Antisemitismo, Antisionismo e Debunking

Israele e il mondo capovolto

Esiste veramente un mondo capovolto, è quello che entra in scena tutte le volte che Israele è al centro dell’attenzione. Lo si è capito bene a partire dal 7 ottobre.

È passato solo poco tempo dall’eccidio di civili israeliani compiuto dai palestinesi e già i falsi amici di Israele e i suoi alleati hanno gettato la maschera per mostrare la realtà di quello che pensano ma non hanno il coraggio di dire apertamente: lo Stato di Israele è fondamentalmente, in quanto tale, dalla parte del torto. A quale altro Stato al mondo coinvolto in una guerra come conseguenza di un attacco è richiesto  di difendersi senza causare morti tra i civili?.

Se a questo aggiungiamo che la Striscia di Gaza è caratterizzata da un autentico mondo sotterraneo (ad oggi sono stati scoperti oltre 800 km di tunnel) sottostante quartieri densamente abitati, come è possibile sconfiggere Hamas e liberare gli ostaggi senza coinvolgere i civili? A titolo di nota va ricordato che gli 800 km di tunnel (una stima prudenziale calcola siano costati oltre un miliardo di dollari) sono stati costruiti con il favoreggiamento della UE e degli USA che hanno stanziato i fondi necessari tramite ONG pseudo-umanitarie e agenzie ONU colluse con i terroristi.

Rapidamente gli “amici” di Israele hanno iniziato a criticarlo per essersi difeso: l’accusa principale è che i morti civili sono troppi. Si, i civili morti sono tanti, ma come in ogni guerra, anzi, leggendo le cifre fornite dal fantomatico “ministero della salute di Gaza”, cioè l’ufficio di propaganda dell’organizzazione terroristica di Hamas, si scopre che l’operazione militare di Israele, conti alla mano, ha causato molti meno morti civili in rapporto ai combattenti uccisi in operazioni militari meno complesse condotte dalla NATO in Serbia o dagli USA in Afghanistan e in Iraq. Perché allora queste critiche feroci? Perché Israele è considerato inficiato dalla colpevolezza di essere nato.

Poniamoci una serie di domande.

Perché gli “amici” e gli alleati di Israele hanno iniziato, uno alla volta (USA, Gran Bretagna, Francia per citare i più importanti) a dichiarare che vogliono riconoscere un inesistente Stato di Palestina dopo il 7 ottobre e la guerra che ha causato? Perché nessuno tra gli “amici”, dopo l’eccidio del 7 ottobre, ha dichiarato l’intenzione di spostare la propria ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme per dare un concreto e fortissimo messaggio di vicinanza al popolo ebraico aggredito? Perché nessuno di essi sta esercitando pressioni sul Qatar (il vero padrino di Hamas) per la liberazione degli ostaggi magari minacciandolo di boicottaggio? Perché nessuno tra gli “amici” e alleati di Israele ha mandato aiuti per gli oltre 150.000 sfollati israeliani del sud e del nord di Israele? Perché nessun falso alleato di Israele ha mai chiesto apertamente ad Hamas di arrendersi e deporre le armi per porre fine alla guerra? Perché nessuno ha mai chiesto a Hezbollah di interrompere l’aggressione nei confronti di Israele che va avanti dall’8 ottobre? Perché l’UNIFIL non muove un dito per allontanare i terroristi libanesi dal confine come previsto dalla Risoluzione ONU 1701? Perché tutti gli “amici” di Israele accusano quattro “coloni” di atti violenti in Giudea e Samaria e chiudono entrambi gli occhi davanti alla trentennale violenza palestinese (anche dei membri dell’AP) nei confronti degli ebrei che ha causato centinaia di morti e migliaia di feriti? Perché ai civili di Gaza non è permesso lasciare la Striscia e mettersi in sicurezza in Egitto? Perché i cosiddetti alleati di Israele hanno accolto milioni di profughi dalla Siria, dall’Ucraina e da molti paesi africani che non sono in guerra mentre negano ai palestinesi di potersi mettere in salvo sostenendo che questa sarebbe “pulizia etnica”? Un’unica risposta viene subito alla mente, perché Israele è uno “Stato coloniale” e trovarsi in un territorio che gli appartiene legalmente da oltre 100 è considerato illegale.

La conseguenza di questa palese politica volta a delegittimare Israele in ogni circostanza sta avendo gli effetti sperati: un’opinione pubblica schierata quasi totalmente con un organizzazione terroristica che vuole la distruzione dello Stato ebraico facendosi scudo della propria popolazione civile, vista come sacrificabile per ottenere la simpatia dei manifestanti che scendono in piazza per accusare Israele di genocidio.

I veri responsabili morali dei sempre maggiori atti di antisemitismo che si stanno verificando in Europa e in America, sono le classi politiche dei rispettivi paesi, sempre pronte e concordi nel delegittimare e accusare Israele anche quando si difende.

È un vero mondo capovolto quello che vede sempre e solo Israele sul banco degli imputati anche quando, pur avendo subito un reale tentativo di genocidio, viene portato di fronte alla Corte di Giustizia Internazionale per essere accusato del tentativo che ha subito.

 

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