Il nostro tempo è caratterizzato dal vittimismo. Dal desiderio, amplificato dai social media, di essere riconosciuti come minoranza oppressa. L’apice del martirio, dunque della celebrità, è appannaggio delle vittime, perlopiù presunte, del razzismo. Spesso, si affacciano episodi di razzismo che, con puntualità elvetica, rivelano non avere nulla a che fare con l’odio razziale. Come dimenticare, in tal senso, le vicende di Emmanuel Chidi Nnamdi, Daisy Osakue o Willy Monteiro?
Di recente, una nota tiktoker musulmana, celebratissima dalle riviste femminili per il suo modo, definito ironico e fashion, di raccontare i precetti dell’Islam, si è lamentata del razzismo degli italiani. Queste le sue parole: «Nessuno mi affitta un appartamento perché ho origini egiziane, porto il velo e ho un nome straniero, nonostante tra l’altro io sia italiana. Come si chiama questo? Razzismo».
Tasnim Ali, così si chiama invece la vittima del momento, ha avuto il suo primo attimo di celebrità quando, in un video pubblicato su TikTok, strofinava la suola della sua scarpa, sulla quale era disegnato un Magen David, simbolo universale dell’ebraismo, sull’asfalto e una voce fuori campo chiedeva: «Oh, hai schiacciato una cacca?».
La bella influencer, figlia dell’imam Sami Salem, avvezzo alle comparsate televisive, durante le quali sciorina le solite banalità sull’Islam religione di pace, non è nuova ad affermazioni pedestri o di cattivo gusto. In un clip afferma: “Il terrorismo islamico non esiste, perché non esiste un islam che implica l’omicidio, nel Corano c’è scritto che chi uccide un’anima è come se avesse ucciso il mondo intero”, evitando però di specificare che questa massima è tratta dal Talmud, un testo non esattamente islamico e che nel Corano fa riferimento al fatto che l’uccisione di un musulmano da parte di un altro musulmano è sinonimo di uccidere l’umanità intera, mentre quando un infedele si rende coplevole di omicidio o sedizione, ucciderlo è un dovere, per tacere del fatto che l‘Islam, fin dai tempi di Maometto, ha praticato la jihad, la guerra santa, benedetta da Allah, contro gli infedeli.
Proprio qua, sulle pagine de L’Informale, lo studioso dell’Islam Robert Spencer ha evidenziato: “Siccome Maometto ha proclamato il jihad, il Corano raccomanda il jihad. Tutto ciò è centrale, non si può avere l’Islam senza il jihad. Non è mai esistito un Islam senza jihad”.
Altrove, Tasnim Ali ha affermato che il suo abbigliamento è un atto politico e che: “Anche io amo i cani, ma se ti toccano prima della preghiera devi lavarti perché sono impuri”.
La ventiduenne dal viso sempre impomatato è perfetta per i nostri tempi confusi. In lei tutti si mescola con esiti terribili e grotteschi: antisemitismo e make up, storia del mondo musulmano e lucidalabbra, precetti coranici e blush, velo islamico e smalto, cani e Corani. Il tutto sarebbe altamente trascurabile se non avesse 54mila followers su Instagram, ben 269mila su Tik Tok e Donna moderna non le avesse dedicato una copertina.
La Ali è il volto carino e rasserenante dell’Islam italiano, ben diverso da quello accigliato e ostile di Sumaya Abdel Qader, musulmana eletta in Consiglio comunale di Milano, dotata di strettissimi legami con la Fratellanza musulmana, nota organizzazione islamista. Entrambe, nonostante le differenze facciali, sono animate dal medesimo odio verso Israele.
L’islamizzazione procede. Non solo moschee, centri culturali, associazioni, ma anche influencer che, tra un velo esotico e un paio di scarpe col tacco, ci dicono che gli italiani sono razzisti e che Israele è una merda.