Jewish Lifestyle

Israele e Usa, storia di un amore?

Mercoledi 13 gennaio 2016, l’associazione Italia Israele di Alba Bra Langhe e Roero, in collaborazione con il Comune di Bra, e le Associazioni Italia Israele di Cuneo ed Asti, è stata lieta di ospitare il dott. Antonio Donno, storico, giornalista e scrittore, esperto di politica internazionale statunitense, sul tema “Strategie e politiche internazionali a confronto”.

Ad introdurre la serata Giuseppe Greco, presidente dell’associazione di Alba e Bra, il dott. Carlo Benigni, presidente dell’associazione cuneese, e l’avv. Luigi Andrea Florio, presidente dell’associazione astigiana nonché ex parlamentare europeo.

L’avvocato Florio, in particolare, ha tracciato una breve introduzione sui rapporti tra UE e Israele, evidenziando primariamente come l’Europa abbia sempre mantenuto –e mantenga- un atteggiamento ostile nei confronti di Israele, nonostante quest’ultimo sia una sorta di appendice dell’Occidente, e per cultura e per democrazia affine agli stati europei, e sia nato al termine di un processo ideologico, quello sionista, che mirava alla costituzione di una patria, di uno Stato libero per il popolo ebraico, ricalcando in fondo quelle spinte risorgimentali  che in Europa hanno portato alla costituzione di stati come l’Italia stessa.  Il popolo ebraico tra l’altro ha in Europa il suo piu’ grande cimitero, non va dimenticato, frutto dell’insensatezza e della barbarie del periodo nazi-fascista.

Eppure l’UE è ostile: vedasi in ultimo la questione dell’etichettatura dei prodotti provenienti dai cosiddetti “Territori Occupati” [Territori che in verità occupati, a norma di diritto internazionale non sono affatto, nota mia], cosa che l’Ue non fa e mai ha fatto per nessun altro Stato che occupi [anche davvero] territori altrui

L’Europa arrivò a boicottare la manifestazione Gerusalemme 3000, rifiutando la partecipazione poiché non riconosceva la città di Gerusalemme come capitale politica dello Stato di Israele, ma all’inverso  la stessa UE non ha avuto nulla da ridire a fronte del divieto, sanzionato con la pena di morte, posto dall’ANP di vendere terra agli ebrei!

Alla fine degli anni ’90 Israele era l’unico Stato al mondo, presente nelle N.U, che di fatto non potesse concorrere  al consiglio di sicurezza dell’ONU.  Come tutti sanno,  gli Stati concorrono sulla base della propria area geografica di appartenenza, Israele era nell’area asiatica ma i paesi arabi, della stessa area, lo boicottavano per non averlo al Consiglio di Sicurezza. Pertanto Israele chiese a piu’ riprese di essere inserita in altra area geografica e solo dopo alcuni anni tale richiesta fu accolta e Israele inserita nell’aerea europea ma solo grazie alle pressioni canadesi e statunitensi (nel 2001).

All’interno dell’Europa vi sono comunque state eccezioni a tale atteggiamento ostile: per esempio l’Olanda ha sempre avuto rapporti decisamente ottimi politicamente e commercialmente.

Israele è certamente l’unica isola democratica tra le satrapie del medio oriente.

A questo punto prende la parola il dott. Antonio Donno.

Le relazioni tra Usa e Israele  sono sempre corse su due differenti binari: uno su un piano relativo al sentimento culturale  ed uno su un piano politico. Non sempre questi due piani hanno coinciso.

Gli Usa si sono dimostrati, per Israele, una risorsa imprescindibile ma al contempo anche uno dei loro maggiori problemi.

La cultura statunitense, il sentimento americano è intriso si cultura di stampo ebraico,  infatti i primi pionieri, giunti dall’Europa, cristiani, soprattutto i protestanti, utilizzavano moltissimo la Bibbia ebraica come loro testo religioso,ed è rimasta radicata negli animi.

Ma accanto al piano cultural-sentimentale, vi è e vi è sempre stato un piano piu’ strettamente politico, e qui gli Usa hanno alternato posizioni favorevoli a posizioni di astensione se non decisamente sfavorevoli nei confronti di Israele.

Ricordiamo il presidente Wilson, ad esempio. Egli era del tutto contrario alla Dichiarazione Balfour , nel 1917 Wilson infatti era sfavorevole ad un coinvolgimento della Turchia (o meglio dell’impero ottomano)  nella prima guerra mondiale, non desiderava il crollo dell’Impero Ottomano per tutto cio’ che avrebbe comportato sullo scenario mediorientale. E sostenere la creazione di uno stato ebraico avrebbe significato dare per scontato lo smantellamento dell’impero turco.

Wilson si dovette arrendere alla storia, l’impero ottomano venne travolto dalla sconfitta della Prima guerra mondiale (cosi come l’impero austro ungarico in Europa) e si dovette dare avvio alla nascita di un nuovo Medioriente.

Mentre l’opinione pubblica americana era favorevolmente schierata con l’idea di nascita di uno stato ebraico, la politica Usa tentennava, non era convita e di fatto si dissociò.

La nascita di diritto di Israele, nel 1948, fu di fatto voluta e fortemente sostenuta non già dagli Usa (dove Marshall, tutto il Dipartimento di Stato  e la lobby petrolifera erano decisamente ostili al Presidente Truman che invece era favorevole), e nemmeno dalla Gb (che anzi in votazione alle Nazioni Unite, si astenne!) ma dall’Urss.

Nel bailamme tra Truman, il presidente favorevole a riconoscere Israele, e il Dipartimento di Stato, che desiderava un MO solo arabo con cui mantenere rapporti stretti, ecco che si infilò l’Urss andando a sostenere la nascita dello stato ebraico (benché poi in Urss si scatenassero pogrom contro gli ebrei!). E durante la prima guerra arabo- israeliana (scatenata dai paesi arabi limitrofi non appena proclamato il nuovo Stato di Israele), le armi per difendersi arrivarono dall’Urss e non già dagli usa, cha anzi decretarono il blocco della vendita di armi a Israele.

Israele patì un isolamento gravissimo in Medio Oriente, Einsenhower era favorevole a Nasser (Egitto), e anche sotto Kennedy la situazione restò sempre tesa

Ma poi ci fu la Guerra dei Sei Giorni, nel 1967. Israele vinse su tutta la linea e oltre.  E nel ‘73, di nuovo attaccato massicciamente, nella Guerra del Kippur ripetè le sensazionali vittorie di sei anni prima.

E gli usa iniziarono a guardare verso il MO in modo nuovo, anche a temere questo piccolo Stato, temere che potesse diventare troppo potente.

Israele invece fece un enorme favore agli Usa, consegnando loro, su un piatto d’argento, l’egemonia in Medio Oriente!

Durante il periodo del Presidente Kissinger, ultimo grande presidente con una visione di politica estera 360°, e di Nixon  vi fu un rapporto più disteso, più amichevole, ma dettato da contingenze politiche , in primis il timore appunto che Israele potesse divenire fin troppo forte.

Il presidente Reagan invece mostrò una seria amicizia con lo stato di Israele, sostenendo anzi che le cosiddette opere di colonizzazione non fossero illecite, poiché quella era terra ebraica e pertanto gli israeliani erano liberi di costruire.

Bill Clinton, benché democratico (nel corso del tempo il sostegno a Israele dapprima presente nel partito democratico passò a quello repubblicano conservatore) , diede ampio spazio nella sua politica all’incontro tra le due parti, israeliana e palestinese, patrocinando e sponsorizzando la formazione di due stati.

In verità tale proposta, di formare anche uno stato palestinese, venne fatta nel corso della storia a più riprese.

Nel 1936, già la commissione Peel  procedette in tal senso e creò sulla carta due Stati, in cui la terra data a Israele era davvero poca cosa, piccolissimo lembo senza affaccio sul mare. Il resto sarebbe stato tutto Nazione palestinese.  La soluzione ai sionisti non piacque ma la accettarono, pur di aver un lembo di terra che fosse loro Patria accettarono. Ma gli arabi no. Assolutamente no.

La stessa risoluzione Onu del ’47 prevedeva due Stati. Venne rifiutata dagli arabi.

Ma il momento clou della vicenda “due popoli due stati” si ha nel 2000. Se ancora vi fossero dubbi su chi dei contendenti  impedisce e ha sempre impedito la pace, eccoci al momento in cui Ehud Barak, premier israeliano, offre ad Arafat il 98% della Cisgiordania oltre tutta Gaza.

Praticamente tutta la terra che i palestinesi volevano. Ottimo, ci si aspetterebbe una soddisfazione palestinese incredibile..finalmente possono avere il loro stato palestinese. Ma no.. Arafat rifiuta categoricamente.

Questo è esemplificativo di cosa la parte araba voglia, non vuole uno Stato proprio, non è la loro mira. Il loro obiettivo è che su tutto il territorio dell’attuale stato di Israele non vi sia piu’ un solo ebreo, che non vi sia lo stato di Israele. Di meno non è accettabile, la coabitazione non è per l’anp accettabile. Questo è chiaramente mostrato.

Nel 2005, sempre in un’ottica distensiva e volta a cercare spiragli di pace, Sharon abbandona tutta la striscia di Gaza,rimuovendo tutti gli ebrei che lì vivevano e abitavano e lavoravano (non fu una cosa indolore per gli israeliani).

Gaza era tutto territorio palestinese. Come si è governato? È nato un governo democratico che sviluppa uan società civile?  No. Si è impiantato il terrorismo di Hamas

Pensiamo per un momento se la Cisgiordania [prendete una cartina e guardate dov’è..nel cuore di Israele, ndr] fosse del tutto abbandonata da Israele. Crediamo davvero che non andrebbe al potere un Hamas 2? un gruppo terroristico?  E un sospetto piu’ che fondato…ne converrete. E dove sarebbe questo terrorismo? Proprio nel cuore di Israele, con grave danno e pericolo, quindi, per la popolazione civile israeliana.

Si può parlare di una relazione speciale tra Usa e Israele?
Come abbiamo visto, da un punto di vista politico, non sempre, anzi ben poco. Su un piano culturale invece sì. Ma nonostante tutto la presenza degli Usa a fianco di Israele ha rappresentato molto. Anche se è vero che Israele ha fatto molto per gli usa nel MO, come sopra detto, sbattendo di fatto fuori dalla zona l’Urss e facendo entrare gli Usa. Questo durante il periodo della Guerra Fredda Usa –Urss.
Passato però questo periodo, avviata la distensione tra Usa e Urss, e soprattutto caduto il blocco sovietico, le carte anche in MO si sono rimescolate, soprattutto la zona mediorientale diviene meno importante agli occhi degli Usa, che finiscono con il dedicargli sempre meno attenzione.
Oggi forse Putin sta riportando sulla scena una Russia differente. Putin è un erede di quella guerra fredda e non vedrebbe affatto male un’espansione egemonica della sua Nazione in MO.
Al contempo Putin si ritrova un presidente Usa, Obama, che di fatto si è del tutto ritirato dal MO, favorendo certamente la Russia putiniana
Oggi la posizione di Israele è complessa, è circondato da stati che stanno crollando o sono crollati sotto il terrore del Califfato, è circondato da forze di stampo terroristico. Non si tratta piu’ di Stati ma di entità imprevedibili e con cui è impossibile avere relazioni o trovare soluzioni diplomatiche

Qual è al politica di Obama in tutto questo?
Obama ha sostenuto l’ex presidente francese Sarkozy nella distruzione della Libia, ed è stato un errore fondamentale, poiché Gheddafi, piacesse o meno, era un elemento di stabilità notevole nel Mo e soprattutto nel suo paese.  Ucciso Gheddafi, la Libia non ha saputo trovare forme di governo alternativo alla sua figura, e ha lasciato campo al Califfato, a Isis.
In Egitto Obama è stato ambiguo: ha benedetto la vittoria dei Fratelli Mussulmani vedendoli molto positivamente.  Ma quando questi sono stati rovesciati da Al Sisi ecco che Obama ha prontamente sposato questo nuovo governo.
Nel Maghreb non è stato presente di fatto, ha contribuito a far della Libia un covo di terroristi e ha spinto l’Egitto verso la Russia.
In Iraq ha ritirato gli americani, lasciando campo libero anche qui alle forze terroristiche. In Iraq è forte, fortissimo, il problema sunniti-sciiti, andava risolto, non abdicando. Si, la democrazia , quando non si puo’ fare altrimenti, si esporta anche con la baionetta.
Oggi il M.O. è scenario di tensioni e scontri enormi tra sciiti e sunniti, per anni il MO rischia di essere teatro di battaglie (con le conseguenze di morte distruzione profughi).
In Iran (paese rivoluzionario e di enorme destabilizzazione del MO, paese che egli stesso si pone al di fuori di ogni Gruppo di Stati) la politica di Obama ha portato ad un accordo. Accordo che l’Iran viola costantemente, quasi quotidianamente.
Cosa fa Obama? Piega la testa, accetta le violazioni e sta zitto.
Il rapporto Iran –Usa è sbilanciato, non potrà mai funzionare. Da un lato abbiamo una nazione democratica, gli Usa, abituati a sedersi a tavolino e cercare soluzioni diplomatiche, dall’altro lato abbiamo uno stato “rivoluzionario” per definizione, che non intende mettersi al fianco di altri paesi, vuole egli per primo restare fuori da ogni Comunità di Stati. E’ una nazione basata sull’Islam sciita, dove la legge è solo il Corano, legge che come tutti sanno, permette tranquillamente l’inganno, il  firmare accordi per nascondere la reale intenzione e poi disattendere questi accordi.

Ecco, non un partner certamente affidabile.

Clicca per commentare

Devi accedere per inserire un commento. Login

Rispondi

Torna Su