Una cosa va detta, se non ci fossero personaggi come Francesca Albanese, relatrice speciale alle Nazioni Unite sui Territori palestinesi occupati, (definizione del tutto mistificatoria e giuridicamente inconsistente), Hamas dovrebbe inventarla.
La “giurista”, così definita dal Corriere della Sera, online e altre volte appellata come “avvocato” anche se non risulta iscritta all’Albo, ha dichiarato che Israele starebbe utilizzando un “inesistente diritto all’autodifesa”. Ha poi aggiunto magnanima che “Israele ha il diritto di proteggersi ma non di ingaggiare una guerra”, oltretutto, a suo dire, c’è un evidente asimmetria, poiché “Gaza non è un entità indipendente ma piuttosto parte dei Territori occupati”.
La ratio custodita nel “ragionamento” che avrebbe deliziato Don Ferrante è la seguente: Siccome Gaza, secondo l’ONU, non secondo il Diritto internazionale, espressione che spesso la fine giurista adopera senza mai dire che l’ONU non ha la prerogativa di emanare leggi, risulta ancora occupata nonostante Israele l’abbia lasciata nel 2005, i suoi “occupati” tra cui Hamas, che per Albanese non è una organizzazione terrorista ma un’avanguardia resistenziale, hanno diritto di opporsi all'”occupante”. Ne consegue che se esso attacca Israele è legittimato a farlo e Israele non dovrebbe reagire.
Non è un “ragionamento” nuovo.
A seguito dei lanci di razzi avvenuti l’aprile scorso da parte di Hamas contro la Stato ebraico, Albanese ha spiegato che, sì, Israele ha diritto di difendersi ma non può esercitare questo diritto quando riguarda le persone che “opprime” e di cui “colonizza” le terre. Può solo proteggersi, se poi la protezione non è sufficiente, peggio per Israele.
Albanese non spiega cosa avrebbe dovuto fare Israele a seguito dell’eccidio del 7 ottobre scorso costato la vita a 1200 persone e il rapimento di 240, forse stare a guardare ed esercitare, per la prossima volta, il “diritto di proteggersi”.
Il dramma non è costituito dalle grottesche affermazioni di Albanese, in questo perfettamente allineata con l’ex leader antisemita del Partito Laburista, Jeremy Corbyn, ma che a queste affermazioni ripugnanti alla ragione venga dato spazio. Non bisogna, tuttavia, stupirsi eccessivamente, esse godono di piena legittimità in tempi in cui i sostenitori della “liberazione” della Palestina dal “fiume al mare” abbondano.