La proposta del governo israeliano di procedere all’estensione della sua sovranità sopra il 30% della Giudea e Samaria (Cisgiordania, West Bank) ha ridato vigore al ben noto mantra secondo il quale, con questa azione, Israele violerebbe, il diritto internazionale.
Per il diritto internazionale l’annessione unilitarale da parte di un Stato nei confronti di territori fuori dai propri confini, sarebbe illegale. Le cose stanno davvero in questi termini? Non si sono mai verificate annessioni unilaterali a partire della Seconda Guerra mondiale che la comunità internazionle non abbia sanzionato?
A scanso di equivoci, per prima cosa è da rimarcare che nel caso di Israele e dei territori della Giudea e della Samaria non si può parlare di annessione ma semplicemente di estensione della sovranità. Argomento già trattato su L’Informale con vari articoli apparsi dal 20 maggio scorso.
Si tratterà qui di prendere in esame alcuni esempi tra i più noti di annessione unilaterale accaduti nel mondo. E’ importante sottolineare che per il diritto internazionale non esiste un trattato che disciplina la questione delle annessioni. Per questa ragione “fanno legge” altri due principi, come si evince dall’art. 38 dello Statuto della Corte di Giustizia Internazionale:
- la consuetudine internazionale, come prova di una pratica generale accettata come diritto;
- i principi generali di diritto riconosciuti dalle nazioni civili
Relativamente al punto c, il principio generale accettato da giuristi e – in teoria – dagli Stati è quello che sancisce che una annessione unilaterale non è mai ammessa perché potrebbe diventare una scusa per uno Stato abbastanza forte militarmente per una invasione territoriale di un altro Stato, con il pretesto di una aggressione subita al fine di giustificare le proprie mire espansioniste. Per questa ragione i principi generali sono contrari all’annessione anche in caso di guerra difensiva. In pratica, come si è comportata la consuetudine internazionale relativamente a casi specifici?
Gli esempi che contraddicono il principio generale sopra esposto sono davvero numerosi. Vediamone alcuni.
Isole Curili
Questo arcipelago di isole a nord del Giappone, fino al 1945 apparteneva all’Impero giapponese. L’Urss lo occupò nelle ultime settimane della Seconda Guerra mondiale. Da allora hanno fatto parte dell’Urss e poi della Russia. Mai è stato firmato un accordo di pace tra Giappone e Urss (poi Russia) che ponesse fine allo stato di belligeranza tra i due paesi. Quindi, si tratta di una annessione unilaterale derivante da una guerra difensiva. Nessuno a livello internazionale (ad esclusione del Giappone) ha mai eccepito nulla.
Penisola Coreana
Alla conclusione della guerra di Corea nel 1953, dopo l’aggressione Nord coreana ai danni della Corea del sud, la Corea del sud controllava – e controlla tuttora – un ampia zona a nord del 38° parallelo che sanciva il “confine” tra le due Coree. Questa zona fu conservata perché di strategica importanza militare. Le due Coree non hanno mai firmato un accordo di pace. Questa zona è di fatto annessa alla Corea del sud. Quindi si tratta di annessione unilaterale di una guerra difensiva. Nessuno a livello internazionale ha mai eccepito nulla.
Kashmir
La regione del Kashmir che si colloca tra India, Pakistan e Cina, con l’indipendenza di India e Pakistan aveva deciso per la propria indipendenza (era un principato). Durante la prima guerra indo-pakistana fu invaso dai due paesi confinanti e di fatto spartito (2/3 all’India e 1/3 al Pakistan). Entrambi i paesi hanno annesso unilateralmente le zone conquistate militarmente. Nessuno a livello internazionale ha mai eccepito nulla.
Oltre a questi esempi, ci sono tantissimi casi di annessione unilaterale dopo un atto di palese aggressione. Tra i tanti si possono citare l’annessione di Lituania, Lettonia e Estonia da parte dell’Urss. La Crimea da parte della Russia, parti della Georgia da parte della Russia, il Tibet da parte della Cina. Di tutti questi casi nessun organo onusiano ha mai condannato le annessioni. Non da ultimo, quando la Giordania, nel 1950 si annesse gli stessi territori della Giudea e dela Samaria in modo illegale, non vi fu alcun biasimo o condanna da parte dell’ONU o di un altro organismo internazionale.
Infine molto interessante, e poco noto, è anche il caso della città di Trieste. La città fu occupata nel 1945 dalle truppe angolo-americane – dopo la breve e drammatica occupazione titina – e nel 1947, dopo la firma del trattato di pace tra l’Italia e gli alleati, divenne città libera (internazionale) con la Risoluzione 16 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Trieste passò sotto il controllo italiano nel 1954 dopo la firma del memorandum di Londra. Tale memorandum di fatto formalizzò una situazione provvisoria della città, in quanto esso non accennava alla piena sovranità italiana della città ma al semplice passaggio d’amministrazione. In pratica la città fu annessa all’Italia senza che l’Italia ne avesse i pieni titoli legali, infatti la Risoluzione 16 del Consiglio di Sicurezza non è mai stata abrogata, anche dopo il trattato di Osimo.
Questo episodio dovrebbe far riflettere chi si ostina a rifiutare la legalità di Gerusalemme come capitale di Israele.
In conclusione, come si evince chiaramente dagli esempi riportati, il diritto internazionale è basato tante volte (quando non ci sono dei trattati specifici) su dei principi generali che sono ampiamente sconfessati dalla pratica consuetudinaria degli Stati. Pratica ammessa per tutti gli Stati tranne uno: Israele, anche quando ha la rivendicazione legale per poterlo fare.
Questo tema è ritornato di attualità in merito alla proposta del governo israeliano di procedere all’estensione della sovranità al 30% della Giudea e Samaria. Questo progetto è stato subito bollato dalla quasi totalità della comunità internazionale come un “atto contrario al diritto internazionale”. Cosa c’è di vero in questa affermazione? E come si è comportata la stessa comunità internazionale di fronte ad altri casi di annessione unilaterale?