Quando il presidente Joe Biden dice: “non ci sono dubbi: gli Stati Uniti sostengono Israele”, Israele dovrebbe essere scettico. Ma quando i leader di Hamas promettono di intraprendere una guerra senza fine fino a quando non annienteranno tutti gli ebrei o moriranno nel tentativo, Israele può fidarsi che lo facciano sul serio. Ironicamente, Gerusalemme può fidarsi più dei suoi nemici che dei suoi alleati nel mantenere le loro promesse.
Dopo l’eccidio del 7 ottobre, Biden, in un primo momento, ha reagito in modo appropriato in un discorso del 10 ottobre, definendolo “un atto di pura malvagità” e definendo Hamas “un gruppo il cui scopo dichiarato è quello di uccidere gli ebrei”. Ha detto: “Siamo dalla parte di Israele”, ha promesso “assistenza militare” e ha riconosciuto che “se gli Stati Uniti sperimentassero ciò che sta vivendo Israele, la nostra risposta sarebbe rapida, decisiva e travolgente”. Il Time (prematuramente) ha definito Biden “il presidente americano più filo-israeliano di sempre”.
Non c’è voluto molto prima che il Dipartimento di Stato si ribellasse all’appoggio di Biden alla difesa di Israele. Successivamente, oltre 400 dipendenti pubblici (la maggior parte dei quali democratici) hanno scritto una lettera in cui condannavano Israele. Era solo questione di tempo prima che Biden aderisse all’ala AOC del suo partito e alla radicata burocrazia anti-israeliana del Dipartimento di Stato.
Il 25 ottobre, Biden ha giustamente espresso scetticismo sul conteggio delle morti ripetuto acriticamente e riportato dal ministero della sanità di Hamas, dichiarando: “Non ho alcuna informazione che i palestinesi stiano dicendo la verità su quanti sono stati uccisi”. Ma proprio il giorno dopo, alla Casa Bianca, si è scusato con un gruppo di leader musulmani per averlo fatto, promettendo che avrebbe “fatto meglio” e aggiungendo: “Sono deluso da me stesso”.
Ben presto, il segretario alla Difesa di Biden, Loyd Austin (che ha dimostrato la sua competenza nel disastroso ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan), è stato inviato in Israele per consigliare l’IDF su come concludere le operazioni di combattimento a Gaza. Questo per quanto concerne lo stare dalla parte di Israele.
Ben presto, il Segretario di Stato di Biden, Antony Blinken, ha iniziato ad avvertire pubblicamente Israele di proteggere i civili e a sostenere ciecamente una “soluzione a due Stati”, come se Hamas non avesse semplicemente mostrato al mondo cos’è uno Stato palestinese. Questo per quanto concerne il sostegno a Israele.
Hamas, d’altro canto, non ha mai vacillato dal suo Statuto del 1988 (o “Patto”, come viene talvolta chiamato) che proclama che “non esiste soluzione al problema palestinese se non attraverso il Jihad” e dichiara che “Israele esisterà e continuerà ad esistere finché l’Islam non lo cancellerà”.
Diciotto anni dopo, il 25 gennaio 2006, uno dei cofondatori di Hamas, Mahmoud al-Zahar, dopo aver votato alle ultime elezioni a Gaza, promise che Hamas “non cambierà una sola parola del suo Statuto”.
Dopo che Hamas vinse quelle elezioni, Khaled Mashaal, un altro leader di Hamas, affermò che “Hamas ha una visione. Hamas ha un piano. Hamas può gestire la battaglia politica, proprio come ha gestito la battaglia militare, ma in un linguaggio diverso, con strumenti diversi, e riconoscere Israele non è uno di questi. Ne lo è rinunciare ai diritti, rinunciare al diritto alla resistenza, e nemmeno rinunciare alle armi della resistenza.”
Nel 2007, Hamas rilasciò una dichiarazione in cui assicurava al mondo che: “Non tradiremo le promesse fatte a Dio di continuare il percorso del Jihad e della resistenza fino alla liberazione della Palestina, di tutta la Palestina”.
Il 15 giugno 2010, Mahmoud al-Zahar ribadì la sua promessa che “[il] suo è il nostro piano per questa fase: liberare la Cisgiordania e Gaza, senza riconoscere il diritto di Israele a un solo centimetro di terra…Non riconosceremo il nemico israeliano.”
Hamas ha mantenuto questa promessa.
Dopo l’eccidio del 7 ottobre, Hamas ha continuato a fare promesse.
Il 24 ottobre, Gazi Hamad, un terrorista di Hamas che si spaccia per un politico, ha dichiarato alla televisione LBC in Libano che “ripeteremo gli attacchi del 7 ottobre finché Israele non sarà annientato”. Ha aggiunto che l’attacco del 7 ottobre “è solo la prima volta, e ce ne sarà una seconda, una terza, una quarta, perché abbiamo la determinazione, la risolutezza e le capacità per combattere”.
Un “consulente per i media” di Hamas, Taher El-Nounou, ha dichiarato al New York Times in un articolo pubblicato l’8 novembre che “lo stato di guerra con Israele diventerà permanente”.
Il 14 dicembre, uno dei miliardari di Hamas, Mousa Abu Marzook, ha scritto su X che “Hamas non riconosce la legittimità dell’occupazione israeliana…Confermiamo che la resistenza continuerà fino alla liberazione e al ritorno”.
Israele può avere fiducia che anche Hamas intenda mantenere queste promesse.
Quando si tratta del suo alleato, gli Stati Uniti, c’è forse solo una cosa in cui Israele può avere fiducia: che l’amministrazione Biden continui a spingere Gerusalemme verso una “soluzione a due Stati”, anche se ciò significa accettare una Gaza in cui Hamas mantiene il potere. Come ha affermato un portavoce del Dipartimento di Stato: “In definitiva, il futuro della leadership palestinese è una questione che riguarda il popolo palestinese”. Il problema è che la stragrande maggioranza (89%) del popolo palestinese sostiene Hamas.
Nell’autobiografia di Elie Wiesel sugli anni trascorsi nei campi di sterminio nazisti, La Notte (1958), racconta come un vecchio morente di dissenteria ad Auschwitz una volta gli disse: “Ho più fiducia in Hitler che in chiunque altro. Lui solo ha mantenuto la sua promesse, tutte le sue promesse, al popolo ebraico.”
Israele può confidare che Hamas, come Hitler, intenda mantenere le sue promesse, tutte le sue promesse, al popolo ebraico.
https://www.meforum.org/65421/israel-can-trust-hamas-to-keep-its-
Traduzione di Niram Ferretti