Storia di Israele e dell’Ebraismo

Israele alla Biennale di Venezia 2016

Uno studio che analizza la relazione fra biologia e architettura. Questo è il tema primario che il Padiglione Israeliano presenta alla Biennale di Venezia 2016. Una fusione tra Architettura e Biologia. Tutti sappiamo che cosa è l’architettura ma pochi si soffermano sul termine “biometria”. Deriva dalle parole greche bios “vita” e métron “conteggio o misura”, in altre parole è la disciplina che studia le grandezze biofisiche allo scopo di identificarne i meccanismi di funzionamento, di misurarne il valore e di indurre un comportamento desiderato in specifici sistemi tecnologici. La base teorica affonda le sue radici sulla “capacità di recupero”, un elemento essenziale dei sistemi biologici che fa riferimento alla capacità di affrontare un evento traumatico e su questo purtroppo, Israele è un gran maestro, il suo ambiente geopolitico spesso vede coinvolto questo piccolo ma grande Stato in situazioni di crisi e drammi che si ripercuotono sul modus vivendi e sulla qualità della vita dei cittadini israeliani.

L’arte quindi nasce ed esiste in funzione della biomimesi e resilienza, un po’avara di materie espressive, da gustare con gli occhi ma provvista di una speciale intuizione polivalente sulle necessità del tempo presente.

Un’architettura che ha aperto la mente verso un nuovo modo di concepire e vivere l’arte architettonica, introducendo in scenari urbani e metropolitani ordinari concetti come la funzionalità, il comfort, la protezione e la sicurezza. Questa tendenza è legata alla contemporaneità, a una comunicazione sempre più evoluta, proposta nelle forme geometriche attraversate dalla luce che enfatizza i colori e le sfumature.

L’apertura è avvenuta il 26 maggio sotto l’egida di S.E. Ambasciatore Naor Gilon. Dopo aver aperto cinque edizione della Biennale, purtroppo non sarà presente all’edizione del 2017, perché il suo mandato è in scadenza, lascia in tutti noi che lo abbiamo conosciuto il piacere di aver incontrato un gran bravo ambasciatore, l’ambasciatore di tutti, ricchi e meno ricchi, fortunati e meno fortunati, colti e meno colti. Un vero Gentleman!

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Il Padiglione Israeliano alla Biennale 2016 vede impegnati di architetti, dottori, scienziati e anche un Premio Nobel per la Chimica nel 2011 (Dan Scechtman). Figure umane e professionali con back ground diversificati, ma tutte congiunte da una grande preparazione, non solo e per alcune non tanto in termini di architettura, ma in valenza della vita ed è l’esperienza di vita che diventa artefice di ogni singolo successo.

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Comitato organizzativo di LifeObject, figli e figlie delle università e della cultura israeliana che s’integrano, amalgamano, identificano con lo spazio intorno, mimetizzandosi e utilizzando le varie origini come strumento di trasformazione, d’integrazione, di contatto.

Ido Bechaler, scienziato, inventore e musicista specializzato in bionica, biologia sintetica e accrescimento umano. Medico e ingegnere, fondatore di Augmanity, istituto indipendente di ricerca biologica.

https://www.youtube.com/watch?v=2bEF46R4spA

Bnaya Bauer architetto che spazia dall’urbanesimo alla proporzione di edifici, combina conoscenze interdisciplinari tratte da biologia, elaborazione elettronica dell’immagine e pura architettura. Laureata a Technion, fa parte del programma Azrieli Fellows.

Arielle Blonder, anche lei dal Technion, ma con titolo di MA all’ Architectural Association School of Architecture di Londra. Ama concentrare il suo lavoro sulla ricerca e sull’ insegnamento. Predilige l’uso del materiale composito per le sue opere.

Yael Eylat Van-Essen curatrice e ricercatrice specializzata nella fusione fra arte, scienza e tecnologia. Si è prima  laureata all’Accademia Bezalel, ma ha titoli anche dall’Università di Tel Aviv e dall’Università di Gerusalemme. E’ lettore anziano alla facoltà di Design all’Hit di Holon.

Noy Lazarovich architetto, con titolo dal Technion di Haifa ed anche lui in quota al programma Azrieli Fellows. Lavora sia come architetto, sia come insegnante nella stessa università in cui lui ha studiato. Focalizza le sue ricerche multidisciplinari su materiali smart e sul loro potenziale applicabile all’architettura sostenibile.

Dietro a questo stupendo palcoscenico, ci sono le Istituzioni Israeliane, il Paese, la Gente di Israele ed anche la Fondazione Fellow Azrieli, un prestigioso e competitivo programma che si propone di fornire un generoso sostegno finanziario ai migliori e più brillanti ricercatori delle università israeliane, fornendo le condizione necessarie per sostenere i loro progetti. L’obiettivo del programma è quello di creare una squadra di professionisti ed accademici in grado di fronteggiare le sfide del futuro, creando sinergie collaborative tra Israele e il resto del mondo.

Israele, a dispetto di quello che scrivono molti media, è soprattutto know-how, ricerca, integrazione, collaborazione, anime.

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