione offerta da Israele quando il 4 agosto è stata svelata l’esistenza del suo programma di futuri mezzi corazzati da combattimento, chiamato Carmel. Un test condotto con successo in Alaska da Israele del missile Arrow 3 mostra altresì come lo Stato ebraico spera di far fronte alle minacce dei missili balistici.
Tutto ciò fornisce a Israele i tipi di risorse impiegate negli ultimi anni a Gaza, in Libano e ai confini con il Libano e con la Siria. Il che significa che a Gaza, quando lo scorso anno Israele condusse degli attacchi di rappresaglia contro Hamas, spesso in risposta al suo lancio di razzi, le perdite umane furono relativamente basse. Ad esempio, quando nel weekend del 5 maggio scorso sono stati lanciati contro Israele quattrocento razzi, diversi israeliani e sette palestinesi sono rimasti uccisi. Al contrario, nel 2009, quando Israele entrò in guerra e lanciò un’operazione di terra a Gaza, più di mille persone vennero uccise e altre migliaia rimasero ferite a seguito di questi lanci missilistici.
Sono trascorsi tredici anni dalla guerra del Libano del 2006. Quella guerra distruttiva registrò anche un numero elevato di vittime tra Hezbollah, i civili libanesi e quelli israeliani e lasciò il segno in entrambe le parti. Quella guerra venne combattuta nell’ambito delle tensioni al confine di Gaza. Israele aveva lanciato l’operazione Pioggia d’estate, nel giugno 2006. Hezbollah sferrò un raid transfrontaliero il 12 luglio 2006, senza aspettarsi che l’IDF avrebbe scatenato una grande guerra in risposta.
Israele si rende conto del tipo di conflitto cui deve far fronte a Gaza. Ha ridimensionato le minacce di Hamas e della Jihad islamica palestinese (PIJ), ponendo fine alla costruzione dei tunnel e sviluppando il sistema di difesa missilistica su più livelli. L’Iran potrebbe essere in grado di incoraggiare Hamas o la PIJ a fare pressioni su Israele, perché entrambi hanno legami con Teheran, ma non rappresentano una grave minaccia per Israele. Al contrario, l’arsenale di razzi di Hezbollah di oltre centomila proiettili, alcuni con una guida di precisione di gran lunga migliore rispetto al 2006, costituisce un’enorme minaccia. Hezbollah lo sa e si è vantato del fatto che può colpire l’intero territorio israeliano. Ma ha mitigato le sue minacce riconoscendo che né esso stesso né Gerusalemme – e nemmeno gli Stati Uniti – vogliono un conflitto su larga scala.
La domanda più importante è cosa accadrà dopo in Siria e come potrebbe configurarsi il fronte siriano in un conflitto futuro. Con Hezbollah e l’Iran che svolgono un ruolo in Siria, ruolo resosi evidente con i numerosi attacchi aerei israeliani, non è da escludere la possibilità di propagazione. Ma l’alleato russo della Siria non vuole che il regime di Bashar al-Assad venga minacciato da un nuovo conflitto. Preferisce focalizzare l’attenzione sul nord della Siria e sulle tensioni con Stati Uniti e Turchia.
Recenti notizie riguardanti l’Iraq, in particolar modo le accuse lanciate contro la presenza di missili iraniani con base in Iraq e gli attacchi aerei, evidenziano un fronte molto più ampio per Israele e i suoi avversari. I media iracheni ora reagiscono alle notizie dell’attacco aereo israeliano del mese scorso. In passato le milizie sciite irachene, come Kata’ib Hezbollah, hanno puntato il dito contro Stati Uniti e Israele nella retorica contro entrambi i paesi. Questo è strettamente correlato a Teheran e alla strategia regionale dell’IRGC nonché alla narrativa di Hezbollah, che tende a collegare Washington e Gerusalemme. Con le tensioni USA-Iran che sono aumentate nell’ultimo mese, è immancabile la possibilità che un incidente su uno dei confini israeliani si trasformi in una crisi più ampia. Se ciò accadesse, allora Israele potrebbe dover affrontare una guerra multi-fronte.
Traduzione in italiano di Angelita La Spada
https://www.meforum.org/59127/israel-gets-ready-to-fight-a-multifront-war